Punti nascita a orario ridotto: Arco, Cavalese e Tione trasferiscono a Trento le mamme durante il travaglio

di Patrizia Todesco

«Di fatto è una chiusura», sussurrano gli operatori che lavorano nei punti nascita di Arco, Tione e Cavalese dove, a partire da ieri sera, dalle 18 alle 8 del mattino, e nei giorni festivi, non si può più partorire. Sulla carta, al momento, quei punti nascita sono aperti, anche se per loro la nuova organizzazione è l’inizio di una lenta agonia. Volta per volta, sarà il ginecologo a stabilire se il travaglio può ragionevolmente concludersi entro le 18 oppure se, come avverrà nella maggior parte dei casi, è più sicuro provvedere all’immediato trasferimento delle pazienti.

Ma perché tutto questo? Nel comunicato che il direttore Luciano Flor ha inviato a tutti direttori degli ospedali la paternità della scelta è ben chiara. «Va ribadito che non è nella facoltà dell’Azienda disporre dei servizi sanitari e provvedere unilateralmente alla chiusura delle unità operative: è questa una facoltà programmatoria, come tale esercitabile dall’assessore alla salute e alle politiche sociali e dalla giunta provinciali».

All’ospedale di Arco, ieri, il direttore dell’ospedale Luca Fabbri ha incontrato il primario Arne Luehwink e tutta l’equipe del reparto di ostetricia e ginecologia per una lunga riunione operativa perché, che piaccia o no, nei vari ospedali la nuova direttiva va applicata.
«Innanzitutto abbiamo già iniziato a informare tutte pazienti che sarà difficile procedere al parto in questa struttura. Ci stiamo organizzando per fare i trasferimenti. Qui potranno rimanere solo le donne che partoriranno in fascia diurna entro le 18», spiega Fabbri che si aspetta anche, pur con tutta la buona volontà del personale, che la gran parte delle donne venga trasferita a Rovereto e a Trento. Il malumore e la preoccupazione sono palpabili, anche se Fabbri vede in questa fase di cambiamento anche la possibilità di uno sblocco di un problema che era latente da tempo.

L’assessore Luca Zeni ha fatto sapere che venerdì la giunta provinciale approverà una delibera che definisce il piano di assunzioni del personale in modo tale da avviare le procedure di selezione e garantire un veloce ritorno alla piena funzionalità di tutte le attività. Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo la difficoltà di trovare personale. Si chiude ad ore, ad esempio, il concorso per anestesisti. Dei 17 candidati dieci sono già in organico dell’Azienda. Degli altri se ne presenteranno quattro e solo la metà, ad esempio, ha dato disponibilità ad andare in periferia.

Di fatto da ieri sera alle 18 il punto nascita di Arco, nel quale fino ad ora hanno partorito 380 donne, ha chiuso i battenti alle 20 riaprendoli questa questa mattina alle 8. «Io penso che devo tutelare la salute della donna e del nascituro e ritengo che il numero dei parti qui sarà molto molto basso. Ciò che è possibile lo facciamo, ci impegniamo e abbiamo già provveduto a informare le nostre pazienti per evitare parti durante il trasporto», spiega il primario Luehwink. Certamente tutti i tecnici si aspettavano una risposta organizzativa in tempi diversi visto che dell’obbligo delle 11 ore di riposo si parla da 11 anni, la legge nazionale risale ad un anno fa e la direttiva del direttore Flor è invece arrivata in extremis solo ieri mattina.

Giornata spesa ad organizzare e informare anche per il primario del reparto di ostetricia e ginecologia di Cavalese, Fabrizia Tenaglia. «Ci stiamo adattando. In reparto ci sarà un’ostetrica 24 ore su 24, più un’ostetrica reperibile, soprattutto se di notte si deve accompagnare qualche partoriente». A Cavalese, fino ad ora, i parti sono stati 224 e alle donne che ieri chiamavano per avere informazioni veniva loro spiegato che il reparto rimane comunque disponibile 24 ore su 24 per rispondere alle loro esigenze ma che naturalmente i parti possono avvenire solo tra le 8 del mattino e le 18.

Accanto alla questione dei punti nascita, poi, ci sono anche i tagli agli ambulatori e alle urgenze. Se le urgenze chirurgiche già da tempo di notte erano dirottate a Trento, diverso è il discorso per gli ambulatori che vedono necessariamente una riduzione. Ad Arco, per esempio, a farne maggiormente le spese sarà pneumologia dove saranno tagliati 10 ambulatori pomeridiani al mese per prime visite e controlli.

Per fare una valutazione complessiva, secondo il capo del dipartimento delle chirurgie Giovanni de Pretis, occorre però aspettare qualche mese anche se, per quanto riguarda gastroenterologia, già in sofferenza come tempi d’attesa per alcune visite, qualche ripercussione negativa potrebbe esserci. «Dal punto di vista chirurgico i tempi che siamo in grado di garantire a livello provinciale sono buoni e non dovrebbero esserci variazioni sul numero delle sedute operatorie. Se riduzioni ci saranno, saranno a livello di ambulatori ambulatori».

De Pretis garantisce però che non subiranno ritardi gli interventi legati ai tumori e non ci dovrebbero essere problemi nemmeno con gli interventi programmati anche se le urgenze trasferite a Trento potrebbero far slittare qualche paziente in lista d’attesa.
Al di là degli interventi, il problema è eventualmente logistico. È noto che il Santa Chiara è in sofferenza per quanto riguarda i posti letto e che il reparto di ostetricia, negli anni, ha dovuto far fronte a continui aumenti di pazienti. Prima con la chiusura di Borgo, poi con quella del punto nascite del San Camillo, poche settimane fa con la momentanea chiusura di Cles per i lavori alle sale operatorie. Il direttore del Santa Chiara Mario Grattarola ritiene di avere un’organizzazione interna che permette di modulare i posti e quindi di poter far fronte ad un aumento di accessi. Il tempo dirà se è vero.

Ecco il documento di Flor sulla riorganizzazione:

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