È stato già condannato ma perseguita l'ex

Due condanne, una diventata nel frattempo definitiva, non sono bastate a farlo desistere e a placare la sua sete di vendetta nei confronti della moglie (separata di fatto), «colpevole» di avere detto basta ad un amore malato

Due condanne, una diventata nel frattempo definitiva, non sono bastate a farlo desistere e a placare la sua sete di vendetta nei confronti della moglie (separata di fatto), «colpevole» di avere detto basta ad un amore malato, fatto di angherie e soprusi. Incapace di accettare la fine della relazione sentimentale con una connazionale l'uomo - un marocchino di 40 anni - ha continuato a molestare, umiliare, offendere e perseguitare la donna, arrivando a minacciare perfino di farla violentare. E così lunedì sarà di nuovo alla sbarra, chiamato a rispondere del reato di stalking, per episodi successi tra giugno e agosto 2013.

Pesante il capo di imputazione. Secondo quando ricostruito dall'accusa l'uomo, incapace di rassegnarsi all'idea che la moglie (separata di fatto da lui) non volesse più stare con lui, stanca di sopportare i soprusi del marito, ha iniziato a perseguitarla, diventando un'ombra pesante nella sua vita. L'uomo l'avrebbe seguita, con lo scopo di spaventarla, ovunque andasse: dal negozio alla stazione, oppure avvicinandola mentre camminava per strada. Una presenza tutt'altro che silenziosa: l'uomo le rivolgeva infatti frasi ingiuriose e offensive, dandole della prostituta e promettendo di dare seguito alle minacce. L'ex convivente sarebbe arrivato addirittura a dirle che avrebbe abusato di lei e che se non avesse potuto farlo lui, avrebbe incaricato degli amici di violentarla. E, per umiliarla ulteriormente, le aveva promesso che avrebbe perfino filmato tutto e lo avrebbe postato in internet.

Non serve una fervida immaginazione per comprendere lo stato di ansia e timore vissuto dalla donna, incapace di liberarsi dall'uomo e costretta a vivere con la paura che le terribili promesse potessero diventare realtà. Una preoccupazione accresciuta dal fatto che, come detto, quanto accadde nell'estate del 2013 non era purtroppo un fatto isolato. Già in precedenza, infatti, l'uomo si era reso protagonista di soprusi e minacce, sfociate in altri due procedimenti penali.

Nel 2011 l'uomo era finito a processo per molestie e ingiurie, per un episodio successo il 31 maggio del 2010. La donna all'epoca era già separata dal marito ed aveva trovato riparo in una struttura di accoglienza. Quella sera era uscita con un'amica e si trovava all'interno di un locale di Trento, quando l'uomo era entrato. Qui, secondo l'accusa, l'uomo l'avrebbe minacciata di percuoterla con gesti intimidatori e poi, in arabo, avrebbe detto che non era arrivata illibata alle nozze: «Mi hai truffato! Quando ti ho sposata non eri vergine!». Una frase che, oltre ad essere certo poco elegante, vista dal punto di vista di una donna musulmana praticante, offendeva pesantemente il suo decoro e il suo onore. Per quell'episodio, nel gennaio 2012, il marocchino era stato condannato a 4 mesi di reclusione e 2000 euro di risarcimento verso la donna.

Una condanna alla quale, qualche mese dopo - era maggio 2012 - ne seguì un'altra, questa volta per stalking, relativa a fatti accaduti nel dicembre 2012. Anche in quel caso l'uomo aveva iniziato a pedinare la donna, seguendola quando entrava in negozio o camminava per strada e aggredendola sempre con frasi offensive e perfino minacce di morte. «Non eri vergine quando di ho sposato, ti ucciderò, te la farò pagare. non ti lascerò mai in pace», le gridava. La condanna a 1 anno di reclusione (pena sospesa), con l'obbligo di risarcire la vittima con 15.000 euro, è diventata definitiva, ma domani l'uomo sarà di nuovo sul banco degli imputati per avere perseguitato l'ex moglie. Una donna che in questi anni ha trovato il coraggio di denunciare e che ora spera di ritrovare la serenità.

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