I cacciatori avvistano una lupa sul Brenta: video e foto

Straordinario avvistamento di una lupa nella zona del Brenta sud-occidentale: lo comunica l'Associazione cacciatori trentini sottolineando che si tratta della conferma della presenza di un esemplare femmina di questo predatore, che era stata rilevata nelle settimane scorse grazie alle analisi su campioni genetici. Oltre alla coppia di lupi che vivono e hanno già figliato in Lessinia, a cavallo fra Trentino e Veronese, ecco dunque che si prospetta la nascita di un altro «nucleo famigliare», di provenienza elvetica, sull'altro versante della provincia.

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Questo il comunicato diffuso oggi dall'Associazione.

«È la mattina di sabato 22 novembre, sono circa le 8: Giuseppe Cimarolli, suo fratello Paolo e Stefano Giacomini, soci dell’Associazione Cacciatori Trentini, non credono ai loro occhi quando scorgono, sul versante opposto, un canide che ha tutte le fattezze di un lupo in alimentazione su una carcassa di cerva. I tre sono a caccia in una valle del Brenta occidentale e riescono a filmare la scena - da notevole distanza - per alcuni minuti. La presenza di una femmina di lupo (denominata F10) nell’area dell’Alta Val Rendena è nota da qualche settimana, grazie agli accertamenti genetici condotti dall’Istituto superiore per la ricerca ambientale in raccordo con il Laboratorio di genetica di Losanna (Svizzera) su incarico del Servizio foreste e fauna della Provincia.

Questa femmina è nata nel 2013 nel branco svizzero - grigionese, per essere precisi - del Calanda, riproduttivo già dal 2012. La dispersione, tipica dei giovani e subadulti della specie, ha portato F10 in Trentino occidentale perlomeno dalla fine di giugno di quest’anno. Qui la lupa ha stabilito un suo territorio: risale a due mesi prima (8 settembre) un’immagine della stessa (probabilmente!) scattata, in un’uscita di caccia, da Lorena Titta, anch’essa cacciatrice socia dell’Associazione Cacciatori Trentini (vedi foto allegata), poco più a sud di dove sono state girate le straordinarie immagini del 22 novembre. Solo i risultati degli approfondimenti genetici potranno in ogni caso confermare definitivamente l’identificazione dell’esemplare filmato sul Brenta: in effetti sono già stati raccolti campioni biologici, sulla carcassa e nei suoi pressi.

Dunque, accanto a Giulietta, la femmina del branco della Lessinia (a cavallo delle province di Trento e Verona), che dopo la prima riproduzione accertata nel 2013 (con due cuccioli nati) ha prodotto nel 2014 una cucciolata di altri sette lupacchiotti, F10 è la seconda femmina di lupo che sembra aver scelto il Trentino - questa volta nel suo settore occidentale - come suo territorio. È da prevedere in sintesi che la dinamica di espansione del lupo nell’arco alpino centro-orientale italiano sia ancora più veloce di quello che si poteva ritenere solo fino a qualche anno fa: si pensi che la prima evidenza di frequentazione della specie in questo settore delle Alpi italiane, costituita dal rinvenimento dei resti completi di un lupo maschio - di origine rivelatasi poi dinarica - sui versanti orientali del Corno Nero (in comune di Varena, nel Trentino orientale), data in effetti solo al 2007.

Anche nell’arco alpino centro-orientale la componente venatoria guarda con un misto di interesse e di timore alla situazione in atto: il fascino, quasi carismatico, di questa specie è indubbiamente presente anche tra i cacciatori. D’altro canto la predazione attiva sulle popolazioni di ungulati cacciabili esercitata dal lupo e l’impatto di quest’ultimo sulle attività di allevamento rappresentano elementi da tenere nella debita considerazione in termini di conservazione. Per garantire una effettiva possibilità di convivenza occorrerà certo assicurare politiche di prevenzione e di rifusione dei danni efficienti ed interventi di informazione indirizzati sia ai portatori di interesse che al pubblico generico.

I cacciatori, in quanto appartenenti alle comunità rurali, potrebbero in realtà costituire dei veicolatori di corrette informazioni, data la loro conoscenza specifica del mondo animale: purché vengano coinvolti dagli Enti pubblici, in un percorso condiviso e trasparente. L’ Associazione cacciatori trentini ha già intrapreso questa strada, attraverso specifici momenti di formazione dedicati per adesso al personale dipendente ed estesi a brevissimo anche agli operatori faunistici, figure di cacciatori cui viene fornita una formazione specialistica. Il 4 dicembre infatti, presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, è prevista una serata (aperta anche al pubblico generico e co-organizzata dall’Accademia ambiente foreste e fauna del Trentino) sul tema del ritorno dei grandi carnivori - orso bruno, lupo e lince - a cura di Paolo Molinari, ricercatore faunistico e cacciatore di Tarvisio (Udine) con una pluridecennale esperienza nel settore.

La collaborazione della componente venatoria provinciale nella raccolta delle informazioni concernenti i grandi carnivori, che per quanto riguarda l’orso bruno è stata recentemente sollecitata da parte dei Servizi provinciali e garantita dall’Associazione cacciatori trentini, è sicuramente preziosa: basti pensare alla recente (9 novembre) segnalazione di un cacciatore della Riserva di Pinzolo che ha avvistato uno degli orsetti orfani di Daniza mentre attraversava la strada forestale che collega la località Campolo (sopra Carisolo, verso cima Lancia) alla val Nambrone. Il cucciolo, osservato per circa 10 secondi prima che si desse alla fuga, è apparso all'osservatore grasso ed in ottima forma».

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