Chiusure domenicali, il Sait prepara i ricorsi e la giunta tira dritto fino alla sentenza

«Non credo che la Provincia possa tergiversare ancora e ignorare le decisioni del Tar sui ricorsi».
Luca Picciarelli, direttore generale del Sait, ha una posizione attendista, ma non ancora per molto. Dopo la bocciatura delle chiusure domenicali nei comuni non giudicati turistici (legge provinciale dello scorso luglio) ad opera del Tar e in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale (che in casi simili, in passato, si è espressa a favore della libertà di apertura dei negozi, sia in Friuli Venezia Giulia che in Valle d’Aosta) lo stallo è evidente. Possono aprire solo i negozi che si sono visti accolto il ricorso (Shop Center di Pergine Valusgana e Centro Europa di Civezzano): ma gli altri? Per il momento il Tar ha rilanciato la palla nel campo della Provincia. Con il rischio di innescare una valanga di ricorsi e creare situazioni di disomogeneità. «Per il momento non facciamo ricorso - annuncia Picciarelli - ma intendo dire per i prossimi due-tre giorni, sperando che la situazione si chiarisca e si sblocchi. Altrimenti, per il principio di concorrenza, saremo costretti a farlo, per evitare che la sentenza del Tar abbia effetti distorsivi. Ma confidiamo che la Provincia prenda una decisione uniforme per tutti».
La giunta provinciale, intanto, ha affrontato il tema nella riunione di ieri, ma ancora con un nulla di fatto. La Provincia, infatti, comunica solo di aver dato mandato alle strutture tecniche di analizzare l’ordinanza del Tar prima di prendere una decisione definitiva, tenendo conto che c’è ancora in ballo la pronuncia della Consulta. «Attendiamo indicazioni di buon senso da dare ai nostri associati», dichiara Massimo Piffer, vicepresidente vicario dell’Unione Commercio e presidente dei dettaglianti di Confcommercio. «Questa situazione genera disorientamento tra i consumatori e caos tra gli esercenti. Che devono avere punti fermi per organizzare l’approvvigionamento di merce, i turni del personale. Dall’11 ottobre - prosegue Piffer - sfrutteremo le deroghe». Ovvero le dodici aperture concesse per quest’anno anche ai comuni non considerati turistici.
«Sull’asta dell’Adige ci siamo organizzati in coordinamento con le varie amministrazioni comunali per dare continuità e omogeneità alle aperture. Chiudendo il primo novembre. L’autunno può essere occasione di riscatto per gli introiti di molti commercianti, in un anno difficile».
I piccoli commercianti del centro storico, però, sembrano accontentarsi delle aperture domenicali che arriveranno grazie alle deroghe: «Aprire nei mesi pre-natalizi - spiegano da Caneppele, negozio di abbigliamento di via Manci - può bastare. I mercatini di Natale sono una buona occasione. Ma in altre domeniche noi siamo fuori regione per visionare nuovi campionari, per il 2021, a Milano, in Veneto. Poi non abbiamo tutto questo personale da ruotare». «In occasione dei mercatini di Natale si lavora bene - conferma Fausto Artuso, del negozio di abbigliamento Tiffany, in via Diaz - ma lascerei libertà di scelta. Noi siamo piccoli e anche la qualità della vita, con il riposo domenicale, è importante».

La giunta provinciale ha discusso nella sua ultima seduta della recente ordinanza del Tribunale regionale di giustizia amministrativa in merito al ricorso presentato da due consorzi commerciali contro la delibera che tratta dell’apertura domenicale dei negozi. 

L’esecutivo «ha pertanto dato mandato alle strutture tecniche di analizzare l’ordinanza riservandosi di assumere a breve una decisione», ma ribadisce - in un comunicato - che va «tenuto in ogni caso conto che sulla validità della legge provinciale 4/2020 si attende la pronuncia della Corte Costituzionale». E come ben sappiamo, in numerose sentenze su questo tema, la Corte negli ultimi anni ha sempre dato ragione allo Stato, che ha già presentato opposizione alla legge di Fugatti.

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