Commesse export in Trentino: 400 milioni di euro fermi In ballo 10mila addetti

di Francesco Terreri

Secondo la Provincia, l’ordinanza di Pasquetta sulla riapertura delle attività economiche all’aperto, in particolare i cantieri edili, vedrebbe coinvolte potenzialmente 7.500 aziende con 20 mila addetti.

Sempre adottando le dovute precauzioni, come la misurazione della temperatura ai dipendenti con termoscan. Ma altre imprese, soprattutto industriali, scalpitano per riaprire. Sono soprattutto le aziende che hanno commesse da completare e consegnare, in particolare con l’estero. Alcune rischiano anche penali in caso di mancata consegna. Sono in ballo alcune centinaia di ditte con oltre 10 mila dipendenti e con affari export che si possono stimare in 400 milioni di euro.

Nei mesi di marzo e aprile 2019, secondo i dati Istat, le esportazioni trentine di tutti i settori ammontavano a circa 700 milioni (nell’intero anno sono pari a 3,9 miliardi). Negli stessi due mesi di quest’anno solo una parte delle imprese lavora: quelle dell’agro-alimentare, della chimica, della carta, del vetro, del medico-farmaceutico. ritenute attività essenziali dal decreto del governo. L’export di questi settori è circa il 40% del totale. Il restante 60%, 400 milioni appunto, è bloccato dall’emergenza sanitaria in corso.
I settori attivi registrano anche successi in Italia e all’estero. È il caso della frutta. Secondo il Comitato marketing di Assomela, l’associazione dei produttori frutticoli in cui Trentino e Alto Adige hanno un peso rilevante, le vendite di mele nel mese di marzo, influenzate anche dagli effetti del Covid-19 sugli acquisti in special modo italiani ed europei, sono state sostenute, superiori alle 224.000 tonnellate. Le giacenze hanno così raggiunto al primo di aprile le 556.714 tonnellate, quota del 18% inferiore alla media delle stagioni precedenti.

Da qui la pressione di chi le commesse le ha e deve completarle e consegnare il prodotto. «Siamo subissati di chiamate - racconta il direttore di Confindustria Trento Roberto Busato - Solo ieri sono state 243 le domande di aziende industriali al Commissariato del governo per ripartire». Si aggiungono alle 1.400 richieste di deroghe arrivate nelle scorse settimane. «Tutti quelli che hanno commesse e ordini stanno facendo di tutto per riaprire.

Come diciamo da tempo, la ripartenza non si può decidere in base ai codici Ateco (la classificazione statistica delle attività produttive in base alla quale sono stati distinti i settori aperti e quelli chiusi ndr). Ci sono attività che hanno necessità di ripartire perché hanno commesse estere da lavorare e consegnare e rischiano penali se non le consegnano».
Un altro caso è quello di aziende che fanno capo a gruppi multinazionali.

«C’è un ordine di gruppo per la sede di Trento e, se Trento non può lavorare, viene spostato in un’altra sede - spiega Busato - In più di un caso, il direttore dello stabilimento trentino si lamenta del rischio che perdendo quel lotto si perda l’intera tipologia di prodotto».

Tra le grandi imprese industriali che riapriranno, almeno parzialmente, lunedì tocca alla Dana, che fa capo all’omonimo gruppo statunitense di componenti di veicoli e che conta in Trentino 800 dipendenti.

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