Bar e hotel in ginocchio Perdite per 300 milioni

di Francesco Terreri

Le perdite del settore turistico trentino, alberghi, bar, ristoranti, a causa della crisi da Coronavirus potrebbero ammontare quest’anno ad una cifra vicina ai 300 milioni di euro. È quanto emerge dalle stime dell’Osservatorio sui bilanci delle srl pubblicato dal Consiglio e dalla Fondazione nazionale dei Commercialisti, tenendo conto del blocco delle attività nei mesi di marzo e aprile e della graduale ripresa nei mesi successivi.

Secondo lo studio, in Italia i ricavi delle srl del settore ristoranti e alberghi - 72.748 società che nel 2019 hanno fatturato 37,8 miliardi - calano nel 2020 di 16,7 miliardi, pari a una contrazione del 44,1%. In particolare, il comparto della ricettività alberghiera e extralberghiera viene colpito da una perdita di 7,9 miliardi, pari al meno 53,8% rispetto ai 14,7 miliardi di fatturato 2019, mentre il settore della ristorazione soffre una contrazione di 8,8 miliardi, pari al 37,9% di ricavi in meno rispetto ai 23,2 miliardi dell’anno scorso.

A livello regionale, la più colpita sarebbe la Lombardia con un calo di 3,5 miliardi, seguita dal Lazio con una perdita di ricavi di 2,7 miliardi e dal Veneto con 1,6 miliardi di fatturato in meno. In Trentino Alto Adige, secondo l’Osservatorio dei commercialisti, il fatturato crolla di quasi 800 milioni, circa la metà dei ricavi 2019, In particolare, hotel e ricettività extralberghiera perdono 672 milioni, la ristorazione 127 milioni.

Considerando le diverse proporzioni dell’attività turistica nelle province di Trento e Bolzano, si può stimare che le perdite trentine si avvicinino ai 300 milioni, di cui 250 nell’alloggio e 50 nella ristorazione.
In questo quadro, è un vero e proprio grido di richiesta di aiuto quello lanciato dall’Associazione Ristoratori del Trentino durante il direttivo che si è tenuto in videoconferenza. «Per tutelare la salute - afferma il presidente Marco Fontanari - giustamente ci è stato imposto di chiudere e questo anche a tutela nostra e dei collaboratori, perché il nostro lavoro è fatto di contatti e relazioni. Però adesso è venuto il momento di pensare alla salute delle nostre aziende. Non c’è più tempo da perdere: è necessario un intervento concreto per poter creare le basi di una solida ripartenza, non appena l’emergenza sanitaria sarà terminata».

I pubblici esercizi in Trentino contano 3.852 aziende con oltre 14.000 addetti. La ristorazione 1.480 imprese con oltre 7.600 addetti. «Sicuramente la moratoria dei mutui e gli altri interventi sono un primo aiuto, una boccata d’ossigeno - sostiene Fontanari - però quello che chiediamo a gran voce è che ci venga riconosciuto quanto non abbiamo potuto incassare e non incasseremo a causa della chiusura. Siamo pronti a presentare i bilanci degli anni scorsi, con gli incassi degli stessi periodi. Abbiamo bisogno quindi di aiuti a fondo perduto». Fontanari ricorda le perdite derivanti dal deperimento dei prodotti in giacenza, con i fornitori che chiedono di essere pagati. «I costi fissi rimangono, più passa il tempo più le nostre aziende rischiano. E quando si riaprirà, ci saranno delle limitazioni che si tradurranno in ulteriori costi».

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