Per le rurali di Cassa Centrale maxi utile di 76 milioni

di Francesco Terreri

Le 16 Casse rurali trentine e le due Raiffeisen altoatesine aderenti al gruppo Cassa Centrale chiudono il 2019 con un utile record di 76 milioni di euro, il 18% in più dei 64 milioni del 2018 (56 trentini e 8 altoatesini).

L’eccezionale risultato però non è dovuto tanto alla gestione tipica della banca, dove l’erogazione di crediti alla clientela continua a segnare il passo, quanto ai risultati dell’area finanza e alla drastica riduzione dei crediti deteriorati e delle svalutazioni che pesano sul conto economico. Un quadro analogo a quello delle 79 Bcc del gruppo bancario che, secondo le prime stime, avrebbero ottenuto utili complessivi per 225 milioni, il 10% in più dei 204 milioni dell’anno precedente. Ma la svolta verso la ripresa dei crediti, sollecitata da più parti, è messa in cantiere nel nuovo piano industriale di gruppo: già quest’anno l’obiettivo è aumentare i prestiti a famiglie e imprese del 3%.

Il preconsuntivo dell’anno appena trascorso è stato presentato alle Rurali e Raiffeisen nell’incontro territoriale di qualche giorno fa. Oltre all’area Trentino Alto Adige, i vertici di Ccb, il presidente Giorgio Fracalossi e l’amministratore delegato Mario Sartori, hanno girato l’Italia nelle assemblee del Nord est, Nord ovest, Centro, Sud e isole. E non sono mancate sollecitazioni dai territori: ad esempio le Bcc del Mezzogiorno, a partire dalle associazioni dei giovani soci (quella della Bcc Aquara ha scritto direttamente a Cassa Centrale), chiedono che uno dei poli informatici del gruppo, oggi tutti nel Centro-nord, sia insediato al Sud.

Nella riunione di Trento è stato fatto il punto sulla regione dove, dal primo gennaio di quest’anno, operano nel gruppo Ccb 16 Casse rurali (dopo la fusione Trento-Lavis) e le due Raika Renon e San Martino in Passiria. I crediti alla clientela di questi 18 istituti, compreso il deteriorato, ammontano a fine 2019 a poco più di 10 miliardi. L’esercizio precedente era stato chiuso a 9,7 miliardi in capo alle Rurali trentine che diventavano 10 miliardi e mezzo con le due Raika. Il calo è dovuto soprattutto allo smaltimento dei prestiti malati, scesi in un anno da oltre 1 miliardo e mezzo, pari al 14,9% degli impieghi, a 1 miliardo, cioè il 10% del totale. Alla diminuzione hanno contribuito sia le cessioni promosse da Cassa Centrale, sia la gestione delle singole Bcc. I crediti sani sono rimasti stabili.

In questo quadro, e con i tassi bassi o negativi, il margine di interesse risulta in calo. Le commissioni tengono ma i risultati più importanti vengono dall’area finanza, dove i ricavi raddoppiano da 15 a 31 milioni. L’altro contributo all’aumento degli utili viene dalla riduzione dei crediti deteriorati, che si riflette anche nel conto economico dove le svalutazioni dei prestiti in sofferenza sono scese dai 64 milioni del 2018 a 24 milioni.

Ma le assemblee territoriali del gruppo Ccb sono state anche l’occasione per parlare dei piani operativi per quest’anno e del piano industriale che Cassa Centrale presenterà alla Bce. E non sono mancate le discussioni. Alcuni presidenti delle Casse trentine hanno sollecitato il gruppo a prendere posizione sull’ordine del giorno presentato in Parlamento che chiede che le Bcc non siano considerante banche «significant», cioè sottoposte direttamente alla vigilanza della Bce, cosa che sta mettendo molti vincoli alla loro operatività.

Ccb però su questo è prudente: abbiamo bisogno, dice, di stabilità normativa.
Almeno però è partita la riflessione su come stare sul territorio e rispondere alla richiesta di credito che arriva soprattutto dalle piccole e medie imprese. E nel budget 2020 aggregato spunta, accanto all’ulteriore riduzione del 15% dei prestiti deteriorati, la ripresa dei crediti sani con un incremento su base annua del 3%.

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