Bloccati macchinari per la Cina, a rischio 90 milioni di export

di Francesco Terreri

«Abbiamo macchine già prodotte negli stabilimenti in Italia che sono ferme, in attesa dell’evoluzione della situazione. Ci si aspetta un contraccolpo economico in Cina». Ettore Batisti è il presidente di Pama, l’azienda di Rovereto che sviluppa e costruisce macchine industriali come alesatrici e fresatrici e centri di lavoro. Per Pama, la Cina è il secondo mercato dopo l’Italia con circa un terzo dei 115 milioni di euro di ricavi consolidati.

Ma è anche la sede della Pama Machine Tool di Shanghai, che occupa 100 dei 450 addetti del gruppo (gli altri 350 sono a Rovereto e nel bresciano) e da sola ha oltre 12 milioni di giro d’affari. Ora l’azienda è ferma, i tre italiani presenti sono rientrati con le famiglie una quindicina di giorni fa, prima che scoppiasse l’emergenza. Insomma, il coronavirus impatta pesantemente sull’azienda. Ma non solo su di essa.
 
Il rilievo economico della Cina per il Trentino comprende sia l’import-export che la presenza delle nostre imprese sul posto. Le esportazioni trentine nel Paese asiatico, ormai divenuta la seconda potenza economica mondiale, ammontano a 91 milioni nel 2018 e a quasi 53 milioni nei primi nove mesi del 2019. I macchinari industriali sono la prima voce di vendita con più della metà dell’export totale. Seguono le parti di veicoli, le fibre sintetiche, i prodotti chimici. Il vino, per ora, si attesta sugli 1,8 milioni di esportazioni.
 
Ma poi ci sono le aziende presenti sul posto, come La Sportiva di Lorenzo Delladio, intervistato dall’Adige giovedì scorso, lo stabilimento di Zobele a Shenzhen, nel sud del Paese, quello della Aquafil a Jiaxing, vicino a Shanghai, più le attività acquisite nel 2018 del ramo Asia della statunitense Invista, la Dalmec Manipulator di Suzhou, la Wuxi Gear Tech della Capi Group, la Blm Group China (Adige e Adige Sys di Levico). E la Pama di Shanghai. 
 
«Ora il nostro stabilimento è chiuso per il Capodanno cinese, prolungato per l’emergenza sanitaria - spiega Batisti - I tre italiani presenti lì con le loro famiglie sono rientrati un paio di settimane fa, prima che scattasse l’emergenza. La fabbrica dovrebbe riaprire tra una settimana». Ma l’incertezza è grande. «A Shangai abbiamo sia produzione che vendita - precise il presidente della Pama - In Cina ci sono parecchie nostre macchine installate di cui curiamo l’assistenza e poi produciamo anche sul posto. L’interruzione avrà un impatto negativo commerciale e economico. Inoltre è fermo il traffico Italia-Cina. Abbiamo macchine già prodotte che sono ferme, spero che le ritireranno».
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