Rurali Trento e Lavis, fusione del mirino

di Flavia Pedrini

I soci ribelli di Lavis che contestano la fusione con Trento alzano la posta sulle nozze tra le due Casse rurali che hanno prodotto la più grande banca di credito cooperativo della Provincia e la seconda dell’intero gruppo nazionale di Cassa centrale banca.

La battaglia, in tribunale, si è spostata sulla norma del codice civile che non permette di annullare la fusione. I soci puntano a far dichiarare la sua incostituzionalità per provare, poi, a scindere le due Casse.

È una battaglia che si giocherà sul filo del diritto quella che vede contrapposti i 396 soci della ex Cassa rurale di Lavis, supportati dalla Provincia - che contestano le procedure di voto dell’assemblea che ha deciso la fusione con Trento, ma anche la mancata richiesta di autorizzazione alle “nozze” di piazza Dante - e la neonata Cassa rurale Trento-Lavis presieduta da Giorgio Fracalossi, ieri presente in tribunale.

Ieri mattina, alle 12 in punto, è iniziata l’udienza davanti alla giudice Giuliana Segna. Un’udienza non risolutiva - le parti avranno un paio di settimane di tempo per presentare delle memorie - ma che si arricchisce di un altro profilo. Gli avvocati dello studio Onida di Milano che assistono i ricorrenti hanno infatti sollevato dei dubbi sulla illegittimità dell’articolo 2504 quater del codice civile, secondo cui, una volta eseguite le iscrizioni dell’atto di fusione, l’invalidità della stessa non può essere più pronunciata (fatta ovviamente salva la possibilità che i soci, in caso di vittoria, possano ottenere un risarcimento). Una norma che, di fatto, rappresenterebbe una sorta di pietra tombale sulla possibilità di fare marcia indietro e annullare la fusione, come del resto sostiene la Rurale.

«La nostra linea è quella contenuta nel ricorso - evidenzia il professor Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, al termine dell’udienza - Contestiamo soprattutto il fatto che l’avvenuta fusione impedisca l’accertamento delle illegittimità verificatesi. Questo è il punto chiave. Noi non solo abbiamo offerto una interpretazione ragionevole del codice civile, ma abbiamo sollevato in subordine questione di illegittimità costituzionale della norma. Qualora dovesse intendersi in un senso diverso da quello che noi abbiamo propugnato chiediamo che il giudice sollevi questione di illegittimità costituzionale davanti alla Consulta». Su questo punto, ovviamente, la palla è ora nelle mani della giudice Segna che, laddove non dovesse ritenerla manifestatamente infondata, rimetterà la questione alla Corte costituzionale.

Tesi contestata dalla Cassa rurale di Lavis. In aula, l’avvocato Stefano Mengoni, ha ricordato in particolare che la questione sulla presunta incostituzionalità della norma è stata già sollevata e non accolta da due tribunali. Ma è nel merito che la Rurale rivendica di avere operato correttamente. «Sia sul piano del diritto interno che del diritto comunitario noi riteniamo che la procedura sia stata regolare», evidenzia l’avvocato Mengoni. Dunque, nessuna violazione dello Statuto di autonomia per la mancata richiesta di autorizzazione alla Provincia per la fusione. «La norma individua le banche regionali - chiarisce il legale - ma considerate singolarmente, non quando diventano parte di un gruppo, per di più con rilevanza extraregionale, come il gruppo Cassa centrale banca, presente in tutto il territorio nazionale. E questa è anche la valutazione della Banca d’Italia». Ma in aula è stato ricordato anche che la Cassa rurale di Lavis rientrava nei cosiddetti soggetti significativi, sottoposti alla vigilanza esclusiva della Banca centrale europea.

Ora i ricorrenti avranno tempo fino al 17 gennaio per presentare una propria memoria, mentre la Rurale avrà tempo fino al 24 gennaio. Poi non ci saranno altre udienze e il giudice si riserverà di decidere sulla base di quanto emerso ieri in aula e dagli ulteriori documenti.

I NUOVI ORGANI SOCIALI

Intanto i vertici procedono a passo spedito: il consiglio di amministrazione della nuova Cassa ha rinnovato proprio oggi i componenti degli organi sociali dell’istituto.

Giorgio Fracalossi, eletto direttamente dall’assemblea dei soci, è stato confermato presidente del consiglio di amministrazione. Vice presidenti sono Ermanno Villotti (vicario) e Claudio Battisti.

Nel dettaglio la composizione dei comitati.

Comitato Esecutivo:

Presidente: Paolo Toniolatti (presidente), Chiara De Vescovi (vicepresidente), Maurizio Bottura, Saveria Moncher, Corrado Segata.

Referente Internal Audit: Paolo Frizzi

Commissione lavori: Giorgio Fracalossi, Ermanno Villotti, Debora Cont, Massimo Folgheraiter e Fulvio Rigotti        

Commissione interventi sul territorio: Giorgio Fracalossi, Ermanno Villotti, Maurizio Bottura, Chiara De Vescovi, Corrado Segata.

Commissione amministratori indipendenti: presidente Paolo Frizzi. Componenti effettivi: Debora Cont e Fulvio Rigotti. Componente supplente: Massimo Folgheraiter.

Referenti Consulta dei Soci: Claudio Battisti (coordinatore), Paolo Frizzi, Paolo Zanolli.

Referenti Gruppo Giovani Soci: Debora Cont, Paolo Zanolli.

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