Merci dal Trentino alla Cina Gambarotta, un secolo di storia

di Daniele Benfanti

Un secolo di storia attraverso la tecnologia. Per spostare merci e rendere meno faticoso il lavoro dell'uomo. Gambarotta Gschwendt è un'azienda trentina che oggi esporta il 70-80% della sua produzione, in trenta Paesi, dal Sudamerica all'India, alla Russia, con una sede commerciale in Cina. In questi giorni l'azienda ha festeggiato, con i propri clienti giunti da tutto il mondo, i cent'anni di attività. Ieri la festa ufficiale a Toblino.

Tecnicamente l'azienda si occupa di "trasportatori per impianti di processo". Sistemi di sollevamento merci per acciaierie, logistica portuale (compreso il caricamento delle navi), stabilimenti di stoccaggio, anche di alimentari (cereali), industrie di fertilizzanti, calce e cemento, trasporto di solidi di grande portata e sottoposti a sollecitazioni. «Gambarotta Gschwendt ? spiega il titolare, l'ingegner Fabrizio Gambarotta ? fornisce pacchetti di impianti. Ogni progetto è diverso dall'altro. Abbiamo una cinquantina di dipendenti e per un terzo si tratta di ingegneri, poi ci sono una decina di amministrativi, addetti commerciali, agli acquisti e manutentori. Calcoliamo che i nostri impianti nel mondo sollevino ogni giorno 25 milioni di tonnellate di peso».

Un fiore all'occhiello di Gambarotta Gschwendt sono i sistemi di controllo remoto dell'efficienza degli impianti. Da Trento l'azienda può controllare - con sensori che utilizzano internet e la banda larga - gli impianti venduti ai propri clienti e correggere eventuali funzionamenti diversi da quelli previsti e impostati, o prevenire malfunzionamenti, dato che si tratta di impianti che lavorano 24 ore al giorno per 365 giorni l'anno. Impianti per il carico nave progettati dall'azienda trentina sono presenti in alcuni dei principali porti italiani e mondiali. Marghera, Porto Vesme, Pireo, ma anche in Russia, Bangladesh, Vietnam, sul delta del Mekong.

Lo stabilimento di Trento, in Viale Verona, conta su una superficie di seimila metri quadri. Il mercato cinese è quello in maggiore espansione e che dà più soddisfazione, «perché riusciamo a vendere la nostra tecnologia ai nostri prezzi ai cinesi» sottolinea Gambarotta. Una recente commessa riguarda due aziende cinesi da diecimila dipendenti ciascuna. «Abbiamo spinto molto la produzione interna per essere competitivi nella velocità di consegna - aggiunge Gambarotta - perché il mercato oggi è velocissimo e esigente».
I progetti vengono realizzati in base alle specifiche dei clienti, a volte faldoni di centinaia di pagine. Gambarotta Gschwendt progetta, tra gli altri, impianti elevatori a tazze, trasportatori a catene raschianti, estrattori a fresa carrellata, elevatori con tralci di catene o catene continue in acciaio, scaricatori telescopici, impianti di pesatura elettrica e dosaggio. Possiede cinque brevetti esclusivi.

In azienda si segue un orario di lavoro alla tedesca (sistema diffuso anche in Nord Europa): per quattro giorni alla settimana si lavora nove ore; il venerdì solo la mattina. L'azienda è stata fondata a fine Prima guerra mondiale, nel 1919, da Umberto Gambarotta, un soldato e meccanico di origine piemontese che entrò a Trento con i Cavalleggeri nel novembre 1918.
Prima dello scoppio della guerra faceva il meccanico in una delle tante piccole aziende automobilistiche degli albori a Torino (non c'era solo la più nota Fiat). A Trento, Umberto trovò moglie e divenne ispettore tecnico degli arsenali austriaci rimasti in Trentino. In Via Brennero avviò un'officina per la riparazione di camion e attrezzi da miniera. Dopo la seconda guerra mondiale l'azienda si trasferì in Via Malvasia e nel 1949 vi entrò il figlio di Umberto, Riccardo, che orientò l'azienda sulla produzione di macchinari per l'industria del cemento e le miniere.

Gli anni Cinquanta e Sessanta furono quelli della collaborazione con ditte tedesche. La sede fu poi trasferita a Cadine e dagli anni Ottanta in Viale Verona. Un altro Umberto (jr.), fratello di Riccardo e figlio di Umberto (sr.) iniziò a occuparsi dell'attività di vendita. Fabrizio entrò in azienda negli anni Ottanta, dopo la laurea in ingegneria a Stoccarda e puntò passo dopo passo sull'internazionalizzazione. Il cognome Gschwendt è quello portato da un socio tedesco negli anni Ottanta e che poi uscì dalla compagine aziendale.

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