Dai tronchi abbattuti nasce il sound di Vaia con la startup di amplificatori

di Giorgia Cardini

«Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce»: nella saggezza del filosofo cinese Lao Tzu, risiede il senso dell’impresa di Vaia srl, startup nata dalla visione di tre giovani imprenditori (Federico Stefani di Pergine, Paolo Milan di Rovigo e Giuseppe Addamo di Catania) per realizzare quello che definiscono “un nuovo modello di business”, che ribalti il paradigma imperante: non più solo “consumo sostenibile” di risorse, ma “rigenerazione” di materie prime provenienti da luoghi colpiti da calamità.

La “quadratura del cerchio”, per rendere concreto il concetto di economia circolare, è in un oggetto a pianta quadrata, appunto: un cubo, un amplificatore passivo interamente realizzato solo con il legno degli abeti e dei larici vittime della tempesta Vaia, certificato Pefc. Un oggetto di design, il Vaia Cube, che ha una incredibile risonanza (d’altra parte, da questo legno, si ricavano strumenti musicali di pregio) considerato che non ha fili e non consuma energia.

E’, insomma, a impatto zero. Ma non si tratta solo di un oggetto unico, ideato dai designer trentini Giorgio Leonardelli, Gabriele Motter e Alice Tonelli e fatto a mano da esperti falegnami, originari delle zone colpite: si tratta infatti di un concetto che sconfina nella solidarietà, con benefici per l’economia locale. Che non si fermano all’impiego della manodopera: una parte dei ricavi della vendita di ogni amplificatore (già acquistabile sul sito www.vaiawood.eu a 54 euro) è destinata infatti a ripiantare nuovi alberi proprio nei territori da cui proviene il legname utilizzato e a promuovere iniziative ecologiche su territorio: «Il nostro obiettivo nel 2019 è vendere 5.000 casse e ripiantare quindi 5.000 alberi», spiega Federico.

La startup infatti punta non solo al business davvero sostenibile ma a rappresentare una risposta concreta e specifica alle gravi ripercussioni dei cambiamenti climatici: «Intendiamo recuperare gli alberi abbattuti durante la tempesta per ridare loro nuova vita, valorizzando una preziosa materia prima che, altrimenti, andrebbe sprecata. Il business di Vaia è ecologicamente sostenibile? Sì, ma il nostro obiettivo mira a essere più ambizioso: ricostituire l’equilibrio dell’ecosistema all’interno del quale operiamo».
Per questo motivo, Vaia si impegna a piantare un albero per ogni prodotto venduto, con diversi obiettivi: «Tutelare le comunità esposte al dissesto idrogeologico, in quanto gli alberi migliorano la stabilità del terreno, prevenendo il rischio di frane; ripristinare le risorse naturali dell’ecosistema e contribuire alla rinascita del territorio; promuovere una sensibilità ambientale attiva organizzando eventi sul territorio nazionale».

La vision di Vaia è però più vasta: «Oggi usiamo gli alberi caduti nel Nord Est dell’Italia, domani recupereremo materie prime provenienti da luoghi colpiti da calamità naturali, ridando loro dignità e realizzando prodotti di design. Non vogliamo condividere solo un’idea di business, ma un’idea di futuro». Condivisione che gli imprenditori sperano di diffondere, contando sulla sensibilità di istituzioni e aziende: la presentazione della startup, del progetto e del prodotto sono in programma il 28 ottobre al Castello di Pergine, a un anno esatto dall’inizio della “tempesta perfetta”.

comments powered by Disqus