Boom in Nord America: Zobele verso i 500 milioni di ricavi

Dai pigliamosche degli anni venti, nel Trentino ancora sconvolto dalla Grande Guerra, all’insetticida “verde” di un secolo dopo, mentre ragazzi e ragazze scendono in piazza per l’ambiente. Il gruppo Zobele, «multinazionale globale con testa e cuore a Trento», si avvia a chiudere il 2019 con oltre 400 milioni di euro di fatturato, il 17% in più dei 343 milioni del 2018 e il doppio di 15 anni fa, quando l’azienda trentina decollò come operatore mondiale con l’acquisizione della spagnola Dbk.

Ma il piano di crescita messo a punto dal presidente Enrico Zobele e dall’amministratore delegato Roberto Schianchi prevede di avvicinarsi al mezzo miliardo di ricavi già l’anno prossimo. E di avviare acquisizioni soprattutto nei settori di nuova espansione, dai prodotti per la cura della persona e degli animali ai profumatori per il bucato, per i quali è stato aperto il nuovo stabilimento produttivo a Dallas, negli Stati Uniti. «Diventeremo un gruppo da un miliardo, anche se non dico entro quanto tempo» afferma Zobele davanti all’affollata sala dello stabilimento di via Fersina dove si festeggiano i cento anni dell’azienda, nata nel 1919 per iniziativa del nonno dell’attuale titolare.
«Potremmo aver bisogno di risorse addizionali» aggiunge Zobele.

Che sottolinea come il fondo d’investimento britannico Doughty Hanson, che ha la maggioranza dell’azienda dal 2006, abbia sempre confermato il suo sostegno. La stessa holding Treetop Zobele Bidco è stata di recente spostata a Londra, nonostante la Brexit. «La nostra redditività è alta - puntualizza Schianchi - L’Ebitda (margine lordo) è ben oltre il 10% delle vendite e il gruppo fa utili».

Zobele si commuove rievocando la storia dell’azienda e ringraziando la famiglia, l’Ad Schianchi, da nove anni in ditta, i dipendenti, 390 nel quartier generale di Trento di cui 320 in produzione e più di 5.000 in tutto il mondo, «ma saranno stati il triplo col turnover di questi cento anni». E il Trentino. Che lo ricambia per bocca del sindaco di Trento Alessandro Andreatta, del presidente di Confindustria Fausto Manzana, del prete «di periferia e di famiglia» don Lino Zatelli. Nonché, ma solo con un messaggio, dall’assessore provinciale Achille Spinelli.

A Zobele fanno capo otto fabbriche in Italia, Spagna, Bulgaria, Messico, Brasile, Usa, Cina, India, «con standard aziendali uguali» sottolineano i vertici. Nell’ultimo anno il Nord America è salito dal 40 al 50% delle vendite, mentre l’Europa è al 35% e i Paesi emergenti, in particolare in Asia, arrivano al 15%.
Da molti anni sono i profumatori d’ambiente il prodotto principale di Zobele: il 60% delle vendite, mentre gli insetticidi sono il 25% e gli altri prodotti il 15%. «Ma noi lavoriamo per le multinazionali e per la grande distribuzione - spiega Schianchi - I nostri 400 milioni di ricavi si traducono sugli scaffali dei supermercati in 3-4 miliardi di valore».

Dietro i più grandi marchi di deodoranti o insetticidi c’è il prodotto trentino. «Perciò la nostra attenzione alla qualità è maniacale» sottolinea Zobele. E la ricerca e sviluppo, a Barcellona come a Trento, punta agli insetticidi non chimici ma completamente naturali: «Finalmente le grandi marche cominciano ad accettarli».

comments powered by Disqus