Per portarci la banda ultra-larga la Provincia aderisce a Infratel, ma in molte zone siamo quasi a zero

Con due delibere approvate oggi dalla Giunta provinciale di Trento nell’ambito del progetto di digitalizzazione del territorio «Banda ultra larga», è stato dato il via libera alla convenzione con Infratel e alla nomina del comitato di monitoraggio. Il tutto mentre una larga parte del territorio trentino deve ancora vedere la fibra ottica, come ad esempio l’intero Altopiano della Vigolana a due passi da Trento, dal quale il sindaco Perazzoli ha lanciato più volte un appello affinché si possa almeno avere la «banda larga». O la Paganella, dove sono i singoli albergatori a doversi pagare e trovare una soluzione competitiva.

La nuova convenzione tra Infratel Italia e la Provincia autonoma di Trento definisce i criteri di intervento per la realizzazione dell’infrastruttura in banda ultra larga sul territorio provinciale. L’obiettivo dell’accordo quadro è di «favorire la riduzione di tempi e costi degli interventi, tutelando il demanio stradale e la sicurezza della circolazione».

In particolare, la convenzione disciplina i rapporti tra Provincia ed Infratel per la realizzazione e la manutenzione dell’infrastruttura digitale che implica l’uso, l’occupazione o l’attraversamento di strade di competenza della Provincia.

Oltre alla definizione dei criteri di realizzazione e di gestione dei lavori sul territorio, la giunta provinciale ha nominato i membri del Comitato di coordinamento e di monitoraggio. Sulla base della Convenzione operativa per lo sviluppo della banda ultra larga in Trentino, la presidenza del comitato è assegnata al ministero, mentre le funzioni di coordinamento del comitato sono assicurate dalla Provincia autonoma. Il comitato è formato da sei elementi di cui due designati dall’amministrazione provinciale, uno dalla società in house Trentino Digitale Spa, tre dal ministero dello sviluppo economico, di cui uno nominato in rappresentanza del soggetto attuatore.

Il tutto per cercare di dimenticare la gestione di Trentino Network, la società che negli anni Duemila avrebbe dovuto portarci la connessione veloce in tutto il Trentino, ed oggi è fusa con Informatica trentina.

Cosa è successo? Trentino Network si è arenata (anche a causa delle inchieste giudiziarie connesse al caso Trento Rise) dopo aver speso centinaia di milioni. Come detto da alcuni dipendenti in una conferenza stampa di Agire con Claudio Cia nell’ottobre scorso: «Il progetto della posa della banda larga in Trentino, lanciato nel 2004, è stato di fatto abbandonato nel 2015 senza nessuna spiegazione - hanno affermato - e a inizio anno è stata comunicata l’intenzione di fonderci con Informatica Trentina. In più tramite un comodato d’uso è stato di fatto ceduto il controllo della fibra a Open Fiber, società nazionale in house pubblica. Dopo aver speso 120 milioni di euro per creare questa rete veloce». 

In alcune zone, intanto, sono stati i privati a sopperire al clamoroso ritardo dell’ente pubblico: ad esempio usando le linee elettriche o le tubatiure del tele-riscaldamento, come hanno fatto nelle loro zone e per i loro soci il Cedis a Storo, l’Asm a Tione, il Consorzio Elettrico di Poza di Fassa e l’Acsm in Primiero.

Due anni fa infatti si promettevano i risultati. La promessa diceva: «entro il 2019 saranno collegate le 40.000 unità immobiliari di Trento e Rovereto che rientrano nelle zone considerate remunerative. Entro il 2020 la previsione è di collegare anche le altre zone, quelle chiamate bianche, ossia dove serve l’aiuto pubblico per riuscire a costruire fisicamente il collegamento banda larga con le case e le imprese. Per quanto riguarda le aree nere (quindi quelle dove il privato si muove in autonomia, perché ritiene che ci sia un ritorno sull’investimento da fare) i tempi sono dettati dall’investimento in proprio della società Open Fiber».

La spa Open Fiber, i cui soci sono Enel e Cassa depositi e prestiti, quindi di emanazione pubblica, investirà su Trento e Rovereto una cifra che si aggira sui 20 milioni di euro per riuscire a collegare fisicamente alla rete per la banda ultralarga da almeno 1.000 megabit al secondo (50 volte più veloce dell’Adsl attualmente attivo e 5 volte almeno più rapida del doppino di rame con il sistema Fttc) le 40.000 case che si trovano nelle aree cosiddette nere nelle due città più grandi della nostra provincia.

«Entro la fine estate del 2019 si porteranno i cavi - spiegava Roberto Gallo responsabile per la rete nelle aree di mercato di Open Fiber per il nord Italia - fino a dentro i condomini e gli appartamenti».

Infine «Se per fine 2019 al massimo, salvo ritardi dovuti a cause sulle gare, saranno collegate le case di Trento e Rovereto delle zone nere, ecco che con una differenza di 6-9 mesi al massimo sarà la volta del collegamento effettuato attraverso i soldi pubblici della gara Infratel per le zone bianche delle due città e di tutta la provincia. In questo caso, le risorse per collegare le zone senza remuneratività sono state messe a disposizione dalla gara Infratel e che dovrebbero valere oltre 85 milioni di euro per il nostro territorio. In questo caso la data per arrivare a completare il collegamento è quella della fine del 2020».

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