Raccolta a rischio senza 1.600 stranieri

Allarme di Coldiretti: il decreto flussi, che regola l'ingresso dei lavoratori extracomunitari nel nostro Paese, è in ritardo di più di un mese. Tra poche settimane comincia la raccolta dei piccoli frutti e non si sa se e quanti raccoglitori stranieri saranno disponibili. L'anno scorso, invece, il via alla presentazione delle domande di ingresso scattò il 31 gennaio. 

A Trento fu assegnata la quota di 1.500 lavoratori stagionali più 100 stagionali pluriennali, per un totale di 1.600 addetti. Appena 79 invece erano i lavoratori non stagionali ammessi. Ora invece non si sa ancora nulla. «Servono urgentemente tra 150 e 200 lavoratori per la raccolta delle fragole e dei piccoli frutti - afferma il direttore di Coldiretti Trento Mauro Fiamozzi - Le aziende li stanno aspettando, spesso sono fidelizzati. Poi c'è la raccolta delle mele e dell'uva, che impegna complessivamente 15-16 mila persone. Ed è sempre più difficile trovare lavoratori stranieri comunitari». 

Nei giorni scorsi il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha affermato che il decreto ci sarà ma con alcune condizioni. Anche quest'anno, come nel 2018, dovrebbero essere ammessi a livello nazionale 30.850 lavoratori extracomunitari. Salvini però intende escludere quelli che provengono da Paesi i cui governi non si dimostrano «collaborativi» nei rimpatri dei migranti irregolari. Dei 30.850 posti, circa 18 mila sono riservati ai lavoratori stagionali, impiegati per lo più nelle aziende agricole ma anche in quelle turistiche. Il resto è per i lavori non stagionali, ma la fetta più grossa sarà riservata alle riconversioni in permessi di lavoro di altre tipologie di permessi. 

«Il caldo ha anticipato la maturazione dei raccolti che rischiano di rimanere nei campi senza il via libera all'ingresso in Italia dei lavoratori stagionali extracomunitari» afferma Coldiretti, che chiede l'immediata approvazione del decreto flussi 2019. «Si tratta di un'esigenza per l'agricoltura italiana dove i dipendenti stranieri offrono oltre un quarto della forza lavoro del settore». L'andamento climatico, prosegue l'organizzazione dei contadini, aggrava il preoccupante ritardo che si registra rispetto allo scorso anno quando il via alla presentazione delle domande di ingresso on line, con il cosiddetto click day, scattò il 31 gennaio. 

In Trentino i settori che richiedono maggiormente manodopera straniera dai paesi non Ue sono la raccolta delle mele e dell'uva, dove l'anno scorso ci sono stati 590 nulla osta al lavoro, e il resto dell'agricoltura con 483 domande. Segue il settore turistico-alberghiero estivo che aveva ottenuto 313 lavoratori stagionali non comunitari. Le nazionalità più rappresentate erano albanesi (404), serbi (263), moldavi (196), macedoni (103), indiani (108).
«Anche noi in Trentino stiamo aspettando il decreto flussi - spiega Fiamozzi di Coldiretti Trento - in primo luogo per la raccolta delle fragole e dei piccoli frutti, dove i lavoratori stranieri restano sei mesi. Il grosso è invece destinato alla raccolta delle mele e un po' dell'uva. In tutto il territorio provinciale la raccolta impegna 15-16 mila persone. Ma cominciamo ad avere difficoltà a reperire lavoratori comunitari, che possono entrare senza restrizioni. Polacchi, cechi, rumeni trovano più opportunità in Germania e anche nei loro Paesi che stanno crescendo».


Sul tema, sono intervenuti oggi anche i parlamentari di Forza Italia. «Il Governo pubblichi il decreto che fissa le quote dei lavoratori stagionali e non stagionali provenienti dai Paesi non comunitari». Lo chiedono in una interrogazione al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e a quello del Lavoro e delle Politiche Sociali, Luigi Di Maio, i due senatori di Forza Italia Elena Testor e Giancarlo Serafini.

I senatori, scrivono nella loro interrogazione, apprezzano «la scelta del ministro dell’interno di contrastare l’immigrazione irregolare e di favorire i flussi per motivi di lavoro con i Paesi che dimostrano di collaborare con il Governo italiano», ma chiedono, con particolare alla situazione del Trentino Alto-Adige, di sbloccare il decreto, perchè per quei territori «l’agricoltura, e la sua filiera, sono settori funzionanti e fiorenti, che soddisfano le aspettative economiche di chi vi lavora, rispettano e sostengono l’ambiente ed il paesaggio e valorizzano il territorio».
Soprattutto nella provincia di Trento «le imprese agricole per la raccolta della frutta iniziano ad incontrare difficoltà a reperire lavoratori-comunitari in quanto questi preferiscono prestare la loro opera in altri Paesi dell’Unione Europea.

L’economia del Trentino-Alto Adige - scrivono i due senatori azzurri - non può fare a meno della sua componente agricola e delle imprese legate alla trasformazione dei suoi prodotti».
Testor e Serafini, chiedono quindi di sapere quali siano «le ragioni per le quali il decreto del presidente del Consiglio dei ministri per l’anno 2019 relativo alla programmazione transitoria dei flussi d’ingresso dei lavoratori non comunitari per lavoro stagionale e non stagionale nel territorio dello Stato Italiano non sia stato ancora pubblicato e se »non ritenga opportuno emanare uno o più decreti transitori, nei limiti delle quote stabilite per l’anno 2018« che sono state oltre 1.000.

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