In Trentino raddoppiati i depositi bancari

di Angelo Conte

Dall’inizio della crisi all’inizio di quest’anno i depositi sui contocorrenti dei trentini sono più che raddoppiati. Lo rivelano i dati sui depositi (esclusi i pronti contro termine) nelle banche dei Comuni trentini passati da 7,5 a oltre 14,5 miliardi di euro, un incremento che è circa il doppio, proporzione ancora maggiore se si guarda all’andamento del deposito procapite passato da circa 15.300 euro di depositi a testa a oltre 30.600 euro a testa (+103%).



Un andamento che cambia tra Comune e Comune, se si guarda ai dati della Banca d’Italia, e che vede una situazione in cui ci sono aree, soprattutto quelle turistiche, che hanno vissuto un vero e proprio boom dei risparmi depositati sui contocorrenti dei municipi di residenza.

Se si parte dai Comuni maggiori, si nota come Trento abbia visto un aumento inferiore alla media (+66% da 2,84 a 4,72 miliardi di euro), mentre Rovereto  abbia visto un aumento del 104%, con i depositi passati da 563 milioni a 1,149 miliardi di euro.

Per Pergine, terzo Comune del Trentino, l’incremento è stato ancora superiore e pari al 133% con i depositi passati da 202,8 milioni a 471,9 milioni di euro. Nei Comuni turistici si notano degli aumenti ancora più importanti.

A Canazei  l’incremento dei depositi è stato del 140,8% con un aumento delle risorse sui contocorrenti che sono passate da 26,9 a 64,8 milioni di euro. A Cavalese l’aumento è stato del 169% con i depositi cresciuti da 50,9 a 137,2 milioni di euro. A Moena l’aumento è stato del 142% con i risparmi passati da 29,8 a 72,4 milioni di euro, a Pinzolo  del 141% con un incremento da 68,1 a 164,2 milioni di euro. A Pozza di Fassa, invece, l’incremento è stato inferiore alla media con i depositi meno che raddoppiati e passati da 30,4 a 58,6 milioni di euiro, a Predazzo da 57,4 a 127,7 milioni di euro (+122%).

A Riva si è passati da 218,3 a 478,3 milioni di euro (+119%), ad Arco da 143 a 373 milioni (+160%), a Cles da 132 a 324 milioni (+145%), a Fondo da 30,9 a 78,3 milioni (+151%), a Malé da 43 a 104 milioni (+141%), a Storo da 58,8 a 94,3 milioni di euro (+77%). Anche Mori ha visto un aumento inferiore alla media: i depositi sono passati da 104,7 a 188,5 milioni (+80%), mentre a Mezzolombardo  si è passati da 102,1 a 247,7 milioni (+142%), a Lavis da 136 a 316,9 milioni (+132%), a Levico da 55 a 119,3 milioni (+116%), a Folgaria da 49,4 a 96,8 milioni (+95%).

«C’è poca propensione al consumo - spiega Michele Andreaus, docente di economia - perché si teme che il futuro sarà peggiore e quindi si tengono i soldi in banca, invece di investire per beni durevoli, come l’auto o la casa, ma anche per i normali consumi».

«Anche l’atteggiamento sui titoli pubblici, con il Btp Italia che ha avuto poco successo, sono vittime dell’incertezza politica, per cui il piccolo investitore non sa se rimarremo in Europa o meno e a quel punto il cittadino preferisce lasciare le risorse in banca e non rischiare. Questo crea problemi alle banche perché hanno tanta raccolta ma pochi impieghi».

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