Marangoni, cambia l'ad Maggioni lascia l'incarico

Era arrivato nell’ottobre 2016, protagonista di un cambio al vertice per molti aspetti lacerante. Dino Maggioni, il manager dal lungo curriculum e dalla vocazione internazionale, lascia a sorpresa la guida del gruppo Marangoni. Lo fa, dopo meno di due anni dal suo arrivo, a seguito di quella che sembra una differenza di vedute insanabile sulle scelte strategiche del gruppo, tra lui e la famiglia Marangoni. E pur nell’ovattata atmosfera di via del Garda, da cui pochissimo trapela, pare che questa sia tutto tranne che una scelta preparata da tempo. Prova ne sia che non c’è, ad oggi, un successore che guidi il gruppo. Gli incarichi che fino a due settimane fa erano suoi, ora verranno ricoperti ad interim dal presidente Vittorio Marangoni e dal vicepresidente Giuseppe Marangoni , affiancati da Paolo Mattei e Giorgio Paglioni .
Come spesso accade, con la Marangoni, poco si sa di certo. Ed anche questo spiega l’allarme di sindacati e lavoratori, che vivono la notizia con una certa apprensione. L’azienda, affida la comunicazione al proprio sito internet: «Il consiglio di amministrazione di Marangoni Spa ha rivisto gli indirizzi strategici che erano stati affidati all’ingegner Dino Maggioni nell’autunno del 2016. L’ingegner Dino Maggioni ha scelto conseguentemente di lasciare la sua carica di amministratore delegato di Marangoni Spa nonché tutti gli altri incarichi all’interno del gruppo. L’azienda ringrazia l’amministratore delegato uscente per il lavoro svolto in questi due anni di collaborazione dedicati al turnaround del gruppo».
Al di là di questo, restano le indiscrezioni. Che raccontano di uno strappo consumato in Cda un paio di settimane fa, del tutto inatteso anche per gli azionisti. Al Ceo - che in questi anni ha potuto lavorare con un’importante autonomia: sue tutte le scelte operative - è stata resa nota una decisione strategica che, evidentemente, divergeva dall’indirizzo dato al gruppo in questi due anni. Ed ha ritenuto non ci fossero più i presupposti per una collaborazione. Dal punto di vista del tempismo, le dimissioni arrivano nel momento in cui fanno meno male: è imminente la chiusura per ferie, c’è quindi un po’ di tempo per scegliere il manager a cui affidare un gruppo presente in 4 continenti, che dà lavoro a 1.600 persone. Un gruppo però che fatica ancora, sul fronte pneumatici, per via di difficoltà antiche e di un mercato feroce, in cui la concorrenza cinese (i loro pneumatici nuovi costano meno dei ricoperti) è stata solo mitigata dalle recenti scelte europee in materia doganale.

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