Mattarei, stipendio su a 135 mila euro Cgil: «Allora i soldi ci sono, fine crisi»

«Il mio impegno in Federazione è a tempo pieno. Per questo ho presentato nei giorni scorsi le dimissioni dal cda di Sait». Marina Mattarei , neo presidente della Federazione trentina della cooperazione, consegna ad una nota stampa la dichiarazione che spiega la decisione presa dal cda il 13 luglio scorso che ha deliberato l'importo dei compensi spettanti agli amministratori dell'ente. 

Scelta delicata. Perché è anche su parole d'ordine come sobrietà, trasparenza, stop al cumulo degli incarichi che Mattarei ha con tenacia costruito il suo consenso, fino alla conquista del vertice del movimento cooperativo. Avesse, Federcoop, in nome della trasparenza, immediatamente pubblicato sul sito istituzionale le cifre dei compensi deliberati, Mattarei non sarebbe stata costretta ieri a rincorrere un'anticipazione di stampa sul suo compenso di presidente: 135 mila euro lordi l'anno. «In linea con i compensi "ordinari" degli ultimi anni, già diminuiti rispetto al periodo precedente», dice. Di fatto, precisa la nota, non c'è alcun «aumento di stipendio»: «Nulla di tutto ciò» afferma Mattarei «semmai il contrario. Ho proposto una cifra equa, in linea con i predecessori (salvo le eccezioni recenti), rispetto al valore del ruolo e al tempo che vi si dedica. Ritengo che i compensi vadano deliberati con giudizio e resi noti, ma non annullati o mortificati in nome di una mal posta questione di sobrietà. Informo anche» aggiunge la presidente «di aver rinunciato ai gettoni di presenza, che avrebbero rappresentato un'ulteriore integrazione al compenso non quantificabile a priori. Stiamo anche facendo una ricognizione di tutti i compensi e rimborsi degli amministratori e del personale in modo da allinearli, qualora non lo fossero, ad una linea di comportamento aziendale contro gli sprechi». Come aveva anticipato, per dedicare tempo ed energie alla presidenza di Federcoop, Mattarei comunica di avere rassegnato le dimissioni dal cda del Sait, dove sedeva da due anni, e che invece resterà presidente della Famiglia cooperativa Vallate Solandre (compenso lordo onnicomprensivo di 4 mila euro l'anno), per «mantenere viva la relazione con il territorio e la base sociale». 

Diego Schelfi, al terzo mandato, prendeva 150 mila euro lordi. Per il quarto, nel 2012, fu costretto a ridurlo a 135 mila. Giorgio Fracalossi, poi, ne prendeva meno di 100 mila, Mauro Fezzi 100 mila tondi. «Eccezioni non confrontabili» per Mattarei, perché «entrambi, per diversi motivi, avevano ritenuto di non lasciare gli impegni precedentemente presi (Cassa Centrale per Fracalossi, Federazione allevatori per Fezzi, ndr)». Nessun cenno, nella nota, ai compensi degli altri amministratori. A Bruno Lutterotti , il vice vicario, vanno 27 mila euro. Agli altri quattro vicepresidenti di settore ( Marco Misconel, Walter Facchinelli, Giacomo Preghenella e Mariangela Franch ) 12.500 , poco più di 5 mila agli altri membri del comitato esecutivo, ai consiglieri un gettone di 100 euro a seduta. Mariangela Franch ha chiesto di poter rinunciare al compenso, per finalizzarlo ad una borsa di studio: non facile, perché la rinuncia non la libera dal carico fiscale dell'indennità. Lutterotti, invece, per statuto, dovrà rinunciare ad uno dei quattro compensi, pena le dimissioni da una delle cariche, perché è anche presidente della Cantina di Toblino, di Cavit e del Consorzio vini. 

Mattarei si era in precedenza affidata la delega per il Consiglio nazionale di Federcasse. Con due obiettivi: chiudere con la rappresentanza in capo a Schelfi; capire le dinamiche del credito nei giorni caldi dell'avvio del nuovo Gruppo di Cassa Centrale Banca. Sul punto, Misconel ha battuto i pugni sul tavolo: la delega della Federazione in Federcasse dev'essere in mano al credito cooperativo, non alla presidente. Se così non sarà, c'è la possibilità che alcune Casse Rurali escano da Federcoop. Mattarei, a quanto pare, è ora disponibile, dopo un confronto con i quattro rappresentanti del credito in cda e con Ccb, a fare un passo indietro.

LE REAZIONI

CGIL, IANESELLI 

“Interpreto positivamente la scelta di aumentare il compenso della presidente della Federazione Trentina della Cooperazione: se chi è al vertice propone e ottiene di rivedere al rialzo la propria indennità, allora, per me, è il segnale che ci sono ampi spazi per riaprire la discussione anche sulle retribuzioni di tutti i lavoratori e le lavoratrici del mondo della cooperazione, i cui stipendi, in alcuni settori in particolare, sono bassi e hanno bisogno di essere aumentati”. Lo dice il segretario della Cgil del Trentino, Franco Ianeselli. “E' una questione di coerenza che, questa sì, non cozza con la rivendicazione di una maggiore sobrietà su cui sembra si debba innestare il nuovo corso della Cooperazione trentina. Come sindacato abbiamo più volte rivendicato la necessità di aumentare le retribuzioni dei lavoratori in tutti i settori, dopo questi anni di crisi che hanno visto comprimere il reddito di molte famiglie. Vale per le imprese normali e vale per le cooperative. Aprire il confronto sui tavoli contrattuali a questo punta diventa anche una questione di equità, e mi auguro che i vertici della Federazione diano a breve un segnale in questa direzione”.

UIL, ALOTTI

Sorprende non poco la decisione della neo presidente della federazione cooperazione di tornare ai compensi "preSchelfi" per la remunerazione dei propri compiti e responsabilita', senz'altro importanti, ma ricordiamoci sempre, volontari, del proprio incarico.
Soprattutto perché scaturita a valle di una campagna "elettorale" centrata certamente sulla moralità e fondata sul ritorno ai principi di servizio ed etici della cooperazione, che Mattarei affermava si fossero smarriti con le presidenze del nuovo secolo.
Apprendiamo invece dalle prime delibere che anche l'ottima remunerazione economica, di chi assume le decisioni e la rappresentanza politica del movimento cooperativo provinciale, rientrano nei "valori" da ripristinare in quel particolare mondo, che avevamo capito avrebbe dovuto puntare su sobrietà e vicinanza alle realtà cooperative, minori, in difficoltà e nn ancora fuori dal tunnel della crisi.
Ci chiediamo inoltre quale sarà la percezione di queste decisioni rispetto ai lavoratori e le lavoratrici del mondo cooperativo licenziati negli ultimi mesi (sait) e dei tanti dipendenti e lavoratori cooperatori che accettano stipendi e condizioni economiche molto basse, o contratti di solidarietà per far sopravvivere le proprie cooperative sociali o di lavoro, per le quali, spesso, l'unico fattore riducibile sembra il salario dei dipendenti o soci. Amaramente nn possiamo non verificare, ancora una volta, che le strade del "nuovismo", che promuovono etica e moralita', si dimostrano spesso lastricate di vano moralismo e strumentale opportunismo politico.

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