Riparte il mercato immobiliare in Trentino Prezzi stabili ma affari in crescita

Riparte il mercato immobiliare in provincia di Trento: nel 2017 - con un traino che viene anche dalla compravendita di seconde case - le transazioni sono aumentate in media del 16,2% con punte, è il caso del Primiero, superiori al 50%. I prezzi degli immobili residenziali nell’anno sono stati sostanzialmente stabili. Ci sono dunque importanti segnali di ripresa dal mercato del mattone anche se la strada per un pieno recupero, fondamentale per l’economia trentina e nazionale, è ancora lunga.

I dati sono dell’Osservatorio del mercato immobiliare che ha dedicato un «focus» alla nostra provincia. «Ormai da qualche anno anche in Trentino - si legge - si stanno moltiplicando i segnali di un risveglio del mercato immobiliare. L’annata trascorsa ha fatto registrare  un ulteriore incremento dei volumi di compravendita per gli immobili residenziali, ed anche i prezzi, in calo consistente da dieci anni, sembrano finalmente essersi stabilizzati, segnando addirittura in alcune zone della provincia un lieve incremento».

I dati, aggregati per macroaree provinciali, disegnano per il Trentino un mercato immobiliare a macchie di leopardo. Le performance migliori si registrano in zone ad alta vocazione turistica, dove dà segnali di vivacità il mercato delle seconde case. La «maglia rosa» spetta a Primiero, Vanoi e Tesino con le transazioni cresciute del 53%. Bene anche l’altopiano di Folgaria e Lavarone (+30%), la val Rendena (+15%) e l’Alto Garda e la val di Ledro (+11%), val di Non e val di Sole (+25%). Ma una ritrovata  effervescenza del mercato si riscontra anche in Rendena (+15%); Vallagarina (+15%); valle dei Laghi (+24%), valli del Leno (+33%), valli Giudicarie (17%), molto bene anche la Valsugana con un +27%. Il dato è appena positivo per le valli di Fiemme e Fassa (+3%).

Variazione negativa invece per l’altopiano della Paganella (-20%), valore però da prendere con cautela per il numero esiguo di transazioni (33); e piana Rotaliana (-6%) e val di Cembra e altopiano di Pinè (-3%). Positivi anche i dati della città capoluogo dove le transazioni sono aumentate di quasi il 18%. Il totale delle compravendite immobiliari in tutta la provincia tocca quota 6.955, con una crescita media del 16,2%.

Anche il dato relativo alle quotazioni al metro quadro traccia un panorama variegato. In vetta alla classifica troviamo questa volta Fiemme e Fassa con 3.415 euro (-0,1%), val Rendena con 3.400 euro (stabile), Primiero Vanoi e Tesino con 2.596 euro, e l’altopiano della Paganella con 2.459 euro. In fondo alla classifica relativa alle quotazioni al metro quadro si collocano  val di Cembra e Pinè (1.479 euro), le valli del Leno  (1.483 euro), le valli Giudicarie (1.565 euro), la Valsugana (1.583 euro). Il valore medio della provincia è di 2.143 euro al metro quadro, prezzi in sostanziale tenuta rispetto all’anno precedente (-0,2%).

L’Osservatorio del mercato immobiliare ha poi fatto un approfondimento sul mercato immobiliare nella città di Trento. Il centro storico viaggia su quotazioni sempre elevate: 3.825 euro al metro quadro. Quotazioni oltre i 3.000 euro anche per via Pietrastretta, via Malvasia, via Manzoni, Torre Verde, Torre Vanga, via Propositura, via Rosmini (stima di 3.075 euro al metro). Il metro quadro sale a 3.450 in via San Francesco, Corso Tre Novembre, viale Rovereto, viale Trieste, via Grazioli. Sempre elevati i prezzi in Bolghera (3.350 euro), ma il record, almeno stando a questa rilevazione, spetta al quartiere le Albere dove si toccano i 4.400 euro al metro quadro. I prezzi per l’area urbana nel 2017 hanno registrato una lieve flessione (-0,4%).

Sfiorano i 3.000 euro al metro le quotazioni anche nei quartieri di San Bartolomeo e Clarina. Stabili anche i prezzi nei sobborghi del capoluogo: Martignano (2.475), Cognola (2.475), Povo (2.600), Villazzano (2.475), Ravina (2.313), Mattarello (2.425); Sopramonte e Cadine (2.050), Meano, Vigo Meano, Gazzadina (1.950).
«Siamo certo lontani dai grandi volumi di transazioni di un passato recente - scrive l’Osservatorio - ma se si leggono i dati dell’Agenzia delle Entrate, unitamente a quelli di Istat e Banca d’Italia, ponendo attenzione ai cicli storici e alle previsioni positive sul trend dell’economia italiana, è possibile guardare al futuro del mattone con un certo ottimismo».

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