Le trote Astro in farmacia Capsule Omega3 «trentine»

Gli Omega 3 provenienti dalle trote trentine dell’Astro finiranno nelle capsule vendute da un grande gruppo nazionale della farmaceutica con cui la cooperativa dei troticoltori ha siglato un accordo nelle ultime settimane.

Ma non basta: il Consorzio per la tutela dell’Indicazione geografica protetta che con Astro è l’attore principale della troticoltura provinciale ha infatti ottenuto dal ministero l’autorizzazione per la promozione e il controllo del prodotto Igp per la trota trentina. E in prospettiva si attende la stessa competenza anche per il salmerino Igp.

«Abbiamo ottenuto l’Igp un anno e mezzo fa per la trota - spiega Diego Coller, direttore di Astro e del Consorzio - ora come Consorzio possiamo fre i controlli sulla trota e agire sulla promozione dell’Igp. Possiamo avere una corsia preferenziale anche sui finanziamenti europei e possiamo andare a controllare se abbiamo il dubbio che qualcuno compri una trota dal Veneto e poi la vendano come Igp trentino. E questo a tutela del consumatore finale».

Il presidente del Consorzio è Barbara Pellegri, la vice è Silvia Cappello, mentre i consiglieri sono Marco Leonardi (altresì presidente di Astro), Giorgio Foglio, Andrea Armanini, Vittorio Facchini e Ermes Zontini.

Il fatturato 2017 di Consorzio e Astro, sottolinea Coller, «nel 2017 è stato in linea con il 2016 perché, nonostante la siccità abbia ridotto il prodotto disponbile, abbiamo puntato molto sull’Igp con prodotti più lavorati facendo una scelta che punta maggiormente sulla marginalità». In totale, tra Astro e Consorzio c’è stato un consolidato di 15 milioni di euro. Per il Consorzio i soci riconosciuti Igp sono 10, mentre quelli in attesa di riconoscimento sono un’altra trentina.

La Astro ha 25 soci, il liquidato al chilo nel 2017 è stato in media di 3 euro mentre «col primo gennaio 2018 abbiamo ritoccato i prezzi a 3,2 euro» spiega Coller. Le aziende aderenti vanno da una produzione di 1.000 quintali fino a 15.000 quintali. Già un’azienda con 1.200 quintali è sostenibile perché fattura circa 400.000 euro e se è un’azienda familiare può avere a fine anno una resa di 80 centesimi (100.000 euro di utile netto).

In sei anni tra l’altro il liquidato ai soci Astro è cresciuto da 2,4 a 3,2 euro al chilo. Inoltre, grazie a un accordo con un importante gruppo nazionale attivo nella farmaeutica, verranno vendute le capsule contenente omega 3 ricavata dai prodotti di sottoproduzione che poi verranno distribuiti nelle farmacie italiane e europee. Un progetto realizzato assieme al Dipartimento di ingegneria alimentare dell’università.

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