Alitalia, i lavoratori bocciano l'intesa: ora scenario incerto

I lavoratori di Alitalia, chiamati ad esprimersi con il referendum, dicono no al preaccordo per il salvataggio, aprendo così la strada al commissariamento della compagnia.

Il no al preaccordo per il salvataggio di Alitalia vince nettamente, affermandosi con 6.816 voti, contro 3.206 sì, vale a dire con il 67%. Lo riferiscono i sindacati comunicando il dato finale della consultazione.

A palazzo Chigi, intanto, il premier, Paolo Gentiloni ha incontrato i ministri per le Infrastrutture, Graziano Delrio, e dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. "Rammarico e sconcerto per l'esito del referendum Alitalia che mette a rischio il piano di ricapitalizzazione della compagnia". E' quanto dichiarano in un comunicato congiunto i ministri dello Sviluppo Carlo Calenda, dei Trasporti Graziano Delrio e del Lavoro Giuliano Poletti.

"A questo punto l'obiettivo del governo, in attesa di capire cosa decideranno gli attuali soci di Alitalia, sarà quello di ridurre al minimo i costi per i cittadini italiani e per i viaggiatori".

La vittoria del no apre uno scenario complesso che si contrappone alle attese di azienda, governo e sindacati confederali.

"Non c'è un'altra soluzione né possibilità di nazionalizzazione, bisogna seguire con coraggio la strada iniziata", ha detto in un'intervista al Tg1 Rai il ministro Delrio parlando.

Il ministro ha sottolineato quindi che "è necessario seguire con coraggio la strada iniziata, non c'è un'altra soluzione".

Anche i segretari di Cisl e Uil avevano fatto appello alla responsabilità: "Alitalia morirà se verrà bocciato il piano", dice Annamaria Furlan, mentre Carmelo Barbagallo sottolinea che ora "bisogna salvare il lavoro e non rendere vani i sacrifici dei lavoratori" ma poi servirà "un'effettiva discontinuità aziendale". 

L'Usb invece insiste nell'indicare come una "truffa" la consultazione dei lavoratori, difendendo l'indicazione data di votare no.

Oggi si dovrebbe riunire il Cda, per deliberare la richiesta di amministrazione straordinaria speciale. Probabile la contestuale uscita dei soci per consegnare di fatto 'le chiavi' dell'azienda al governo.

Formalizzata la richiesta, il ministero dello sviluppo economico procederebbe con la nomina di uno o più commissari (fino a 3).

Senza acquirenti o nuovi finanziatori al commissario non resterebbe infine che chiedere il fallimento della compagnia, con la conseguente dichiarazione di insolvenza da parte del Tribunale.

Il curatore fallimentare inizierebbe la procedura liquidatoria, con 2 anni di cassa integrazione, Naspi e quindi disoccupazione per i lavoratori, contestualmente la cessione "spezzatino" degli asset della compagnia.

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