Indagini su Fca e caso Vw Scontro fra Roma e Berlino

Non abbassa la guardia la Germania nella «battaglia» sulle emissioni auto che ha pesantemente coinvolto Volkswaghen e che ora, anche se in modo completamente diverso, negli Usa ha coinvolto Fca.

Al di là del dolo che lo stesso gruppo di Wolfsburg ha riconosciuto davanti alle autorità americane (4,3 miliardi di multa), Berlino soffia sul fuoco dell’indagine aperta negli States su Fca, per alimentare lo scontro che da mesi, in Europa oppone Italia e Germania e che vede «mediatrice e non arbitro» la Commissione Ue.

Ad attaccare, oggi, è stato il ministro dei Trasporti tedesco Alexander Dobrindt in una intervista alla «Bild am Sonntag». Ma pronta e secca è stata la risposta italiana, attraverso le parole del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e di quello dei Trasporti Grazieno Delrio.

«Le autorità italiane sapevano da mesi che Fca, nell’opinione dei nostri esperti, usava dispositivi di spegnimento illegali», ha detto Dobrindt, sottolineando che Fca si è «rifiutata di chiarire».

Poi l’affondo: per il ministro tedesco la Commissione Europea «deve conseguentemente garantire il richiamo» di alcuni modelli.

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Senza fronzoli le risposte di Calenda e di Delrio: «Berlino, se si occupa di Volkswagen non fa un soldo di danno», ha commentato il primo; «la richiesta di Berlino è totalmente irricevibile», gli ha fatto eco il secondo.
Che ha precisato: «abbiamo accettato di costituire a Bruxelles una commissione di mediazione perchè non abbiamo niente da nascondere. I nostri test dimostrano che non esistono dispositivi illegali e comportamenti anomali».

Secondo Delrio inoltre «questa interpretazione della Germania va contro le regole che ci siamo dati di responsabilità di ogni Nazione verso le proprie case produttrici. Noi non abbiamo chiesto nessuna ulteriore indagine su Volkswagen, ci siamo fidati di loro. È giusto che il confronto avvenga sulla fiducia e il rispetto reciproci».

Quanto al futuro, il ministro ha sottolineato che le strategie dell’Italia «mirano a ridurre drasticamente le emissioni di Co2 nel trasporto stradale. Per questo, abbiamo deciso, insieme agli altri Paesi europei, che dalla fine del 2017 entreranno in vigore i test di controllo delle emissioni eseguiti direttamente su strada, dove il comportamento dei veicoli è più rispondente a quello usuale».

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