Latte Trento, il bilancio tiene nonostante i prezzi in calo

Il presidente Carlo Graziadei: «Competere sui costi di produzioni industriali ed intensive di altre zone d’Italia e d’Europa è impossibile, ci si salva solo con la qualità»

Carlo Graziadei, presidente di Latte Trento, non vuole pensare ai contraccolpi che una crisi del latte potrebbe provocare su un territorio a vocazione turistica come il Trentino. Ma lo spettro di un forte ridimensionamento della produzione dovuto alla potenziale chiusura di molte stalle ha accompagnato stamani l’assemblea dei soci del Consorzio produttori latte delle valli trentine, in sigla “Latte Trento”. Nonostante il 2015 sia stato un anno molto positivo, il quarto consecutivo, che ha gratificato i soci con un prezzo medio liquidato di 0,49 euro al litro, appena due centesimi sotto l’anno precedente. 

Lo spettro si chiama, ancora una volta, fine delle quote latte, un regime di contingentamento europeo di produzione che in passato ha consentito agli allevatori di remunerare la produzione di latte in modo adeguato. E che ora, in un mercato totalmente liberalizzato, sono costretti a subire un calo generalizzato dei prezzi ben al di sotto dei costi di produzione. 

Tuttavia anche oggi non sono mancati i segnali di fiducia: il segno più evidente è il luogo scelto per l’assemblea, uno spazio ricavato all’interno del nuovo caseificio la prima casa frutto della fusione Trento-Fiavè sorta accanto all’attuale latteria che tra qualche mese potrà cominciare la produzione. 

Il presidente Graziadei non fa mistero di contare molto sulle nuove tecnologie e l’affidabilità di una moderna produzione nel pieno rispetto della tradizione per affrontare meglio un mercato che si è fatto turbolento. “Contiamo di migliorare ulteriormente la gestione contenendo sprechi e diseconomie, e poi proporre una gamma ben definita improntata sui valori territoriali di formaggi su cui puntare”. Funzionano le collaborazioni esterne: nel 2015 si è ulteriormente consolidata quella con Latterie Vicentine e sono aumentati i volumi con latte Busche e Latteria di Soligo. 

Ma per poter salvare il Trentino dalla chiusura del comparto zootecnico il presidente di Latte Trento giudica necessario anche un intervento strategico della politica. Competere sui costi di produzioni industriali ed intensive di altre zone d’Italia e d’Europa è impossibile: «Ci si salva solo con la qualità». Ulteriore segnale positivo riguarda un rasserenamento dei rapporti con il consorzio Concast Trentingrana.

Il valore della produzione si è attestato a 41,6 milioni di euro, in calo rispetto all’anno precedente (43,4 milioni). Utile di 92 mila euro, in linea con i valori del 2014. “L’andamento di mercato ha condizionato il risultato”, il valore e la filosofia dei contenuti dei prodotti  hanno invece sostenuto il reddito liquidato ai soci ha  affermato il direttore Sergio Paoli.

L’assemblea ha anche rinnovato un terzo del consiglio di amministrazione. I consiglieri riconfermati sono Manuel Carli, Tiziano Furlan, Claudio Lever, Carlo Sandri, Silvio Tomaselli; eletto nuovo consigliere per la Val di Fiemme Massimo Chelodi.

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