Terremoto in Pensplan Invest sgr per lo scandalo dei vitalizi d'oro

I vitalizi d’oro dei consiglieri regionali terremotano Pensplan Invest sgr. Il consiglio di amministrazione uscente della società di gestione fondi controllata da Pensplan Centrum, e quindi dalla Regione, si è dimesso in blocco.

di Francesco Terreri

I vitalizi d’oro dei consiglieri regionali terremotano Pensplan Invest sgr. Il consiglio di amministrazione uscente della società di gestione fondi controllata da Pensplan Centrum, e quindi dalla Regione, si è dimesso in blocco.

I consiglieri uscenti si sono dichiarati indisponibili a ricandidarsi a causa delle pressioni e degli attacchi arrivati proprio dal socio di maggioranza Regione. Dopo due mesi di incertezza, con il rischio che la Banca d’Italia commissariasse la sgr, in cda sono stati eletti i consiglieri di Pensplan Centrum, con Alessandro Tonina come nuovo presidente.

Pensplan Invest sgr gestisce fondi di investimento e fondi pensione per circa 1,3 miliardi di euro. Tra essi c’è il fondo Family, quello che raccoglie una parte dei vitalizi dei consiglieri trentini e altoatesini, con un patrimonio di 85,6 milioni a fine 2014. Il fondo è finito nella bufera scoppiata sui vitalizi d’oro. In particolare, dopo l’apertura dell’inchiesta penale che vede al centro i criteri di calcolo delle pensioni, le spettanze dei consiglieri sono state ricalcolate e una parte dovrebbe essere restituita.

Pensplan Invest è stato coinvolto nella stessa inchiesta penale, ma poi la posizione del presidente Stefano Tomazzoni è stata archiviata. Tuttavia le spese legali sul caso, insieme allo stop ad una grossa operazione immobiliare a Venezia, hanno portato in rosso i conti 2014 della sgr, anche se solo per 198 mila euro.

La Regione ha chiesto a Pensplan Invest di girare all’ente pubblico la parte indebitamente percepita dei vitalizi e non restituita spontaneamente dai consiglieri, pari a circa 6 milioni. La società ha risposto che l’operazione è impossibile senza un qualche provvedimento giudiziario: Pensplan Invest, come nel caso di una banca, non può spostare soldi che sono su un conto su richiesta di un ente, se non c’è una misura giudiziaria da applicare. Insomma i consiglieri regionali prima hanno fatto il pasticcio e ora vorrebbero che fossero i gestori tecnici a levare le castagne dal fuoco.

Il consiglio regionale ha insistito fino a segnalare Pensplan Invest alla Corte dei Conti e a scrivere lettere giudicate «attacchi personali» ai singoli consiglieri di amministrazione. A questo punto già nell’assemblea di bilancio di fine aprile il cda, che era in scadenza, non si è dichiarato disponibile alla rielezione a causa degli attacchi del socio di maggioranza. In consiglio, oltre al presidente Tomazzoni, sedevano Roman Jablonsky, Flavio Bazzana, Wilma Sassudelli e Dario Brandolini. Si è deciso di prorogare il cda uscente fino all’individuazione del nuovo board, ma per due mesi non si è riusciti a trovare persone disponibili a fare gli amministratori.

I consiglieri sono andati anche in Banca d’Italia, l’ente di vigilanza sulla sgr, a spiegare la situazione e le condizioni che impedivano di proseguire l’incarico. Bankitalia ha chiarito che una sgr non può essere governata in regime di prorogatio, se non si fosse provveduto sarebbe stato necessario il commissariamento.
A questo punto il 2 luglio i consiglieri del Centrum, la presidente Laura Costa, Alessandro Tonina e Rainer Steger, hanno accettato di essere nominati amministratori di Pensplan Invest insieme al manager Sparkasse Dario Bogni. Tonina è stato eletto presidente della sgr. Ma la completa coincidenza dei due cda è una situazione che non potrà andare avanti a lungo.

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