Dal 2008 persi più di due milioni di posti di lavoro tra gli under 35

La crisi ha bruciato più di due milioni di posti di lavoro tra gli under35. Il conto aggiornato dell'Istat sugli occupati tra i 15 e i 34 anni registra così perdite sempre più profonde: il passaggio dal secondo trimestre del 2008 allo stesso periodo del 2014 è stato fatale e degli oltre 7,2 milioni di giovani lavoratori ne sono rimasti solo 5 milioni e 129 mila. Un'espulsione di massa delle nuove generazioni dal mercato del lavoro che preoccupa i sindacati

La crisi ha bruciato più di due milioni di posti di lavoro tra gli under 35. Il conto aggiornato dell'Istat sugli occupati tra i 15 e i 34 anni registra così perdite sempre più profonde: il passaggio dal secondo trimestre del 2008 allo stesso periodo del 2014 è stato fatale e degli oltre 7,2 milioni di giovani lavoratori ne sono rimasti solo 5 milioni e 129 mila.

 

Un'espulsione di massa delle nuove generazioni dal mercato del lavoro che non fa che aumentare le preoccupazioni dei sindacati, tanto che il neosegretario generale della Cisl, Annamaria Furlan ha definito i dati "terribili" a cui rispondere con "interventi urgenti", ha sottolineato dal palco della manifestazione di Genova in occasione del Jobs day, una mobilitazione del sindacato che ha coinvolto tante piazza italiane. Per la leader della Cgil, Susanna Camusso, la soluzione sta in "un piano specifico di politica del lavoro per i giovani".

 

industria operai

Il presidente della Camera, Laura Boldrini, ha scelto una parola forte, "disperanti", per dare il senso della situazione. Fin qui il bilancio di quel che è stato da quando si è iniziato a parlare di recessione, adesso per il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, "bisogna fare tutto il possibile perchè si ricostruisca la fiducia", indispensabile per rilanciare gli investimenti e dare ai giovani "una speranza". Speranza messa a dura prova, visto che anno dopo anno l'occupazione è crollata (precisamente di 2 milioni 107 mila di under35 -29,1%) sotto i colpi della recessione, con il prezzo più alto pagato da chi si stava per affacciare o era entrato da poco nel mondo del lavoro. Certo, come noto, il crollo dell'occupazione non risente solo della crisi economica, in senso stretto. Al resto ha pensato l'innalzamento dell'età pensionabile che ha fatto da tappo agli ingressi. Il tonfo sconta pure il calo demografico, con i ranghi delle nuove generazioni già un pò ridotti in partenza.

 

Tuttavia anche il confronto dei tassi di occupazione, che annulla gli aspetti demografici, negli ultimi sei anni non ha fatto altro che scendere: se a metà del 2008 il tasso era al 51,2% ora è al 39,2%, con una sforbiciata netta di dodici punti.

Sempre con riferimento alla fascia 15-35 anni, che avvicinandosi alle soglie dell'età adulta arriva ad includere quanti non possono più rimandare l'appuntamento con il lavoro.

Intanto la prossima settimana continuano i lavori sul Jobs act, diventato un provvedimento collegato alla legge di stabilità.

E, infatti, ci sono misure che si incrociano, a partire dagli incentivi per il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.

 

Sgravi giudicati positivamente anche dal presidente della commissione Lavoro alla Camera e relatore del Jobs act, Cesare Damiano (Pd), che però avanza la necessità di correzioni: "Chiediamo al governo di spalmare l'incentivo su un numero superiore di anni - ad oggi sarebbero tre - e di vincolarlo al proseguimento dell'attività e al mantenimento dell'occupazione".

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