Peso del fisco al 44% In nero il 21% del Pil
Il carico fiscale in Italia è eccessivo, arriva a quasi il 44% del Pil. E in questa situazione una fetta importante dell'economia, circa un quinto, resta sommersa, sconosciuta a dati e statistiche. È la fotografia scattata dalla Corte dei Conti nel rapporto 2014 sul coordinamento della finanza pubblica. I magistrati contabili dedicano la loro attenzione alle misure e alla novità del governo Renzi, promuovendo gli intenti riformatori, a partire dalla spending review
ROMA - Il carico fiscale in Italia è eccessivo, arriva a quasi il 44% del Pil. E in questa situazione una fetta importante dell'economia, circa un quinto, resta sommersa, sconosciuta a dati e statistiche. È la fotografia scattata dalla Corte dei Conti nel rapporto 2014 sul coordinamento della finanza pubblica. I magistrati contabili dedicano la loro attenzione alle misure e alla novità del governo Renzi, promuovendo gli intenti riformatori, a partire dalla spending review.
Un contenimento della spesa, scrive la Corte, è «la strada obbligata» per ridurre il peso della tassazione sull'economia. Alla fine del 2013, sottolinea il rapporto, la pressione fiscale era infatti pari al 43,8% del Pil, quasi 3 punti oltre il livello del 2000 e quasi 4 rispetto al valore medio degli altri 26 Paesi Ue. Un prelievo «eccessivo e maldistribuito», come evidenziano anche i confronti internazionali sul peso che grava sul lavoro: il cuneo fiscale è in Italia pari al 47,8% rispetto ad una media Ue a 21 Paesi del 42%. Ma con la pressione fiscale alle stelle, a prendere piede è l'economia in nero, che, calcola la Corte, è arrivata al 21,1% del Pil, con un'evasione di Iva e Irap pari a 50 miliardi e con un'erosione probabilmente anche maggiore. Per questo, secondo i magistrati, tutto il sistema andrebbe rivisto e riformulato, partendo dall'Irpef, intorno alla quale ruota tutto il sistema fiscale italiano.
La spinta verso una riduzione ed un riequilibrio della pressione tributaria si deve però confrontare con i vincoli della finanza pubblica, che devono continuare ad essere ispirati al rigore ma non all'austerità. «La condotta di finanza pubblica richiede ancora molta accortezza e grande disciplina», ha spiegato il presidente Raffaele Squitieri, ma dopo quattro anni di rigore «uno sforzo eccezionale non può realisticamente essere protratto troppo oltre, in assenza di crescita economica».