L'auto di lusso costa meno ma con la targa estera

Hanno la targa bulgara, rumena, ceca, tedesca o di altri Paesi europei, ma in realtà sono automobili di lusso che circolano sempre in Italia pagando, però, tasse e assicurazione all'estero. Si tratta di un fenomeno cresciuto via via negli ultimi anni e difficile da fotografare nelle sue dimensioni reali, anche se c'è l'impressione di un aumento delle vetture straniere di alta gamma in circolazione, anche in Trentino

di Zenone Sovilla

Hanno la targa bulgara, rumena, ceca, tedesca o di altri Paesi europei, ma in realtà sono automobili di lusso che circolano sempre in Italia pagando, però, tasse e assicurazione all'estero. Si tratta di un fenomeno cresciuto via via negli ultimi anni e difficile da fotografare nelle sue dimensioni reali, anche se c'è l'impressione di un aumento delle vetture straniere di alta gamma in circolazione, anche in Trentino.
A favorire questo processo sarebbero stati il redditometro per scovare gli evasori fiscali e l'introduzione del superbollo a opera del governo Monti. Il quadro registrerebbe, da un lato, un flusso (confermato dai dati ufficiali) di auto di lusso italiane smerciate all'estero nel mercato dell'usato; dall'altro, il fiorire di servizi stranieri che forniscono automobili «high profile» con la formula del noleggio/leasing.
Parrebbero, insomma, due facce della stessa medaglia, se è vero che tra i possessori di bolidi a quattro ruote sono diffuse insofferenza e preoccupazione per le verifiche dell'Agenzia delle entrate, magari sollecitate dalla guardia di finanza dopo un controllo stradale. Disfarsi della vettura immatricolata in Italia e sostituirla con una straniera, sarebbe, dunque, l'alternativa. L'anno scorso Porsche Italia aveva criticato le «misure fiscali penalizzanti», denunciando un marcato calo delle vendite e un incremento dell'espatrio di  vetture usate (un migliaio al mese), malgrado nel resto del mondo il celebre marchio tedesco viaggi invece a gonfie vele. Nel gennaio scorso Porsche ha registrato un +9% in Europa a fronte di un -30% in Italia, dove ha piazzato soltanto 315 vetture. Resta da vedere, per questa come per altre marche prestigiose, quante siano le auto vendute e quante quelle consegnate e circolanti nel nostro Paese.
D'altra parte, per farsi un'idea dei «vantaggi» dell'operazione frontaliera basta dare un'occhiata ai siti Web che pubblicizzano queste offerte rivolte alla clientela italiana. Si troverà, per esempio, una società della Repubblica ceca che enumera tra i vantaggi quelli di carattere fiscale: non solo l'autoveicolo non è rilevabile dal redditometro ma, nel caso di imprese, la spesa del noleggio potrà figurare ufficialmente nei costi aziendali. Altri vantaggi elencati sono polizze assicurative e tasse di circolazione più economiche; la gestione sinistri compresa nel prezzo; anonimato garantito grazie al registro automobilistico non pubblico; rinnovo o risoluzione dal contratto senza oneri; l'inesigibilità delle sanzioni relative a controlli automatici, come autovelox e tutor, perché non riconosciute in vari Paesi europei, dove è richiesta anche l'immagine frontale del veicolo (il conducente deve essere identificabile).
Oltre ai canali commerciali, esistono poi altre forme utilizzate per viaggiare in Italia su macchine formalmente straniere, per esempio intestarle a una persona residente all'estero. Nel Web la questione suscita parecchio interesse e si trovano anche messaggi di sedicenti utilizzatori di tali auto che ironizzano sui parcheggi blu per loro «gratuiti», sulle revisioni fatte solo per posta, sugli sfortunati in attesa di un risarcimento assicurativo in seguito a un sinistro causato dalle «supercar».
Quello assicurativo, infatti, potrebbe rivelarsi un altro fronte di criticità, tuttavia, almeno in Trentino, non vi sarebbero preoccupazioni, come spiega il direttore generale dell'Itas, Ermanno Grassi, precisando che al momento non si registrano dinamiche tali da far scattare un allarme.

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