Animali / Il caso

Orsi, l'Oipa alla Provincia: per la gestione bastava seguire il modello del Parco d'Abruzzo

Dopo la tragedia di Caldes, in cui il giovane Andrea Papi è morto a causa di un'aggressione, il sodalizio animalista accusa le autorità trentine di "azioni lacunose per favorire una serena convivenza tra gli orsi e le comunità locali. Rifiutate da Trento risorse ministeriali per un piano di convivenza". In Abruzzo nelle zone di riserva integrale o generale è vietato uscire dai sentieri

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TRENTO. La Provincia autonoma di Trento "prenda esempio dalla corretta gestione della fauna selvatica attuata dal Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm), dove non si sono mai registrati particolari problemi di convivenza tra umani e animali".

Così l'Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che torna sulla vicenda del runner morto in val di Sole, Andrea Papi, vittima dell'orso durante la discesa dal monte Peller.

"Mentre gli esperti fanno notare come non sia il numero di orsi a causare problemi, ma le occasioni d'incontro con gli esseri umani, che dovrebbero quindi essere opportunamente limitate anche con l'allestimento di corridoi ecologici, il solo considerare la gestione illuminata della Pnalm evidenzia come nella Provincia autonoma di Trento, al contrario, le azioni finalizzate a una serena convivenza tra gli orsi e le comunità locali siano state a dir poco lacunose.

Nel Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, il movimento degli escursionisti è regolamentato: nelle zone di riserva integrale e di riserva generale è vietato uscire dai sentieri.

In alcune aree si può andare liberamente, anche con il cane (al guinzaglio), o il con il cavallo o in bici, ma in altre no, come ha spiegato in questi giorni Luciano Sommarone, direttore del Parco.

Come si poteva pensare che reintrodurre a forza gli orsi nelle Alpi e soprattutto nella provincia di Trento, densamente popolata, non avrebbe potuto causare qualche problema senza la messa in campo di strumenti d'informazione e di prevenzione?

Stupiscono le dichiarazioni dell'ex ministro dell'Ambiente Sergio Costa, che in un'intervista ha dichiarato come la Provincia autonoma di Trento rifiutò un piano di convivenza con i grandi carnivori che avrebbe messo in campo risorse per un serio monitoraggio in tempo reale (anche per informare la popolazione) e un 'diverso modo di gestione dei rifiuti per evitare la confidenza dell'animale selvatico nelle zone abitate'.

"La Provincia di Trento ha investito poco o nulla in termini di prevenzione, compresi i corridoi faunistici, che eviterebbero sconfinamenti e incidenti, e quasi inesistente è stata in questi anni l'informazione e la formazione per un corretto comportamento in escursione", commenta il responsabile per la fauna selvatica dell'associazione, Alessandro Piacenza.

[nella foto, un cartello lungo una strada in Abruzzo]

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