Ghiacciaio / Tragedia

Marmolada: il racconto del rifugista Toldo, ha salvato una ragazza scavando nel ghiaccio

Il giovane perginese gestisce il Rifugio Ghiacciaio, la colata di ghiaccio è passata a 50 metri dalla terrazza: «Ho trovato le corde, le ho seguite». Ha estratto Laura Sartori, sua compaesana, per gli altri più niente da fare. Questa mattina, 8 luglio, poco prima delle 7, sono riprese le ricerche. Dieci le vittime accertate (sei identificate), si ritiene che vi sia ancora un disperso sotto la massa di ghiaccio, sette i feriti in ospedale

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di Luigi Oss Papot

CANAZEI. Corpi dilaniati, lo shock nel vedere un pezzo di ghiacciaio venir giù fragorosamente, passarti accanto, immaginare che in quel tritacarne naturale potrebbero esserci persone, tante persone: «Una tragedia». Queste le poche parole di Luca Toldo, giovane perginese che da novembre dell'anno scorso ha aperto il rifugio Ghiacciaio Marmolada a 2.700 metri di quota e che ha assistito in presa diretta a quanto stava accadendo sul ghiacciaio della Marmolada, domenica pomeriggio.

Questa mattina, 8 luglio, sono riprese le ricerche. Dieci le vittime accertate. Cinque le persone reclamate dalle famiglie (fra queste si ipotizza vi siano ancora un disperso e quattro delle sei vittime non ancora identificate), sette i feriti in ospedale.

Un video, ripreso proprio dall'esterno del rifugio, mostra l'enorme distacco dal ghiacciaio passare accanto al rifugio, fra un boato di morte e una coltre polverosa bianca ad avvolgere tutto, e portare con sé chissà quante vite.Il giovane gestore del rifugio, assistendo a quella scena, non ci ha pensato due volte ad inforcare gli scarponi e correre in direzione del distacco, anche perché pochi istanti prima aveva appena salutato la comitiva con anche diverse persone del perginese, e quindi conosciute.

Fra loro Laura Sartori, ventinovenne estratta viva dalla valanga di ghiaccio e detriti, trovata ed estratta proprio da Toldo: fortunatamente non versa in gravi condizioni.

Per gli altri invece si può solo immaginare cosa sia accaduto. Il giovane gestore ha trovato, in quel cataclisma, cordini di sicurezza approntati dalle compagnie in escursione, ma quello che è riuscito a recuperare risalendo al bandolo di quella matassa non erano già più persone.

I racconti dei primi momenti e dei primi soccorsi sono indescrivibili, il racconto in prima persona si incrina, si interrompe... un sospiro lascia immaginare la scena ed i sentimenti provati in quei momenti.

comprensibile dunque come sia lui, giovane amante della montagna e che sta affrontando la sfida di tenere aperta la Capanna di Ghiaccio (anche durante lo scorso inverno), sia i soccorritori, già più avvezzi alle tragedie in alta quota, siano rimasti sotto shock nel trovarsi davanti una tragedia simile.

«La terrazza del rifugio era piena, eravamo in pieno servizio - racconta Toldo - e d'improvviso hanno incominciato a gridare "valanga!". Inizialmente non ho capito come potesse esserci una valanga, dato che non c'è neve. Ma poi abbiamo visto venir giù la colata, a meno di cinquanta metri dalla Capanna e dalla terrazza, ed in un attimo siamo stati avvolti da una nuvola bianca».

Sembra un racconto dell'orrore, ma invece è la cronaca, in presa diretta, di una delle più grandi tragedie della montagna italiana degli ultimi anni.Il distacco ha sfiorato la Capanna Rifugio Ghiacciaio, passando per l'appunto a meno di 50 metri: qualche detrito è arrivato nei pressi della costruzione, mentre fortunatamente il grosso della valanga ha preso un'altra direzione per la conformazione della montagna in quel punto, che ha deviato la discesa della massa ghiacciata: il rifugio è costruito su un dosso, quindi solo se si fosse staccato tutto il ghiacciaio insieme sarebbe stato messo in serio pericolo.

«Tutti gli ospiti sono stati fatti scendere a valle -prosegue Luca- sotto shock. Io sono rimasto a dare una mano nei soccorsi inizialmente, poi qui al rifugio, a preparare un pasto caldo o assicurare un letto alle persone impegnate nelle ricerche, visto anche il maltempo di queste ore. Tutta la zona è invece "off limits", sia per il pericolo di altri crolli sia per consentire alle ricerche di avvenire in maniera più sicura e delicata possibile».

Immagini, quelle viste e vissute in questo fine settimana estivo che si è trasformato in un incubo, che molto probabilmente rimarranno impresse per sempre nella memoria di Luca.

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