Lupo / L’intervento

Il presidente degli allevatori trentini non ha dubbi: «Zootecnia e lupo sono incompatibili, convivenza impossibile»

Giacomo Broch: “Finché non si applicherà qualche misura il lupo avrà sempre meno paura e, di conseguenza, prima o poi ci entrerà in casa”

IL FATTO Lupa investita a Loppio
LO SPAVENTO Accerchiato da 7 lupi
IL RACCONTO “Pensavo di morire”
PROVINCIA "Sì agli abbattimenti"

di Nicola Maschio

TRENTO. Gli allevatori trentini invocano chiarezza, per capire come affrontare il problema (perché dal loro punto di vista si tratta proprio di questo) del lupo. L'appello principale, lanciato dal presidente della Federazione Giacomo Broch, è rivolto alla politica: ma non tanto a quella locale, che lo stesso Broch riconosce «avere le mani legate sotto diversi aspetti», quanto invece a quella europea.

La gestione del lupo infatti, prosegue, dovrebbe passare da decisioni condivise, che permettano a tutti di capire come muoversi e come arginare le complessità legate all'evidente aumento della specie. Per i 900 professionisti del settore trentini, senza dimenticarsi degli hobbisti (coloro che hanno qualche animale ma che non vivono delle attività legate ad essi) che comunque svolgono un ruolo fondamentale nell'intero sistema, ora la tematica è diventata un nodo da sciogliere. E il tempo stringe.

 

Il viaggio a passo Coe: nel "regno dei lupi", tra la paura e la curiosità della gente

A passo Coe, sull’altopiano di Folgaria, i lupi si spostano con grande dimestichezza. Sabato 15 gennaio, nei pressi di malga Posta, un branco di 7 lupi ha assalito e sbranato un cane. L’episodio ha riaperto un vivace di battito sulla convivenza in montagna con i lupi. Siamo andati a vedere.

Presidente Broch, partiamo da una certezza: la presenza del lupo è in forte aumento ovunque.

«Ma certo, ed è ovvio, dato che il lupo si trova al vertice della catena alimentare e non è preda di nessuno. Bisogna però porsi una semplice domanda: vogliamo che la zootecnia rimanga in montagna? Se sì, allora non possiamo tornare al 1700 con il lupo libero come se niente fosse. In caso contrario, dal canto nostro ci adegueremo, ma bisogna che sia chiaro che zootecnia e lupo insieme non possono coesistere».

Dunque per lei una convivenza è impossibile?

«Esatto, perché il lupo vive di predazione e quest'ultima non si riflette solo sugli animali selvatici, ma anche su quelli domestici come i nostri. Si parla spesso di sistemi di sicurezza o recinzioni, ma non tutti possono installarle ed anzi, in alcune zone è proprio impossibile. Inoltre, non dimentichiamoci che la sopravvivenza deve essere anche economica: gli allevatori non possono permettersi di spendere sempre cifre importanti per simili infrastrutture, la soluzione deve essere un'altra».

Ad esempio l'abbattimento?

«Non siamo esperti, ma viviamo quotidianamente la montagna e sappiamo che il problema c'è. Non siamo però nemmeno di quelli che invocano l'abbattimento come unica soluzione e nemmeno cominceremo a prendere i fucili per risolvere tutto da soli. Tuttavia, siamo convinti che la politica debba prendere delle decisioni, anche se queste ultime dovrebbero arrivare prima a livello europeo. Noi al momento non possiamo che adeguarci a quanto sta accadendo, ma chiediamo a chi di dovere di dirci cosa dobbiamo fare».

La recente aggressione di Folgaria però vi ha messo in allarme?

«Diciamoci la verità, era inevitabile che succedesse un fatto del genere. Non vogliamo esprimerci su quanto accaduto, ma finché non si applicherà qualche misura il lupo avrà sempre meno paura e, di conseguenza, prima o poi ci entrerà in casa. Qui torniamo al discorso iniziale: se vogliamo che la zootecnia d'alta quota persista, così come i paesaggi da cartolina e il turismo montano, vanno imposte delle regole e deve essere la politica a muoversi in questo senso. Noi ci chiediamo: perché il lupo a livello europeo è ancora così "super protetto"? Siamo sicuri che si debba ancora seguire questa strada? Come già detto, noi ci adegueremo alle scelte, ma vogliamo che siano chiari i diversi scenari ai quali stiamo andando incontro».

Quale è lo stato attuale degli allevatori trentini?

«Purtroppo c'è grande rassegnazione. I prezzi delle materie prime sono alle stelle, in più ci sono grandi difficoltà nell'ottenere i terreni e i cambiamenti climatici fanno soffrire il comparto. Se a tutto questo aggiungiamo il problema del lupo e tutto ciò che ne consegue, compresa la mancanza di una linea d'azione, il quadro è completo. È un tema molto serio, in Trentino abbiamo il pascolo, che per la biodiversità è fondamentale, ma il lupo in questo momento sta minando molti settori e i danni ambientali sono evidenti».

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