Montagna / Il personaggio

Stefano Ghisolfi, uno dei sei arrampicatori più forti del mondo: «Ho deciso, sono venuto a vivere ad Arco»

Il forte atleta delle Fiamme Oro, la sua scelta di vita, la sua visione dello sport: «Io e la mia ragazza siamo felici sì. Qui abbiamo trovato ciò che desideravamo. Un territorio bellissimo tra il lago e le montagne, tante falesie da esplorare, ma soprattutto la percezione di essere dentro una società di arrampicatori»

di Carlo Callin Tambosi

ARCO. Stefano Ghisolfi, atleta delle Fiamme Oro, vincitore della coppa del mondo Lead 2021, racconta del suo trasferimento ad Arco e la sua idea dell'arrampicata. Ha deciso: è diventato cittadino del Basso Sarca.

Stefano, come è maturata questa tua scelta?

Ero venuto più volte ad Arco ad arrampicare, ovviamente. Poi un giorno con la mia ragazza ci siamo detti, ma se andassimo a vivere ad Arco?

E come è stata? Sei felice di questa tua decisione?

E' stata esattamente come ce la siamo immaginata e siamo felici sì. Qui ad Arco, in Trentino, abbiamo trovato ciò che desideravamo. Un territorio bellissimo tra il lago e le montagne, tante falesie da esplorare, ma soprattutto qui ho la percezione di essere dentro una società di arrampicatori, non mi sento, come dire, un corpo estraneo, ma qui tanti arrampicano, ovunque trovi gente che arrampica, i miei amici sono tutti arrampicatori, viviamo in una specie di mondo parallelo dove sono tutti scalatori.

E sono trentini?

Vengono da tutto il mondo e da altre parti di Italia, chi da Modena, chi da Padova, chi da altri posti, ci sono anche trentini originari ma forse la maggior parte sono scalatori come noi che hanno deciso di trasferirsi dalla città ad Arco per vivere l’arrampicata quotidianamente.

E quindi non torneresti indietro.

Qua abbiamo trovato esattamente ciò che cercavamo, rifarei questa scelta ogni volta. L’unica cosa che mi manca di Torino sono i miei genitori e la mia famiglia, che però andiamo sempre a trovare.

A parlare è Stefano Ghisolfi e prima di incontrarlo avrei detto: il più forte arrampicatore italiano e uno dei sei più forti uomini che al mondo hanno scalato vie gradate 9b + che sono in sei a appunto, in tutto il mondo. Lui, Stefano Ghisolfi, l'unico italiano, Adam Ondra, il ceco, l'unico che appare un po' più forte di tutti gli altri, Jakob Schubert, austriaco, Alexander Megos, tedesco, Chris Sharma, americano, e ultimo arrivato il giovanissimo Sean Bailey, americano anche lui.

E in qualsiasi altro sport sarebbe così, diresti "il più forte italiano, uno dei più forti del mondo". Ma poi ci parli e capisci che, se è oggettivo che lui è uno dei sei più forti al mondo, questa nozione da sola non basta. Il suo modo di porsi quando ti parla, ti pare di vedere il ragazzino che a sedici anni ha iniziato a vincere tutte le gare che faceva senza neppure rendersene conto, ti fa capire che la realtà è un’altra e ha a che fare con l’arrampicata come fatto non puramente individualistico. Ci spiega lui stesso perché.

Stefano, quindi però la cosa che ti ha segnato di più è stata la salita di Perfecto Mundo (il suo primo 9b+ a Margalef in Spagna) ?

Sì direi di sì

Racconta

La via è stata vista per primo da Chris Sharma, ma poi a chiuderla è stato per primo Alex (Megos) e poi l’ho chiusa anche io, ma la cosa bella è stata che per qualche giorno ci ho lavorato insieme a Chris e Alexander, insieme, e ci incitavamo l'uno con l'altro... Fin che alla fine ce l’ho fatta, dopo un anno di tentativi...è stata dura provarla per così tanto tempo. giorno dopo giorno, per chiuderla, ma la cosa più bella è che abbiamo condiviso dei bei momenti e non c’era competizione, ma sempre collaborazione con gli altri.

Quindi questi mostri dell'arrampicata mondiale non sono tuoi competitori?

No, siamo tutti amici. Se Alexander viene ad arco, mi chiama e andiamo a scalare insieme.... Stessa cosa per Adam, o sei io vado a trovare uno di loro. Al di fuori della pura competizione è bello condividere allenamenti e giorni di scalata insieme, è motivante e utile a migliorare per tutti. Anche se in gara siamo uno contro l’altro, in falesia e al di fuori della parete siamo amici.

Già poi a Megos gli hai pure sgradato Bibliographie (a  Céüse in Francia) che lui aveva indicato come possibile 9c e che tu hai poi invece gradato 9b+ non se l'è presa?

La scelta di sgradare Bibliographie non è stata facile, ci ho pensato molto e alla fine ho capito che secondo me il grado giusto per la via era 9b+. Ne ho parlato anche con Alex, sia durante i miei tentativi sia quando l’ho fatta e abbiamo capito che con il mio nuovo metodo era giusta la valutazione di 9b+, era d’accordo anche lui e non c’è stato rancore da parte di nessuno, anzi, la sincerità è stata apprezzata da tutti.

Certo anche a te poteva fare comodo dire che avevi scalato un 9c giusto?

Ho preferito la sincerità alla “gloria” di aver scalato un 9c, che dentro di me sapevo essere fittizia. Sarei stato il terzo scalatore al mondo a salire una via di 9c, ma ho preferito rifiutare un titolo che non era sincero e che sentivo diverso.

Già perchè agli occhi di chi vi segue, tu con quella salita hai negato il suo 9c.

Non ho negato il suo 9c, ho solo dato una mia opinione sulla difficoltà della via. Chiunque scala una via può dare una sua opinione sul grado e possono variare, a volte di molto, in questo caso solo di mezzo grado. E’ successo anche su vie che ho liberato io, è una pratica normale nel mondo dell’arrampicata che funziona se usata con sincerità e non con malizia.

E quindi sì, dire che Stefano Ghisolfi è il più forte italiano e uno dei sei più forti del mondo è dire una cosa vera, ma parziale. Perché Stefano non è solo, ma lui e quelli che in un altro sport sarebbero solo i suoi antagonisti sono amici con i quali condivide un percorso di sfida. Sono un manipolo, di cosa ditelo voi, di guerrieri, di esploratori, di visionari che in questi anni, insieme, stanno alzando l'asticella dell'arrampicata, stanno vedendo cose che altri non avevano viste, perché erano, apparivano, così impossibili che parevano fuori dall’immaginabile e quindi dall'esistente.

E’ così, Stefano?

Sì è così, anche Erebor, che oggi è una delle vie più dure d’Italia e la prima che io ho chiodato, è in una vecchia falesia di Arco, dove la via più facile è 7c+, si pensava che la falesia fosse già piena di vie e non ci fosse spazio per altre, Invece alzando lo sguardo ho visto una possibile linea che passava in mezzo, ho pensato fosse possibile, l’ho chiodata e l’ho provata e alla fine è diventata Erebor, che ho gradato 9b/+

Fantastico, hai visto una cosa che prima non esisteva. Siete un gruppo di esploratori.

Stefano mi sorride.

L'arrampicata è esplorazione del possibile e noi trentini dobbiamo essere grati a Stefano Ghisolfi. Attraverso lui e Adam Ondra che passa qui molti mesi all'anno, Arco, che ha fatto la storia della arrampicata, continua ad essere uno dei luoghi cardine della storia dell'arrampicata mondiale. Ed è bello che lo sia per il lavoro di un uomo che ha scelto di amarla. Di farla sua, pur non essendoci nato, perché qui ha deciso di farci un pezzetto di storia, che non è ancora finita. Non sono i natali a fare una terra. La terra la fanno gli sguardi e la terra la fanno le azioni...

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