Montagna / La tragedia

Ferrata delle Aquile, l’assurda morte del ragazzo di 25 anni: «Gli è crollato un pezzo di terreno da sotto i piedi», raccontano fratello e zio che erano con lui

La tragedia di sabato non ha avuto testimoni: «Era dietro una curva, abbiamo solo sentito il botto del pezzo di sentiero che si staccava», ma lui in quel punto no nera assicurato

di Leonardo Pontalti

PAGANELLA. Aveva iniziato da pochi minuti la sua escursione, lungo la ferrata delle Aquile, in Paganella: improvvisamente, in un tratto semplice, ma esposto, Aronne Bettoni è precipitato a valle per un centinaio di metri. Un volo che non ha lasciato scampo al venticinquenne di Bozzolo, in provincia di Mantova: la tragedia, ieri poco dopo le 11.30, si è consumata sotto gli occhi del fratello del giovane e dello zio dei due ragazzi. I tre avevano raggiunto il Trentino in mattinata, per concedersi una giornata in quota approfittando della bella giornata. Dopo aver raggiunto Andalo erano saliti in cima alla Paganella, da dove si raggiunge l’attacco della ferrata. Dal rifugio La Roda, il percorso nel tratto iniziale della via attrezzata è in discesa: passaggi esposti, e dotati di cordino, ma tutto sommato semplici, che si affacciano sul canalone Battisti. È stato nell’affrontare quel tratto che Aronne Bettoni è precipitato: ancora non è chiaro quello che può essere accaduto: forse una distrazione, forse un piede messo in fallo. Quello che purtroppo è certo, è che in quel preciso momento il venticinquenne non era assicurato al cordino con i moschettoni del proprio imbrago, che portava regolarmente così come il caschetto.

Il fratello Ruben e lo zio di Aronne lo hanno visto cadere nel vuoto e sparire tra rocce e vegetazione sottostanti. 

La notizia della scomparsa di Aronne Bettoni ha suscitato grande dolore in tutto il Mantovano: a Bozzolo la sua famiglia è molto nota, il padre Gabriele è consigliere comunale e la mamma Elisabetta è responsabile dell’anagrafe. I genitori del venticinquenne sono saliti a Fai ieri, anche per restare vicini all’altro figlio, Ruben e per occuparsi delle pratiche per il trasferimento della salma a Bozzolo, previsto per lunedì.

Con tutta la vita davanti, Aronne era una mente brillante: si era laureato al Politecnico di Milano in ingegneria aerospaziale e in ingegneria della logistica a Parma. Alla Gazzetta di Mantova lo zio Davide Luani, che era con la vittima e l’altro nipote, Ruben, ha raccontato i terribili istanti di ieri: «Eravamo partiti sì e no da una mezz’ora - spiega ancora sconvolto per l’accaduto -. Io ero davanti, Ruben dietro di me e poi Aronne. Eravamo su una cengia, un terrazzamento orizzontale abbastanza largo. Siccome Aronne era rimasto indietro, ci siamo fermati per aspettarlo. Lui era dietro una piccola curva e non lo vedevamo. Abbiamo sentito un tonfo. D’istinto ho guardato avanti perché più oltre c’era il tratto più difficile. Poi ci siamo girati subito indietro ed abbiamo visto Aronne ormai nel canalone. È stato un colpo terribile». Nonostante l’adrenalina nelle gambe e il terrore che paralizza, Luani chiama il Soccorso Alpino. «Erano le 11 e 37 - dice -. Sono tornato leggermente indietro. Il terreno era franato e purtroppo abbiamo capito che si era staccato un pezzo sotto i piedi di Aronne, trascinandolo nel canalone. Una cosa assurda e impossibile da prevedere. Anche perché eravamo in un tratto facile. Ruben era sconvolto, ma ha avuto la forza di telefonare a suo padre dicendo che c’era stato un incidente».

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