Montagna / Natura

Inizia la stagione dei funghi, ma siamo leggermente in ritardo: «Luglio troppo secco, il via da agosto»

I consigli del presidente del Gruppo Micologico Bresadola, il più antico sodalizio italiano: «Cautela con le specie che possono essere pericolose, meglio affidarsi al servizio micologico di controllo»

TRENTO. È ancora presto per trarre i primi bilanci sulla raccolta, ma una cosa è certa: la stagione 2021 dei funghi in Trentino registra «un leggero ritardo».

È questo lo spaccato tracciato da Gianni Errigo, segretario ed esperto in materia del Gruppo micologico Bresadola di Trento. «Tecnicamente - ci ha detto - la stagione non è ancora iniziata, siamo proprio agli inizi. Questo perché il mese di luglio è stato molto secco e con poche piogge. Un clima poco favorevole che non ha predisposto le condizioni ottimali del terreno per la crescita».

Il trend conferma un andamento simile a quello degli anni scorsi. «La raccolta di solito entra nel vivo nei mesi di agosto e settembre, per poi concludersi con i funghi autunnali di ottobre. Sono diversi anni tuttavia che la stagione non ha mai inizio in modo precoce, ma tende a spostarsi verso fine agosto e settembre».

I motivi possono essere molteplici. L'abbondanza o meno di specie risente della quantità delle precipitazioni, dell'umidità del terreno e dell'aria, della presenza di giornate di sole e calore più o meno costante.

Anche il vento è un grande nemico dei miceti, così come l'escursione termica eccessiva tra il giorno e la notte, in grado di esporre i funghi a possibili sbalzi termici.

«In termini di raccolta l'anno scorso abbiamo registrato in settembre ed ottobre una buona produzione di porcini. Per il 2021 è difficile fare una previsione: tutto dipende dal meteo e dalle piogge».

Tra i funghi più diffusi in Trentino compaiono il porcino (Boletus Edulis), i finferli, le mazze di tamburo ed in autunno le russole, le morette e i lattari.

Massima attenzione agli esemplari velenosi: è possibile incontrare l'Amanita falloide o Tignosa verdognola, la cui ingestione è potenzialmente mortale per i danni al fegato. Parimenti nocivi sono il Cortinarius speciosissimus e il Cortinarius orellanus, che colpiscono i reni. Che sono facilmente confondibili con funghi mangerecci conme i Cantarellus.

«Bisogna sempre prestare attenzione alla raccolta, e se non si è sicuri, piuttosto, è bene lasciare i funghi nel bosco. È facile sbagliare: la determinazione di un fungo è composta dall'analisi di molti caratteri distintivi - ha proseguito Errigo - Non basta osservarne il colore. Quando si crede di conoscere un fungo, spesso, si sbaglia».

L'invito per i raccoglitori (oltre ad attenersi alla quantità massima consentita di 2 chili a testa al giorno) è quello di rivolgersi al servizio di controllo gratuito dei funghi che si svolge in piazza Vittoria a Trento dai micologi del Gruppo Bresadola e dell'Azienda aanitaria nelle giornate di lunedì, mercoledì e sabato dalle 8 alle 10 da luglio ad ottobre. Ma sportelli micologici ci sono anche nelle valli, come in Val di Fiemme.

 «L'anno scorso in diverse occasioni abbiamo individuato esemplari velenosi che se fossero stati consumati avrebbero creato problemi. È capitato ad esempio che si confondesse la classica moretta, Tricholoma terreum, con il simile e altamente tossico Tricholoma pardinum. È bene consultare degli esperti in caso di dubbi».

La tradizione micologica in provincia, d'altronde, è forse la più antica d'Italia. Basti pensare che il Gruppo Bresadola di Trento presieduto dall'esperto Marco Donini, con i suoi 500 soci, nato nel 1957, è il più «vecchio d'Italia», nonché il primo ad organizzare corsi per micologi con valenza nazionale.

«Trento è un punto di riferimento. C'è una grande tradizione scientifica e di appassionati» ha chiosato il segretario. Manca solo un dato all'appello: le zone più prolifiche? «La crescita è sviluppata su tutto il Trentino», anche se sulle mete predilette dai fungaioli, come da tradizione, resta il più stretto riserbo custodito di generazione in generazione.

«In determinate aree, amici della Bresadola hanno registrato difficoltà nel muoversi nel bosco a causa dei numerosi alberi caduti con Vaia. In altre invece, alcuni soci hanno iniziato a manifestare preoccupazione all'idea di uscire da soli per funghi per il timore degli orsi» ha concluso l'esperto. Anche se mai nessun cercatore di funghi è stato avvicinato da orsi, e la maggior parte dei cercatori non ha mai visto un orso nemmeno da lontano.

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