Montagna / Il caso

A piedi sui sentieri della Paganella: incubo biker, il racconto di una escursionista: "Ho avuto paura"

Francesca Chisté ha scritto una lettera alla Sat: «Sono tutti giovanissimi, scendono come proiettili, eppure il sentiero che ho percorso era segnato bianco-rosso, convivenza impossibile»

L'APPELLO La Sat: le regole vanno rispettate

PAGANELLA. Anche domenica scorsa è stata una giornata di soccorsi sulle «piste» da downhill della Paganella, dopo il record di interventi di sabato. Una situazione ormai abituale, visto che – come dichiarato dai responsabili – nei weekend ci sono in media 600 biker impegnati nelle spericolate discese dopo essere saliti con gli impianti in quota.

A farne le spese sono anche gli escursionisti a piedi. Come la nostra lettrice, Francesca Chistè, che dopo una brutta esperienza in prima persona, domenica scorsa, ha scritto una lettera alla Commissione Sentieri della Sat.

«Domenica 21 giugno sono partita a piedi da Fai della Paganella sul sentiero escursionistico Tre-Tre alla volta di malga Zambana. Il parcheggio a Fai, che serve normalmente le piste da sci, era già stracolmo e ho intuito che fosse per un raduno di biker da downhill o altra disciplina cosiddetta gravity (le competizioni sportive sono infatti al momento sospese), dato che la pista da sci era trasformata in circuito, con dei salti ben visibili creati appositamente in prossimità della curva sulla strada provinciale.

L’amara sorpresa, però, che anche il sentiero escursionistico da noi percorso (eravamo in due) fosse invaso da biker che scendevano dalla Paganella in downhill, tale per cui ci siamo trovati ininterrottamente questi biker (svariate decine in tutto) sulla sommità delle frequenti e ripide discese, proprio di fronte a noi e che a volte si scorgevano all’ultimo momento, che scendevano a valle a velocità molto elevate, con controllo del mezzo comprensibilmente limitato giacché il tipo di pratica, si sa, comporta inevitabili piccoli sbandamenti. Questo ci ha visti costretti a stare costantemente all’erta e a spostarci ove possibile di lato, lungo i fianchi stretti della montagna, per far loro strada (e non essere travolti, soprattutto).

Ho cercato più volte ove possibile di segnalare la presenza anche di altre persone dietro di noi sperando che rallentassero o almeno si facessero più attenti, tuttavia i biker, tutti abbastanza giovani, sembravano piuttosto indifferenti alla cosa e, al più ringraziando per la tratta lasciata libera o per la segnalazione, procedevano nella loro velocità adrenalinica.

Nonostante frequenti la montagna da più di 25 anni, mi sono vista in reale, costante pericolo ma per tornare indietro la strada era ormai avanzata e soprattutto non avevo nessuna intenzione di girarmi ritrovandomi in una situazione ancora più pericolosa, con i biker provenienti da dietro; il mio unico obiettivo è stato quindi quello di raggiungere al più presto cima Paganella passando dalla pista da sci per rientrare tramite gli impianti di risalita fino all’abitato di Andalo, come mio malgrado ho fatto.

Sono ora a chiedervi: è possibile che vi sia un unico tracciato per escursionisti e per biker che praticano downhill, peraltro presenti a frotte? O sono stata sfortunata io? Più volte ho cercato di decifrare la segnaletica del sentiero ma non ho trovato indicazioni utili in tal senso, il sentiero era segnato come tutti i sentieri CAI-SAT con segnaletica orizzontale bianco-rossa e cartelli segnavia e di sicuro non c’erano cartelli che indicassero una specifica destinazione d’uso.

Di certo è che la convivenza tra i due diversi fruitori della montagna non è possibile, pena l’incolumità delle persone a piedi (basti sapere che il giorno prima, come poi ho appreso dalla stampa, si sono verificati due incidenti tra gli stessi biker, trasportati in ospedale). Mi sono vista dei proiettili puntati addosso, più volte, e ho avuto veramente paura, e questo non è possibile.

Mi sembra ci sia quindi un’unica soluzione, quella di evitare l’uso promiscuo degli stessi percorsi. Ciò può avvenire ad esempio riservando ogni sentiero all’una o all’altra delle due categorie (escursionisti e biker) e vietandone l’uso opposto; oppure stabilendo un uso alternato degli stessi percorsi (a giorni o settimane alterne). Il tutto con regole chiare e ben visibili lungo il percorso, nonché fatte rispettare. Menziono appena il fatto che l’utilizzo dei sentieri di montagna da parte di chi pratica downhill (o altre discipline affini, che al momento vanno di gran moda) comporta inevitabili effetti demolitori verso la montagna perché causa ben visibili smottamenti e scoscendimenti del terreno nonché solchi nel tracciato, cosa che penso sia nota a tutti gli esperti del settore.

Chiudo con un’ulteriore, forse banale ma non troppo, osservazione: anche la presenza sempre più frequente di orsi sulle nostre amate montagne, date le apparenti attitudini ad aggredire l’uomo pur senza sollecitazioni e il sempre minor timore dimostrato nei confronti del genere umano, dà il risultato di far venir meno la passione per una pratica così salutare e bella. L’orso sarà specie protetta, ma anche l’uomo».

 

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