Montagna / L’avviso

Lavori alla ferrata Bepi Zac, cantiere aperto, la Sat invita a fare attenzione nella zona

Nel comune di Moena, il tracciato sui resti della Grande Guerra va dal passo delle Selle alla Sforcela del Ciadin: prima il disgaggio, poi la sotituzione di corde e chiodi

MOENA. Una delle ferrate più belle del Trentino, costruita su tracciati della Grande Guerra del massiccio Costabella-Cima Uomo, è chiusa dall’anno scorso per lavori. La Sat comunica iche ora è partito il cantiere di bonifica e disgaggio del tracciato promosso dal Comune di Moena.

Una zona molto delicata, dove è molto importante – dice la Sat – prestare attenzione a non oltrepassare la segnaletica che delimita i lavori, per non mettere a repentaglio la propria incolumità.

Nello specifico i lavori sulla ferrata (catalogata come sentiero E637) dovevano essere una semplice bonifica di aggiornamento, ma lo scorso anno il Comune aveva deciso di fare un intervento risolutivo anche di alcune criticità geologiche.

Lo scorso anno quindi si era deciso di affidare alla ditta Pek Disgaggi di Predazzo la sistemazione per un importo di quasi 65mila euro. La gara prevedeva una spesa di 71mila 535 euro ma l’azienda ha applicato un ribasso del 12%.
Si è aperto così un cantiere a una quota compresa tra i 2.500 e 2.800 metri. Dopo il passaggio degli operai della ditta di Predazzo la Sat rinnoverà chiodi, cordini, scale, di cui sono dotati alcuni tratti dei tre chilometri di percorso che va dal passo delle Selle alla Sforcela del Ciadin.
La chiusura della ferrata aveva sollevato preoccupazione tra gli operatori turistici ma anche tra gli estimatori del tracciato E637. Perché si è interdetto il passaggio dei tanti alpinisti che ogni anno l’apprezzano.
La ferrata, intitolata alla mitica figura di Bepi Zac, guida del posto, si muove su un territorio fortemente inciso dall’uomo. Qui migliaia di soldati austroungarici e italiani hanno scavato trincee, ricavato cunicoli, dormitori, postazioni di mitragliatrice, depositi nel corso dei primi anni della Grande Guerra. Dopo cento anni gli agenti atmosferici hanno reso insicuri passaggi e camminamenti.
Per anni volontari dell’associazione “Sul fronte dei ricordi” hanno cercato di mantenere liberi i passaggi e puntellare le rocce fessurate. Livio Defrancesco, presidente dell’associazione, ogni autunno sale in quota per chiudere la camerata dei Kaiserjäger (ancora con le parti in legno originali) per evitare che la neve portata dal vento riempia la cavità. Ai primi segni primaverili ritorna sulla postazione per riaprire le porte in modo che il calore del sole asciughi l’arredo ligneo.

Negli inverni nevosi (come l’ultimo) inforca sci e pelli di foca per liberare dalla neve “L’osservatorio italiano”, una postazione aerea dove è accolta parte delle immagini di “Guerra alla guerra”, la sequenza di foto del giovane anarchico tedesco Ernst Friedrich, presente nel museo “La Gran Vera” al Navalge di Moena.

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