Agricoltura / La polemica

Rendena, scontro tempestoso fra allevatori, va in scena lo «sciopero delle giovenche»

Malghe «accaparrate» da pochi prestanome, pascoli in mano a «furbi ed opportunisti»: l’assemblea di zona fa emergere uno scontro violentissimo, e per protesta quest’anno niente sfilata

di Giuliano Beltrami

VAL RENDENA. Semplice pausa, come sostengono i promotori della protesta, o de profundis, come teme (e vorrebbe evitare con un ultimo accorato appello) il sindaco di Pinzolo? Una cosa appare chiara: la sfilata delle giovenche edizione 2021 non si farà.

Lo ha deciso l'assemblea (in vero assai burrascosa, com'era prevedibile) dell'Unione allevatori dell'altra sera con 11 voti contro 3.

Questo il finale, non inatteso, dopo un paio d'ore con punte di riscaldamento climatico all'altezza dei tempi che corrono.

L'incontro nella sala della cultura di Pinzolo ha evidenziato quel che si sapeva: il malessere (come altro si può definire?) degli allevatori rendeneri. Una domanda: ruggini interne o rivendicazioni verso la politica e le istituzioni? C'è sicuramente la seconda istanza nelle parole degli intervenuti, ma l'altra sera è esplosa la prima, nonostante la presenza che voleva essere rassicurante di Mauro Fezzi (presidente Federazione allevatori) e dei pinzoleri Roberto Failoni (turismo provinciale) e Michele Cereghini (il sindaco).

Il documento del direttivo (letto dal presidente Manuel Cosi) parte morbido, ricordando la storia di secoli dell'alpeggio dei bovini, «pratica che fa parte del patrimonio storico, culturale, ambientale, professionale e sociale della comunità», con relativo obbligo morale di lavorare insieme per mantenere quel bene collettivo che è la montagna.

Ecco, lavorare insieme. «Negli ultimi tempi si è verificato in Rendena l'inedito accentramento di un considerevole numero di malghe nelle mani di pochi, accompagnato dall'aumento spropositato dei canoni di affitto». E già qua arrivano le prime onde d'urto.

Perché «fino a qualche anno fa questi fenomeni erano per lo più riconducibili ad aziende di fuori provincia, mentre oggi molti di questi episodi portano la firma di persone (talvolta organizzate in plurime società fittizie di prestanome) residenti e attive a livello locale».

Il dardo avvelenato è lanciato.Intendiamoci, «tutto permesso dalla normativa distorsiva che regolamenta l'utilizzo dei fondi europei», commenta Cosi, che bolla brutalmente detta normativa perché «sta trasformando la montagna in una sorta di paradiso fiscale per investitori senza scrupoli».

Con conseguenze catastrofiche: «"Concorrenza sleale che mette in croce le aziende tipiche».Che fanno i Comuni? C'è chi si impegna, a parere di Cosi, ma la maggior parte invoca il "danno erariale" per andare all'asta.

Carica l'artiglieria Cosi, quando parla di «malghe in mano a furbi ed opportunisti» capaci di determinare una «situazione gravissima e senza precedenti» che crea «preoccupazione, sconforto e rassegnazione». Insomma, ce n'è abbastanza per la conclusione: «Scusateci, ma dichiariamo convintamente che non si può festeggiare e portare avanti l'evento in un clima in cui alcuni non rispettano più l'etica di lavoro, fondamentale per la convivenza, pensando solo al proprio profitto personale. Ci vuole una vera unione di settore, e di settori, e non disunione. Sta a noi tutti insieme evidenziare le azioni non corrette».Parole di granito.

Ad allargare lo spettro ci pensa Mauro Povinelli, allevatore ed amministratore di Carisolo, che tira in ballo i parlamenti, incapaci di accettare le normative antiriciclaggio. «Non possiamo fare i sorrisetti per le vie di Pinzolo se non abbiamo garanzie». Il sistema non funziona.

E giù botte contro i "senza etica" e i "furbi".Il temporale si sta avvicinando: l'aria è elettrica. Non basta l'intervento del sindaco Cereghini, che invoca la necessità di fare la sfilata per evidenziare i problemi.

Ore 22,15: il tuono scuote la sala. Fabio Maffei (mai nominato, ma spesso criticato) urla: «Fuori i nomi! Fuori i nomi! Qui si critica e si insulta. Ma facciamo i nomi!». Voci roche e dialetto puro si aggiungono alle grida. La situazione rischia di scappare di mano al presidente.

C'è l'allevatore di Zuclo che se ne va amareggiato, chiedendo di «rispettarci, rispettarci, rispettarci». L'allevatore di Spiazzo difende le Asuc, accusando gli allevatori di «sparare cifre non congrue quando partecipano alle aste per l'affitto delle malghe». Altri intervengono con toni caldi. Poi si vota: la decisione è presa. La sfilata non si farà. Salvo cataclismi.

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