Pellicole / Dal Trentino

Transumanza, Vaia e la donna che gestisce il rifugio: i film sulla «cura del territorio» al Filmfestival

di Patrizia Niccolini

TRENTO. Storie di cura del territorio attraverso il lavoro di chi vive le montagne trentine. Così il Trento Film Festival 2021 presenta i film della sezione "Orizzonti Vicini" dedicata ad autori, produzioni, storie e protagonisti dal Trentino-Alto Adige in collaborazione con Trentino Film Commission. E tra i 16 selezionati, due documentari, entrambi in anteprima mondiale, hanno come scenario le valli di Fiemme e Fassa.

Il primo, intitolato "Con il sorriso" (Italia, 2021, 26') è il modo in cui Roberta Silva vive la montagna e la gestione del rifugio Roda di Vaèl situato nel gruppo del Catinaccio, in val di Fassa, a 2.283 metri di altitudine, iniziata nel 2005 con il marito Bruno De Luca, guida alpina scomparsa sulle cime di casa dieci anni fa. Il titolo del documentario di Andrea Azzetti, video-reporter che racconta una donna di montagna dopo "Il cercatore d'infinito" (2020) dedicato ad Armando Aste, indica l'attitudine di chi ha fatto del rifugio la sua "casa alta" e accoglie con gioia le persone che arrivano come si fa con gli ospiti a casa propria, affrontando la vita in quota con determinazione, crescendo due figli tra cime e valle, e con il cane Spritz, "custode" e testimone di una passione che la pandemia non ha vinto.

Silva infatti non ha mai pensato di mollare e a giugno 2020, quando i rifugi hanno riaperto, ha risposto con entusiasmo alla sfida di adeguare gli spazi pur di mantenere la funzione sociale dei rifugi - "non si possono lasciare i presidi di  montagna disabitati" -, interrogandosi sul futuro e riflettendo sul dramma collettivo. Il film è disponibile da lunedì 3 maggio sulla piattaforma online.trentofestival.it. Azzetti collabora come video-reporter con le maggiori testate nazionali e negli ultimi anni si è dedicato alla realizzazione di documentari biografici su alpinisti.

Realizzato dal giornalista e alpinista Emanuele Confortin, in collaborazione con la Comunità territoriale della valle di Fiemme e la Comunità di Primiero, il secondo lavoro è invece dedicato ad una famiglia di Bellamonte soprannominata "Diga" (Italia, 2021, 38') e narra "cronache transumanti". La pastorizia è una professione antica e alcune comunità di persone continuano a custodire questo sapere prezioso. Tra di esse, la famiglia Baldessari vive di pastorizia transumante da quattro generazioni e in autunno lascia la val di Fiemme per cercare l'erba in pianura, ritornando solo a primavera, ma al tempo del Covid, dell'iper-urbanizzazione e del ritorno dei grandi predatori, le regole del gioco sono cambiate. Disponibile online dal giovedì 6, alle 17.45, sarà proiettato al Multisala Modena.

Giornalista e documentarista, Confortin tratta di aree di crisi, migrazioni e minoranze in Europa, Medio Oriente e Asia. Tra i suoi progetti, "Dentro l'esodo, migranti sulla via europea" (Antiga, pp.216, 2017) e "Back to life in Iraq" (reportage-mostra itinerante con alcuni dipinti del 74enne artista iracheno Matti al-Kanun), e i documentari "Kinnaur Himalaya" (Trento Film Festival 2020) e "Coronavenice". Alpinista, è cofondatore e direttore della rivista Alpinismi.com.

La tempesta Vaia ha poi lasciato un segno indelebile e altri due documentari lo narrano: "Schianti" (Italia, 2021, 15') di Tobia Passigato, attraverso le voci di tre persone che hanno visto il bosco per anni amato e curato spazzato via,  è stato proiettato al Multisala Modena martedìe sarà disponibile online da oggi 6 maggio; e "Troiane" (Italia, 2020, 16') di Stefano Santamato, con protagonisti 400 tronchi che partono per il Teatro Greco di Siracusa, dove diventano muti testimoni di entrambe le tragedie, disponibile online e che domani, giovedì 6, alle 17.45, sarà proiettato al Multisala Modena.

Tobia Passigato è regista presso Indiana Production, ha collaborato con Gabriele Salvatores per "Italy in a day". È supervisore artistico del documentario "Fuori era primavera", racconto del primo lockdown italiano diretto da Salvatores.

Stefano Santamato si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 2014 e successivamente si forma alla Cfp Bauer di Milano e alla Documentary School di Locarno come documentarista. Lavora per la casa di produzione milanese The Blink Fish, e sviluppa una ricerca specifica sul rapporto tra architettura e audiovisivo.

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