K2, dispersi tre alpinisti membri della spedizione con l'altoatesina Lunger

Risultano ancora dispersi tre alpinisti che tentatavano l'ascensione invernale sul K2. Nel tentativo era impegnata anche l'altoatesina Tamara Lunger che circa due settimane fa è riuscita a scendere fino al campo base avanzato mettendosi in salvo.

I tre alpinisti dispersi sono l’islandese John Snorri, il pakistano Ali Sadpara e il cileno Juan Pablo Mohr.

Lo riferisce via social Chang Dawa Sherpa che si trova al campo base: «Da più di 30 ore non abbiamo loro notizie e i loro localizzatori Gps sono spenti».

Nelle prossime ore è prevista una ricognizione in elicottero da parte dell’esercito pachistano.

Un'altro momento dramamtico per la cordata di cui faceva parte l'alpinista sudtirolese che in queste ore dovrebbe proseguire il percorso per abbassarsi di quota dal campo base e quindi rientrare.

A metà gennaio era morto l’alpinista spagnolo Sergio Mingote Moreno, che a sua volta faceva parte della spedizione con Tamara Lunger. Un duro colpo per la forte alpinista italiana, che ha visto morire il compagno di cordata ed ha partecipato personalmente alle operazioni di recupero della salma insieme ai nepalesi.

Mingote Moreno è morto per le ferite riportate precipitando in un crepaccio durante il ritorno dal Campo 1 al Campo Base della seconda vetta del mondo, conquistata venti giorni fa nella prima invernale da un team di sherpa nepalesi (con l’ausilio di bombole di ossigeno e corde fisse).

Ieri ha perso la vita anche il bulgaro Atanas Skatov, che è precipitato durante la discesa verso il campo base a causa della rottura di una corda di sicurezza.

L'impresa è costata la vita, in circostanze analoghe, anche allo scalatore russo-americano Alex Goldfarb.

Le indiscrezioni sulla spedizione himalayana parlavano nei mesi scorsi di un possibile tentativo invernale di sfidare il K2 “senza ossigeno”.

Ieri sera, prima dell'allarme sulla scomparsa dei tre alpinisti, si era diffusa la notizia del loro arrivo in vetta, poi però se ne sono purtroppo perse le tracce. La speranza è che si tratti di un problema di comunicazione e che nelle prossime ore si riprendano i contatti.

Il K2, conquistato per la prima volta nel 1954 dalla spedizione italiana di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, è stato fino a poche settimane fa l'unico degli ottomila non scalato in inverno. Con i suoi 8.611 metri è la seconda vetta più alta del mondo.


Si chiude con un tragico bilancio la stagione invernale al K2, la seconda montagna più alta della Terra (8.611 metri) e la più difficile da salire.
Stagione che era iniziata nel migliore dei modi con il grande exploit di dieci scalatori nepalesi, i primi a giungere in vetta d’inverno firmando una mirabile pagina della storia dell’alpinismo.

Dopo il ‘record’ molte spedizioni - provenienti da mezzo mondo - hanno cercato di emulare le gesta degli sherpa. E venerdì scorso, sfruttando una breve finestra di bel tempo (nonostante le temperature di molti gradi sotto lo zero), è scattato l’attacco alla vetta direttamente da campo 3, a 7.300 metri di quota. Alcuni hanno abbandonato il tentativo quasi subito, altri ci hanno provato ma hanno desistito dopo poco. I più determinati ad arrivare in cima sono stati l’islandese John Snorri, il cileno Juan Pablo Mohr e il pachistano Alì Sadpara, il più forte alpinista del suo paese (è stato il primo con Simone Moro a ‘conquistarè il Nanga Parbat d’inverno).
Sicuramente sono saliti fino al ‘collo di bottiglià, a circa 8.000 metri di quota, uno dei passaggi chiave verso la vetta.

Con loro c’era anche Sajid, figlio di Alì Sadpara, che è dovuto tornare indietro a causa di un problema al respiratore dell’ossigeno. Dopo non ci sono stati più contatti radio con i tre, nemmeno con i telefoni satellitari, e anche i rilevatori di posizione Gps hanno smesso di funzionare. Circostanza singolare, soprattutto per un trio di alpinisti di grande esperienza. Non si esclude, pertanto, che possano essere stati coinvolti in un incidente nella parte finale dell’ascensione. L’esercito pakistano ha organizzato un sorvolo in elicottero: il velivolo si è spinto fino a 7.000 metri ma senza trovare traccia dei dispersi. Poi è rientrato a Skardu.
Durante la delicata fase di discesa dal K2, venerdì ha perso la vita il bulgaro Atanas Skatov, precipitato dopo una manovra errata nei pressi di campo 3 (il 16 gennaio la stessa sorte era toccata allo spagnolo Sergi Mingote). Tutti gli alpinisti impegnati nell’attacco alla vetta hanno fatto rientro alla spicciolata al campo base, alcuni come il greco Antonios Sykaris e lo statunitense Colin ÒBrady hanno riportato congelamenti di terzo grado agli arti.

È andata meglio alla bolzanina Tamara Lunger, arrivata illesa al campo base: «Sta fisicamente bene, ovviamente è molto triste» ha scritto il suo team sui social. In salvo anche il milanese Mattia Conte, che si è spinto fino a 7.000 metri prima di tornare a valle.

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