Rifugi trentini, l'estate del covid ha fatto crollare il fatturato Ora si teme per la stagione invernale

Per i rifugi alpini ed escursionistici dell'Associazione Gestori Rifugi del Trentino l'estate del 2020 è stata caratterizzata da un crollo delle presenze straniere, dal calo del fatturato per la maggior parte delle strutture e da un aumento dei costi. La ragione? Ovviamente il Covid-19, o meglio gli effetti della pandemia che, esplosa a marzo 2020, ha prodotto restrizioni e limitazioni che si sono riflesse anche sull'attività dei rifugi.

A darne la misura è il sondaggio effettuato dall'Associazione, i cui risultati sono stati presentati nella consueta assemblea annuale dei soci. Un'assemblea «strana» l'ha definita in apertura il presidente dei Rifugisti Ezio Alimonta, perché tenuta in videoconferenza nel rispetto delle norme Covid, e anche per il rinvio della parte elettiva - prevista per questa edizione - a un momento successivo «quando il virus si placherà, in modo da permettere la maggior partecipazione possibile agli associati nella scelta dei loro rappresentanti». L'incontro di quest'anno, ha continuato Alimonta, è stato pensato come un «momento di incontro e di confronto dove ragionare sulla stagione appena conclusa, per capire come sarà la prossima stagione invernale (se ce ne sarà una) ma soprattutto per gettare lo sguardo oltre la pandemia».

Ad illustrare i risultati del sondaggio, cui hanno risposto 40 rifugi sul centinaio di associati, è stato il vicedirettore dell'Asat Davide Cardella. I risultati hanno fotografato la stagione estiva del campione, costituito per il 65% da rifugi alpinistici e per il 35% da rifugi escursionistici, il 68% dei quali posti sopra i 2.000 metri di altitudine. Oltre la metà dei rifugi interessati dal sondaggio hanno indicato una flessione del fatturato nella stagione estiva, contro un 18% che ha indicato di aver aumentato i ricavi. Tra le ragioni il fatto che sempre il 58% circa degli intervistati dichiara di aver perso mesi di apertura.

Altra causa della perdita di fatturato è il crollo degli stranieri, fenomeno che ha riguardato il 100% degli intervistati anche se con percentuali diverse. Ma quasi il 60% dei rifugi ha indicato un calo uguale o superiore all'80% delle presenze di turisti dall'estero. In parte l'assenza di clienti esteri è stata compensata dall'aumento della clientela italiana segnalata da tutti gli intervistati, con il 79% circa per il quale l'incremento è stato di almeno il 40% rispetto all'estate del 2019. Come conseguenza ecco il calo dei pernottamenti che ha riguardato il 73% del campione.

Nota positiva il fatto che per circa il 47% è aumentato il lavoro di ristorante, contro un 26% che indica un calo. Il giudizio sulla stagione quindi nel complesso è stato negativo, anche se con eccezioni importanti. Un 16% la definisce da dimenticare, un altro 39% "mica tanto buona", coi voti negativi che assommano a circa il 55%. Per un 8% la stagione è andata come lo scorso anno, per un 29% è stata buona, per un 8% circa molto buona. Poco più di un rifugio su dieci spiega di aver avuto controlli dalle autorità sulle regole anti-Covid , mentre il 65% degli intervistati sostiene che la maggior parte dei clienti hanno rispettato le regole e un altro 31% che tutti i clienti le hanno rispettate. Un 86% del campione ha ritenuto giuste quelle approvate dalla Provincia.

Il presidente di Asat, Gianni Battaiola ha detto che «grazie ai rifugi tutti i turisti, anche chi non era mai stato in montagna, hanno avuto la possibilità di avvicinarsi alla montagna». «Rimangono da affrontare - ha sottolineato Cardella - la modifica della legge 8 del 1993, che regolamenta le attività dei rifugi, per adeguarla al mercato.

Inoltre, soprattutto alla luce dell'attualità, i rifugi dovrebbero poter contare sulla connettività di banda larga». L'assessore al turismo Roberto Failoni ha rassicurato i rifugisti su una presa in carico della legge 8 del 1993.

«Nel 2021 - ha affermato - procederemo con un percorso di ascolto molto approfondito per capire quali sono i cambiamenti reali che ci sono stati in questi 27 anni. Solo allora decideremo come modificare la legge, nell'eventualità, come intervenire con una nuova legge». Failoni ha ricordato che «è intenzione dell'assessorato quella di concludere il progetto di messa in rete iniziato, con una tempistica di due anni per trovare una soluzione di connettività efficace per tutto il Trentino».

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