Birdwatching fra laghi e fiumi

Terminata la migrazione, gli uccelli trascorrono l’inverno nella regione o in ambienti più idonei. Sono ormai lontani quelli che sverneranno oltre il Sahara, mentre alcune specie come i piccoli Passeriformi vivono in stormi anche numerosi, che vagano nelle pianure per riunirsi alla sera in luoghi protetti. «Soprattutto le specie più legate agli ambienti acquatici, come anatre, svassi, folaghe, ma anche gabbiani - spiega Paolo Pedrini del Muse - formano assembramenti anche di centinaia di individui, a volte diverse migliaia, che sostano nelle grandi paludi e nei delta del grandi fiumi della Pianura Padana».

Di questi ci parla Pedrini: degli uccelli acquatici svernanti, uno dei fenomeni da lunga data seguiti e annualmente monitorati nell’ambito del progetto Iwc (International Waterbird Census) coordinato in Italia da Ispra e nelle regioni da enti ed istituti di ricerca che si avvalgono di una rete numerosa di birdwatcher ed ornitologi. Un progetto avviato nel 1985, con più di 30 anni di dati che hanno permesso di conoscere il valore ornitologico e naturalistico delle aree umide italiane.

In Trentino, il censimento coordinato dal Servizio Foreste e fauna provinciale con il Muse, si svolge grazie alla collaborazione del personale forestale e di sorveglianza, e del nutrito gruppo di osservatori, molti volontari, afferenti alla Sezione di zoologia dei vertebrati del Muse.

«I birdwatcher - continua Pedrini - conoscono bene questo fenomeno, ma possiamo dire ancor più i cacciatori nelle lagune dell’Alto Adriatico, lungo il corso del Po, nelle vaste aree umide costiere, oltre che dell’Adriatico, di Toscana, Lazio a Campania; fino al Meridione e nelle due Isole principali».
«In Trentino, dal 2000 tutte le zone umide sono censite in gennaio, nel periodo centrale dello svernamento», informa Pedrini. «La natura climatica ed ambientale del Trentino, tipicamente alpina, limita le presenze (in numero e dimensione degli assembramenti) ai principali laghi di fondovalle, che unitamente ai corsi d’acqua e alle poche e limitate zone umide di fondovalle, costituiscono una sorta di rete naturale entro la quale trascorrono l’inverno più di 40 specie, alcune delle quali numerose e regolari, altre di comparsa accidentale.

Quella più comune è il Germano reale (qualche migliaio di individui, in media circa 2000 per anno), l’anatra più facile da osservare lungo i corsi d’acqua e nei prinicipali laghi con assembramenti mai numerosi. Nei corsi d’acqua è facile osservare l’Airone cenerino e il Cormorano (circa 400-500 individui a stagione). Lo Smergo maggiore, un tempo raro svernante, è ora recente presenza anche come nidificante in molte località, compresi alcuni tratti del Brenta, del Sarca e sulle sponde del Lago di Garda fra Trentino e Bresciano».

Sono i laghi i luoghi dove osservare il maggior numero di specie e dove è possibile fare, con semplici appostamenti e passeggiate lungo le sponde, del birdwatching. «Qui la Folaga è la specie più comune, con numeri anche rilevanti: oltre un migliaio di individui nell’alto Garda, e un complessivo numero che supera i duemila considerando i principali laghi della Valsugana. È facile osservare anche lo Svasso maggiore (alcune centinaia: 200 e più nel Garda, altrettanti a Caldonazzo), variabili negli anni, e diverse anatre tuffatrici come la Moretta (500-700 presenze), caratteristica del lago di Toblino, dove nidifica, con il più raro Moriglione, e ancor le più preziosa Moretta tabaccata (pochi singoli individui). Nei canneti sverna anche il raro Tarabuso, specie che si registra con singole presenze nei biotopi di fondovalle: fra tutte quella di maggior valore conservazionistico per il suo stretto legame con i canneti, dove un tempo nidificava».

«I quotidiani pendolarismi - continua Pedrini - caratterizzano anche il comportamento dei gabbiani - sempre più numeroso il Gabbiano reale, il più comune, oltre ai più rari Nordico, Pontico e Zafferano - fra Caldonazzo e la discarica di Ischia Podetti a Trento, come anche dal Garda verso il fiume Adige e Rovereto. Danno un’idea di rete ecologica funzionante che per queste specie è rappresenta dalle aree umide, laghi naturali ma anche artificiali, dai corsi d’acqua e boschi ripariali, dai piccoli canneti che se presenti lungo le sponde arricchiscono di habitat e diversificano il paesaggio dei nostri fondivalle».

«Passeggiando lungo i corsi d’acqua si osserva l’Airone cenerino, il Germano reale, più raramente l’Airone bianco e il Tuffetto, qualche isolata Gallinella d’acqua e singoli cormorani in volo. Per l’osservazione - conclude Pedrini - bastano un binocolo, una guida tascabile o una macchina digitale (con un moderato zoom da x20) e un po’ di curiosità e desiderio di scoprire. Il contatto con altri osservatori è facile, basta iscriversi alla lista di dolomitibw per dialogare con esperti birdwatcher o altri appassionati o alla piattaforma ornitho.it, per registrare le proprie osservazioni.
Anche semplici osservazioni possono esser utili per contribuire ad aggiornare le informazione sulle presenze invernali e sui luoghi dove esse svernano.
Ogni dato, opportunamente validato, verrà archiviato dagli ornitologi del Muse e contribuirà ad aggiornate la banca dati della Rete Natura 2000 del Trentino».

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