Acqua pubblica e referendum Governo Renzi sotto accusa

«Continua in commissione ambiente alla Camera lo stravolgimento della volontà popolare. E noi non vogliamo essere complici di questo stravolgimento.
Per questo come deputati di Sinistra italiana abbiamo ritirato tutti gli emendamenti, abbiamo ritirato le nostre firme alla proposta di legge e da oggi non partecipiamo più ai lavori della commissione».

Lo spiega il deputato di Sinistra italiana Filiberto Zaratti, che insieme alla collega Serena Pellegrino oggi ha abbandonato i lavori in commissione Ambiente.

Sul tema una presa di posizione arriva anche da Trento, dall’associazione Yaku, che oggi ha diffuso questa nota in cui si riferisce anche della mobilitazione indetta per domani, giovedì 17 marzo, a Roma, dal Forum Italiano dei movimenti per l’acqua: «Sull’acqua la politica tradisce la democrazia. I movimenti lanciano per la prossima primavera una nuova ondata di mobilitazioni e referendum per la difesa dei beni comuni. Il Forum Italiano dei movimenti per l’acqua ha indetto una conferenza stampa per giovedì 17 alla Camera dei Deputati.

La commissione ambiente della Camera lo scorso 15 marzo ha approvato un emendamento presentato dalla maggioranza tramite il quale sopprime l’art. 6 che disciplinava i processi di ripubblicizzazione della gestione dell’acqua.

Di fatto svuotando e stravolgendo l’impianto generale del testo e travisandone i principi essenziali.

Il Forum Italiano dei movimenti per l’acqua ha indetto una conferenza stampa per giovedì 17 alla Camera dei deputati alle ore 14,30 per chiedere alle forze politiche (M5S e Sel) che avevano sottoscritto la versione aggiornata della legge ripresentata al parlamento nel corso del 2014 di ritirare le loro firme (leggi la lettera)

Si legge acqua e continua a chiamarsi democrazia. Malgrado l’esito del referendum del 2011 continui ad essere disatteso dalle forze politiche al governo, e che il Parlamento abbia posto una pietra tombale sulla legge di iniziativa popolare, i movimenti in difesa dei beni comuni sono decisi a dare battaglia.

Il 17 aprile si vota il Referendum per abrogare le norme che permettono le trivellazioni petrolifere entro le 12 miglia marine.

In primavera partirà una larga mobilitazione sociale che, tra l’altro, promuoverà la raccolta firme per 3 referendum (per la scuola pubblica, contro trivelle e inceneritori). Il Forum dei movimenti per l’acqua promuoverà  una petizione nazionale per la democrazia, contro le prossime politiche privatizzatrici dell’attuale governo (leggi tutto)».

Dal movimento Cinque stelle dura presa di posizione di Federica Daga, prima firmataria della proposta di legge popolare: «Oggi è un brutto giorno per l’Italia intera.
Oggi è il giorno in cui con un emendamento di poche righe il Pd affossa la volontà di 27 milioni di italiani. Cancellando l’articolo sei della legge di iniziativa popolare si elimina l’obbligo che l’acqua, la sua gestione e le infrastrutture idriche siano pubbliche. È come se un referendum non ci fosse stato. Come se i cittadini non avessero parlato.

E invece hanno parlato, urlato un sì forte e deciso. Per questo noi del Movimento 5 stelle oggi abbiamo ritirato la firma da questa legge porcata. Se la votassero loro. Ma non ci fermeremo. Accanto ai comitati per l’acqua pubblica ci batteremo in aula per riportare il testo alla sua vocazione originaria, nel rispetto del referendum. E impugneremo questo testo aberrante in ogni sede e in ogni luogo.

È incredibile rileggere oggi le dichiarazioni di Renzi nel 2011, in occasione dei referendum, e dello stesso Borghi. Sul sito del Pd è ancora riportata una sua frase del 2013 in cui si diceva assolutamente schierato a favore dell’acqua pubblica. Cosa è successo poi?

Che evidentemente le multinazionali sono intervenute: tengono in scacco le nostre città e la classe dirigente. I cittadini se ne accorgeranno presto: nelle bollette, che aumenteranno, e nel servizio idrico, che peggiorerà.

Esattamente quello che è avvenuto nelle città - la maggior parte - in cui la gestione dell’acqua è già privata e gli investimenti sono calati del 19%».

Replica seccamente la deputata del Pd Stella Bianchi: «Dispiace che oggi le opposizioni abbiano deciso di disertare i lavori della commissione ambiente convocata sul disegno di legge relativo alla gestione del servizio idrico. E al solito il Movimento cinque stelle mente sapendo di mentire».

«Il referendum sull’acqua, votato insieme a quello contro il nucleare - aggiunge  -  aveva due quesiti molto chiari: stop alla privatizzazione forzata del servizio idrico integrato che il governo Berlusconi stava portando avanti e stop alla remunerazione del capitale fissata al 7% per evitare che ci fossero margini di profitto garantiti sul servizio idrico. Su questo hanno votato 27 milioni di cittadini.

Non certo sulla ripubblicizzazione della gestione del servizio dell’acqua come ora gridano i grillini senza dire però, con altrettanta chiarezza agli italiani, che un’operazione del genere costerebbe un miliardo di euro, secondo un emendamento presentato dallo stesso movimento Cinque stelle, in alcuni casi regalati proprio a quegli interessi che a parole dicono di combattere.

L’acqua è un bene essenziale, talmente importante che deve essere garantito a tutti i cittadini al massimo livello di qualità e con tariffe accessibili ed eque. È certamente un servizio che ha caratteristiche industriali e richiede tecnologie avanzate per l’adduzione, la distribuzione e la depurazione dell’acqua.
Un servizio che va rafforzato con gli investimenti necessari, in alcune aree del paese ingenti sia per ridurre le perdite della rete sia per portare finalmente la depurazione, e nel quale deve esserci un forte ruolo pubblico nella programmazione del servizio, nella sua regolazione e nel controllo.

Su questo abbiamo lavorato come deputati del Pd con qualche incredulità nel vedere il M5S votare prima a favore dei nostri emendamenti, poi quasi occupare l’aula della commissione e infine abbandonarla. Per noi vale sempre l’impegno a garantire maggiore qualità ed efficienza del servizio, ruolo forte del pubblico, tutela delle fasce più deboli», conclude la deputata.

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