Vino, Dorfmann (Svp): la Ue tutelerà il nome dei vigneti

Il Lambrusco italiano non rischierà di diventare «Lambrusco di Madrid» piuttosto che «Lambrusco di Budapest».

«Non è intenzione della commissione Ue togliere la tutela dai nomi dei vitigni italiani ed europei» liberalizzando le denominazioni sull’etichetta. Ma anche sul fronte dei negoziati commerciali Ue-Usa, Bruxelles intende affrontare «l’eliminazione delle tariffe che ancora pesano sul vino e ottenere una forte protezione delle denominazioni per vini e bevande alcoliche Ue».

Così Herbert Dorfmann (Svp-Ppe), presidente dell’intergruppo vino dell’Europarlamento in un’intervista all’Ansa si è detto «soddisfatto» del risultato dello scambio di vedute - questa settimana a Strasburgo - tra gli eurodeputati e le organizzazioni del settore del vino con il commissario Ue all’agricoltura Phil Hogan.

In primo luogo «il commissario ha fatto chiarezza» sulla questione controversa della liberalizzazione dei nomi dei vitigni - ha spiegato Dorfmann, esponente Svp eletto in Europa in Sudtirolo, Trentino e Bellunese - secondo cui l’idea dell’esecutivo era di allineare le procedure di riconoscimento ed etichettatura delle denominazioni di origine dei vini con gli altri prodotti alimentari (dal Prosciutto di Parma al Parmigiano Reggiano, per i quali ora le norme Ue sono separate ndr). Però - precisa - su quella riflessione hanno cominciato a circolare dei testi non completi e delle bozze mezze elaborate, mettendo in allarme tutto il settore. Questo si poteva sinceramente evitare».  

Al momento Hogan ha fatto sapere che l’iter di riflessione «è stato bloccato e se si riprende - dice il presidente - sicuramente non ci saranno cambiamenti sul contenuto e quindi anche sulla tutela di questi vitigni».

Dorfmann va però oltre: «Se l’idea della commissione Ue si limitasse a cambiare le procedure e a diminuire la burocrazie, senza perdere la specificità del settore, ci andrebbe benissimo». A suo parere «c’è anche un forte bisogno di delegare agli Stati le decisioni più semplici lasciando a Bruxelles la responsabilità dei nuovi riconoscimenti e delle modifiche più sostanziali».

Rispetto agli accordi commerciali, e più in particolare con gli Usa (al Ttip), Hogan è stato molto chiaro ha sottolineato Dorfmann: «O gli americani accettano un accordo serio sulle denominazioni, altrimenti il Ttip non ha senso per il vino«. E questa a mio parere - dice - »è una posizione giusta».

Se l’allarme sulla tutela dei nomi dei vigneti è rientrato restano, però, molto sfide da affrontare per un settore che rappresenta la punta di diamante delle nostre esportazioni agricole.

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