La Lav: sottrarre gli orsi alla gestione provinciale

Le associazioni in difesa degli animali tornano alla carica, dopo le prese di posizione della Provincia autonoma di Trento per la cattura o l’abbattimento dell’orso - ancora da identificare - protagonista dell’attacco a una persona nei boschi di Cadine. La Lega antivivisezione mette in guardia contro il ripetersi di un caso Daniza e chiede il trasferimento al ministero dell'Ambiente della gestione del progetto Life Ursus, perché le autorità locali non sono ritenute all'altezza della problematica sul tappeto.

Le associazioni in difesa degli animali tornano alla carica, dopo le prese di posizione della Provincia autonoma di Trento per la cattura o l’abbattimento dell’orso - ancora da identificare - protagonista dell’attacco a una persona nei boschi di Cadine. La Lega antivivisezione mette in guardia contro il ripetersi di un caso Daniza e chiede il trasferimento al ministero dell'Ambiente della gestione del progetto di ripopolamento Life Ursus, perché le autorità locali non sono ritenute all'altezza della problematica sul tappeto. Frattanto, i forestali stanno raccogliendo materiale in zona per cercare di identificare l'orso coinvolto.

«Ci risiamo, l’emotività ha avuto il sopravvento», commenta la Lav. «Con poche righe il presidente Rossi decreta il futuro di un orso, senza neppure darsi il tempo per poter valutare la situazione che ha portato al ferimento dell’uomo. Eppure sarebbe stato sufficiente consultare il sito Web della Provincia per sapere che "se lo si incontra a breve distanza [l’orso]", bisogna "stare calmi e non allarmare l’orso gridando o facendo movimenti bruschi". Tutto l’opposto di quanto risulterebbe aver fatto il signor Wladimir Molinari, che in una sua dichiarazione afferma di avere “alzato le braccia al cielo e urlato con tutto il fiato che avevo in gola”.

Ed ancora, sempre dallo stesso sito della Provincia - prosegue l'associazione - apprendiamo che il presidente Ugo Rossi, a fronte del pagamento della modica cifra di 2 euro, avrebbe potuto acquistare una copia in lingua italiana del volume “L’orso bruno è pericoloso?” dalla quale avrebbe potuto apprendere che uno dei “fattori che incrementano l’aggressività” dell’orso, è la “presenza di un cane nelle vicinanze”, evento puntualmente riscontrato nel fatto accaduto a Cadine.

Dal quadro esposto, ne deriva chiaramente che l’orso è stato provocato, un'eventualità non contemplata nel Pacobace (Piano di azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi Centro-orientali), che contiene le misure da attivare nei casi di riscontrata pericolosità di un orso.

A fronte di questi elementi, è chiaro che l’ordinanza è del tutto illegittima – aggiunge la Lav – perché fondata su considerazioni non pertinenti il caso in questione. Ancora di più perché lo stesso Piano dispone che “Ai sensi D.P.R. 357/97, l’eventuale abbattimento di un orso richiede una specifica autorizzazione da parte del Ministero, concessa sulla base di un parere dell’Ispra”. Eppure non risulta esistere né autorizzazione ministeriale, né parere Ispra.

Azioni da Far West non sono accettabili: è necessario che ora il ministro Galletti dia un chiaro segnale della sua presenza, la gestione della popolazione degli orsi trentini deve essere rimossa dalle competenze della provincia di Trento che ancora una volta ripropone misure del tutto inadeguate ed illegittime violando il protocollo predisposto dalla stessa Provincia.

Gli orsi sono un “patrimonio indisponibile dello Stato”, ma anche animali particolarmente protetti dalle direttive comunitarie, è quindi necessario che il Governo dia una segnale inequivocabile, avocando a sé la gestione della popolazione degli orsi trentini, preso anche atto delle difficoltà della giunta provinciale di Trento a gestire in modo responsabile e non cruento la popolazione di orsi.

Chiediamo al presidente del consiglio Renzi un suo intervento immediato: la situazione che si è venuta a creare a Trento è del tutto fuori controllo. L’ordinanza anti-orso della giunta Rossi espone il nostro Paese a pesanti sanzioni da parte dell’Unione europea per violazione della direttiva Habitat che prevede per gli orsi una “protezione rigorosa”».

La Lav conclude la sua nota stampa comunicando di aver già provveduto a «inviare una lettera urgente al commissario europeo per l’ambiente Karmenu Vella, affinché prenda i provvedimenti necessari alla luce delle gravi violazioni della legislazione comunitaria».

Già protagonista, durante il caso Daniza, di prese di posizione che hanno sollevato un vespaio di polemiche, si è fatto sentire anche Enrico Rizzi, il Capo Segreteria Nazionale del Partito Animalista Europeo,che, pur offrendo la sua solidarietà alla vittima dell'attacco dell'orso, ne sottolinea il «comportamento arbitrario», in un post su Facebook che vi proponiamo:

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Anche le associazioni animaliste Aidaa e Oipa si dicono contrarie alla cattura dell’orso. «Da tempo denunciamo un clima di ostilità verso gli orsi che vivono sulle alpi italiane - afferma il presidente di Aidaa, Lorenzo Croce - speriamo che questo spiacevole incidente non serva a rinfocolare antiche ostilità nei confronti degli orsi, ostilità alimentate dagli speculatori che vorrebbero utilizzare quelle zone alpine per allargare ulteriormente gli insediamenti umani».

Oggi, annuncia Croce, l’Aidaa invierà una nota al ministro dell’ambiente, «per evitare che si giunga a situazioni estreme come quella che lo scorso anno portò alla morte dell’orsa Daniza».

Ornella Dorigatti, delegata Oipa Trento, rinnova l'invito alla Provincia ad attuare azioni più incisive nella gestione del progetto Life Ursus: «Il recente episodio non può non ricordare il caso Daniza e senza mostrare di aver tratto insegnamenti dal passato, anche questa volta non si è lavorato in prevenzione ma scatenando nella collettività, indubbiamente e comprensibilmente toccata dall’accaduto, l’impulso ad eliminare fisicamente il problema, come se non fosse mai stato gestibile.

Le politiche messe in atto nell’ultimo anno possono far supporre che vi sia un solo obiettivo grossolano quanto le intenzioni e la totale assenza di progettualità specifica che lo anima: legittimare politicamente e plebiscitariamente l’urgente ed inderogabile distruzione dell’orso in Trentino».

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