Ho fiducia in Draghi ma non cambierà l'Italia

Mario Draghi è serio e bravo, ma il nostro lettore non è convinto che ce la farà a cambiare il Paese. La risposta del noistro Direttore Alberto Faustini

Ho fiducia in Draghi ma non cambierà l'Italia

Caro Alberto, durante la crisi di governo e con l'arrivo di Draghi il "salvatore della Patria" chiamato per cercare di risolvere almeno in parte i danni, negli ultimi anni, provocati da tutta la classe politica, i vari leader di tutti i partiti e partitini esprimevano le loro "false" buone intenzioni. Proprio tutti d'accordo su tutto, dove sono finiti tutti i vecchi contrasti che hanno fatto durare i governi, in media, solo un anno e mezzo, con litigi, scontri continui e divisioni su tutto? Allora l'unità è possibile e come diceva in Frankestein Jr. «Si-può-fare!». Ovviamente tutta questa unanimità di intenti è solo una bufala, solo opportunismo, e s'è visto con i litigi sulla spartizione delle poltrone. Insomma un'ammucchiata, che svilisce il governo Draghi dei competenti, per me intellettualmente indigeribile, con molti vecchi politici riproposti e impresentabili, ora tutti insieme appassionatamente, ma che mai si sono sopportati e giurato che non si sarebbero mai alleati tra loro. Qualche dubbio sull'efficacia, riuscita e durata di questo governo mi sorge. Io credo esclusivamente nel signor «Wathever it takes», (se fallisce lui è finita) anche se le ultime sue scelte sui vice ministri mi hanno molto deluso, (il quotidiano La Stampa ha titolato «il subgoverno dei peggiori"») nessuno del Pd, ormai ex sinistra e senza più peso come i 5 Stelle, battuti pure da Berlusconi, e uno spostamento più a destra. Le scelte, tra le altre, di Salvini, di mettere il fido leghista Molteni come vice al Viminale, suo pallino futuro, la leghista Borgonzoni come vice addirittura alla "Cultura" la quale aveva affermato di non leggere un libro da anni e che la sua Emilia confinava con il Trentino, l'altra eletta leghista Pucciarelli alla Difesa che scriveva sui social contro i Rom e a favore dei "forni per i non italiani", e l'avvocato di B. guarda caso finito alla Giustizia, confermano, mi pare, che tale mia sensazione è molto concreta. Se queste sono le quote rosa che io auspico siano sempre maggiori, ma migliori, rimango stupefatto e deluso da Draghi, ho sempre pensato che ad ambire a quelle importanti cariche fossero solo persone responsabili, di cultura ed esperienza, ma a questo punto, forse, potrei avere un futuro anch'io... Ma per il bene dell'Italia, ripeto, sono molto contento dell'arrivo di quest'uomo di cotanta statura morale ed esperienza mondiale, al netto di tutte le ombre del passato sui cosiddetti suoi "poteri forti" e al di sopra, in autorevolezza, dei partiti attuali con l'esclusiva cecità e visione esclusiva dei loro consensi elettorali. Mi faccio però una domanda e la rivolgo a te caro Alberto, come farà Draghi, in solo un anno (poi forse diventerà forse presidente della repubblica) a fare tutte o gran parte delle tante riforme promesse di cui sopra, sarebbe come chiedere ad una ditta di rifarmi e ristrutturare la mia cucina in mezz'ora. Sarei stato felicissimo, naturalmente, se Draghi fosse arrivato all'inizio della legislatura, magari attorniato da ben altre figure, e quindi avesse avuto cinque anni di tempo per rivoltare come un calzino questo povero Paese allo stremo. In un anno cosa gli permetteranno di fare i vari partiti e le regioni (in maggioranza di destra) che hanno ciascuno obiettivi propri e diversi e che litigheranno sempre tra loro? Probabilmente solo le vere urgenze e priorità, ma cosa avrebbe potuto fare invece in cinque anni? Avere Draghi per un solo anno, sarebbe come, in un calcio d'altri tempi, se la nazionale brasiliana avesse fatto entrare Pelè negli ultimi cinque minuti della partita, magari avrebbe fatto sicuramente un gol, ma solo uno, e forse insufficiente a vincere la partita, ma quanti ne avrebbe potuti fare se avesse giocato fin dall'inizio? Servirà poi, mi chiedo, da presidente della Repubblica, per continuare il difficile percorso delle riforme se, con le prossime elezioni, dovesse vincere l'ultradestra, che sovvertirebbe tutto. Dove finirebbero le altre tanto attese riforme sociali urgenti (sempre immaginario appannaggio della sinistra) che attendiamo da decenni? Tutti per ora applaudono e inneggiano al "tecnocrate bancario", ma mi chiedo: Draghi potrà mai rifare la mia cucina in mezz'ora? E se durasse fino al 2023, potrebbe bastare?

Alberto Penazzi


 

Per me Draghi farà molti gol

Provo a risponderti. Parto dalla fine. L'operazione Draghi al Colle - che un senso indubbiamente lo ha - potrà riuscire solo se il presidente Mattarella (costituzionalista che non ama peraltro le forzature della Costituzione) si fermerà come Napolitano per un pezzetto di secondo giro al Quirinale. È infatti impensabile che Draghi lasci palazzo Chigi prima della fine della legislatura. Sono dunque ottimista per la tua cucina (per stare alla tua metafora) e sono convinto che Draghi possa fare più di un gol: escluderei però prodezze alla Pelè; punterei più su Rossi o Inzaghi, su un mix di velocità e di astuzia italiana. In quanto alla formazione del governo, ti do ragione. La politica è però l'arte del compromesso e il presidente Draghi ha cercato di fare il "suo" governo (parlo dei ministri), cedendo poi lo scettro ai partiti per quel che riguarda il "sottogoverno" (parlo di sottosegretari e viceministri). Funzionerà? Non lo so, sinceramente. Anche perché siamo di fronte a una prima volta: di solito i governi sono infatti tecnici o politici. Questo è il primo a trazione ibrida. Una cosa, in tutti questi anni, mi è però risultata chiara: l'Italia è sempre all'ultima spiaggia; poi si scopre che c'è sempre un'altra spiaggia. Il che si presta a due letture: o gli italiani alla fine ce la fanno a prescindere da chi li governa o siamo in un girone infernale che non sembra avere fine. In un certo senso, sono vere entrambe le cose. A Draghi il compito di conciliare il possibile con l'impossibile in un Paese che è malato da tempo e che per rinascere davvero ha prima di tutto bisogno di curarsi dal Covid-19, senza però trascurare i suoi antichi mali: eccesso di burocrazia, corruzione, instabilità, tempi della giustizia, incapacità di dare speranze ai giovani e di dar vita a una reale parità di genere...

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