Quando le parole mostrano il razzismo

Lettera al giornale

Quando le parole mostrano il razzismo

I giornalisti Rai continuano ad usare la dicitura afroamericani dando notizia di cittadini degli Stati Uniti che hanno problemi con la polizia.
Se usano questo per indicare gente con la pelle nera dovrebbero usare il più appropriato termine di colore, colored. Se dovessimo sottigliare, la parola americano dovrebbe essere usata per indicare solo i nativi per tutti gli altri, per analogia, si dovrebbe usare il termine, angloamericano, francoamericano, italoamericano e così via. Forse hanno timore d’essere considerati razzisti se dicessero «hanno colpito un nero». Caro direttore forse non riterrà di rispondermi ma resta il fatto che così scrivendo dimenticano che quasi tutti i neri degli Stati Uniti sono americani da secoli.

Renzo Campion


 

Sono americani di colore

Perché mai non dovrei risponderle? Concordo: sono americani e basta. Americani di colore se vogliamo far capire ancora una volta quanto stia accadendo negli Stati... Disuniti di oggi. Rifletto spesso sul peso delle parole, facendo questo mestiere. E anch’io - che, sia chiaro, sbaglio probabilmente ogni giorno - riesco ancora a stupirmi di fronte a singole parole che tendono a volte a semplificare troppo un concetto e altre volte a dilatarlo. Le parole spesso sono un velo che nasconde delle cose che non si riescono a dire.
Alibi di carta velina per aggirare concetti. Il razzismo abita in ben altri luoghi, in ben altri modi di dire, in ben altri approcci culturali che secoli e secoli non sono riusciti a modificare, purtroppo. Ma non c’è un’America. Ce ne sono molte. E alcune hanno saputo andare al di là delle parole. Riempiendole di contenuti.

lettere@ladige.it

comments powered by Disqus