Sui 600 euro sono d’accordo... in parte

Lettera al giornale

Caro direttore, mi permetto di replicare alle sue osservazioni in calce alla mia lettera inerente l’etica, la politica e i 600 euro richiesti da chi non ne aveva alcun bisogno, per concordare con lei sul fatto che non bisogna mai fare “di tutta l’erba un fascio”, né in politica né in nessun altro ambito. Non sono invece d’accordo sul fatto che ci possa essere una possibile responsabilità del Governo per aver scritto e approvato una legge troppo permissiva.

Quei “signori” che ne hanno approfittato e che qui da noi sono volti notissimi sono la dimostrazione evidente, soprattutto ascoltando le giustificazioni addotte, che non è una questione di leggi, ma esclusivamente una questione di etica e di civiltà.Dire che si è fatta richiesta per dispetto per poi dare i soldi in beneficenza una volta “sgamati” è una insulto all’intelligenza, allo stesso modo come giustificare l’accaduto dicendo che la richiesta è stata fatta dal proprio commercialista a propria insaputa.

Ebbene, io cambierei commercialista perché a sua volta, non ha tenuto un comportamento moralmente corretto, ben sapendo (da professionista quale dovrebbe essere) che quei fondi erano e lo sono tutt’ora destinati a chi è in gravi difficoltà economiche. È, e rimane una esclusiva volontà del singolo quella di intravedere tra le pieghe di una legge come “fregare il prossimo”. E quindi è e rimane una questione culturale tutta nostrana da rivoluzionare al più presto. Ed è per questo che faccio appello alle giovani generazioni a far si che questa rivoluzione parta da loro e al più presto, indistintamente dai vari credo politici, perché penso che su questi argomenti, siamo o dovremmo essere tutti d’accordo.

Enrico Lillo


 

Ricordiamoci che gli onesti sono di più

Siamo tutti d’accordo e insisto nel condannare, visto che è eticamente inaccettabile, ciò che hanno fatto quei politici.

Bene ha fatto la Svp ad usare il pugno duro e male hanno fatto coloro che ancora non l’hanno usato. Sulla questione è intervenuto magistralmente sul nostro giornale il professor Pascuzzi: non posso che sottoscrivere ogni sua parola. Io cercavo però di dire altre tre cose. La prima: i pochi politici che hanno (colpevolmente) chiesto il bonus non vanno confusi con tutti gli altri che non l’hanno fatto.

La seconda: a varare le norme che prevedono il bonus sono stati dei politici e dunque i cosi sono due.O lo hanno fatto in malafade fin dal principio o non si sono resi conto che non ponendo un tetto avrebbero messo sullo stesso piano tutti (politici inclusi). In entrambi casi, un errore. La terza: spero presto di sapere quante persone, magari con redditi milionari, hanno goduto di questo e altri contributi mentre altri non ricevevano nemmeno la cassa integrazione.

Ne aggiungo una quarta: il mio commercialista mi chiama e mi fa condividere ciò che firmo. Troppo facile, dunque, scaricare la colpa su commercialisti o parenti.

Infine, tendo a rassegnarmi: in Italia c’è sempre chi cerca le scorciatoie, chi cerca di fare il furbo (chiamiamolo disonesto, che è meglio), chi è imbattibile quando si tratta di aggirare le regole. E sa qual è il problema? Che c’è sempre chi considera degli eroi da imitare questi presunto furbi. Spero sempre anch’io nelle nuove generazioni. Ma la storia insegna che nella nostra cultura c’è qualcosa di malato, qualcosa di incurabile. Il che non ci deve mai far smettere di sperare che le cose possano cambiare, sia chiaro. Però - e concludo - ricordiamoci che gli onesti sono di più (anche in politica), che le brave persone sono di più, che i giovani che non si fanno corrompere sono di più. Questo volevo dire.

lettere@ladige.it

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