Senza contributi “stranieri” niente pensioni dall’Inps

La lettera al direttore

Senza contributi “stranieri” niente pensioni dall’Inps

Due recenti articoli mi hanno colpito. Il primo è sul continuo innalzamento dell’aspettativa di vita, che, stando alle previsioni, continuerà.
Il secondo articolo, sul Sole 24-Ore, evidenzia come, se si regolarizzassero anche solo metà dei circa 600.000 stranieri che attualmente lavorano clandestinamente in Italia, le casse dell’erario e quelle dell’Inps percepirebbero oltre un miliardo l’anno in più.
Già oggi, senza la forza lavoro dei giovani stranieri regolari, l’Inps non sarebbe in grado di pagare le pensioni. Questo perché già ora controbilanciano il costante calo demografico degli italiani autoctoni, oltre al loro invecchiamento. Invecchiamento che trasforma gradualmente da lavoratori-contributori a pensionati-percettori di risorse.
È quindi palese come i due decreti (in)sicurezza del governo Salvini, che smontano e ostacolano in ogni modo l’integrazione della forza lavoro straniera, vadano nella direzione esattamente opposta agli interessi degli italiani. Se si aggiunge l’altro pessimo provvedimento targato Lega, “Quota 100”, si capisce che nel corso della sua breve permanenza al governo Salvini abbia inferto danni gravi e duraturi all’economia italiana.
In sostanza, come evidenziano le cifre, senza l’apporto degli immigrati il sistema pensioni non regge. Ed il problema, “serissimo”, non si porrà tra 10 anni ma è immediato. Il sistema previdenziale ha resistito finora grazie alla riforma Fornero, ma ora che stanno cominciando ad andare in pensione i baby boomers, non basta, specialmente dopo l’errore marchiano di Quota 100.
I dati Inps mostrano che gli immigrati regolari attualmente versano ogni anno 8 miliardi in contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni e altre prestazioni sociali, con un saldo netto di circa 5 miliardi per le casse dell’Inps. La crescita del PIL italiano passa dalla regolarizzazione dei migranti, non da ulteriori spese in deficit. L’Italia deve smettere di chiedere “flessibilità” all’UE, finanziando in deficit spese pubbliche poco produttive, e cominciare invece a ripagare il debito pubblico grazie all’incremento del Pil che tale integrazione di lavoratori stranieri darebbe.
Settanta miliardi l’anno di interessi passivi sul debito pubblico sono un carico insostenibile per l’economia italiana, se non ricomincia a crescere.

Mark Pisoni - Montreal (Canada)


Il fatto che ci veda da fuori aiuta


Spero che le sue parole vengano lette con grande attenzione anche da chi ci governa. Questa sua lettera sembra scritta da un economista come Tito Boeri, che ha più volte sottolineato ciò che lei mi sta scrivendo, non solo da presidente dell’Inps, ma anche da accademico. Il fatto che lei ci veda da fuori, pur fortemente legato alla sua terra, l’aiuta forse anche a vedere ciò che molti politici, che cercano sempre il risultato immediato, stentano a vedere, trattano le opportunità come problemi.

a.faustini@ladige.it

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