Samuele Bersani, al Tenco con i miei racconti

(di Carlo Mandelli) (ANSA) - SANREMO, 22 OTT - La canzone d'autore senza tanti aggettivi. Anzi, senza proprio nessun aggettivo. Canzone d'autore e basta, intesa come racconto messo in musica, in tutte le sue forme ed evoluzioni. Il tema è quello del Premio Tenco 2021 che si è aperto ieri sera sul palco del Teatro Ariston di Sanremo. Una prima serata dedicata anche alla consegna delle Targhe Tenco per 'meriti conquistati sul campo'. Tra queste, anche quella a Samuele Bersani, che con 'Cinema Samuele' si è portato a casa il riconoscimento di miglior album in assoluto di questa edizione della rassegna. "Io lo sognavo da piccolo di fare il cantautore - ha raccontato Bersani, ieri sul palco dell'Ariston con le sue 'En e Xanax', 'Harakiri', 'Pixel', 'Mezza bugia' e 'Il leone e la gallina' di Battisti/Mogol) - e, piacendomi Branduardi, mi sarebbe andato bene anche la definizione menestrello. Fa gola a tutti quelli che cantano essere cantautori, poi però c'è anche gente che scrive le canzoni in cooperativa, con dieci autori per canzoni quando vai a vedere la parentesi Siae dopo il titolo. In quel caso viene da domandarsi perché devono essere in sette a scrivere, se non sei i Beatles che lo facevano per accordi tra di loro". Parole e musica, quelle sul palco del Premio Tenco, che si contaminano e si evolvono, negli anni sul palco, come nei dischi di Bersani. "Nel mio caso - ha detto sempre il cantautore bolognese - il limite ma anche il suo opposto, è che ho sempre scritto per i fatti miei. Ho avuto una bella scuola per vent'anni che è stata Lucio Dalla ma occupandomi di musica e piacendomi scrivere storie, ho sempre voluto fa convergere le due cose in modo naturale. Un po' come uno scrittore che dentro un suo libro ci mette anche i suoi disegni, perché sa anche disegnare e gli piace farlo assieme alla sua musica". E proprio la naturale evoluzione del termine 'cantautore' e di tutte le espressioni che si porta appresso, è il centro della quarantaquattresima edizione della Rassegna della Canzone d'Autore. "Quando ho iniziato io, negli anni Novanta - ha spiegato la voce e la penna di 'Il tiranno' e 'Scorrimento verticale' - la parola cantautore creava sospetto. I riferimenti erano giganteschi ed era tutto da vedere se poi potevi essere all'altezza di De André. Cantautore significava anche un po' essere portatore di problematiche, in un periodo che invece voleva leggerezza. Mi è piaciuto che quest'anno il Premio Tenco abbia tolto gli aggettivi, anche se nelle mie canzoni ne uso sempre tanti". La canzone d'autore che cambia, quindi, segue una strada che porta anche fuori da quella 'comfort zone' alla quale si pensa di voler aspirare, ma che la creatività, forse, non gradisce. "Mi piace la parola tradimento - ha detto Bersani - nella sua accezione positiva, non tanto quando lo fanno a me. Mi piace tradire in qualche modo anche me stesso e il mio passato, le mie canzoni. Poi a volte si ha la presunzione di essere cambiati ma magari non è così, oppure il contrario". Sul palco del Teatro Ariston, Bersani ci è passato numerose volte, per almeno due motivi differenti. "Ci sono stato diverse volte per il Tenco e due per il Festival di Sanremo e l'ultima volta che ho visto Lucio vivo ero proprio qui. E' un ricordo bellissimo perché mi sembra ancora di vederlo mentre mi guardava cantare e mi faceva ok con il pollice alzato. Quell'anno avevo anche portato una delle mie canzoni forse meno riuscite, 'Un pallone'. Ne volevo portare un'altra ma Morandi si impuntò e alla fine è andata così". Il Premio Tenco prosegue anche questa sera e sul palco, tra gli altri, anche Lucio Corsi, Fiorella Mannoia con Danilo Rea, Marisa Monte e Jorge Drexler. (ANSA).