Festa Roma: una ragazzina tra modernità e mondo rurale

(di Francesco Gallo) (ANSA) - ROMA, 15 OTT - Un gran bel film, l'unico italiano voluto da Antonio Monda in selezione ufficiale, pieno di echi, dall'Amica geniale all'estetica di Ermanno Olmi e dei fratelli Taviani, e con alle spalle il romanzo bestseller di Donatella Di Pietrantonio vincitore del Premio Campiello 2017. L'ARMINUTA di Giuseppe Bonito è un piccolo gioiello, passato oggi alla Festa di Roma e in sala dal 21 ottobre con Lucky Red, al quale è davvero difficile trovare difetti. Un film scarno, essenziale, con un cast eccezionale, che ci riporta indietro all'estate 1975. Una ragazzina delicata, sensibile e bene educata di tredici anni, l'Arminuta (Sofia Fiore), ovvero in dialetto abruzzese 'la ritornata', viene restituita alla sua vera famiglia alla quale non sapeva di appartenere. E così all'improvviso passa da un ambiente borghese, benestante, a una famiglia rurale, semplice, povera e di poche parole che vive in una masseria sperduta nel nulla. Una famiglia composta da un padre severo (Fabrizio Ferracane), una madre triste (Vanessa Scalera) e tre fratelli che più diversi non potrebbero essere, tra cui la piccola e dolce Adriana (Carlotta De Leonardis) e Vincenzo (Andrea Fuorto), adolescente inquieto e di mano svelta. Cosa succede alla giovane Arminuta è impossibile da rivelare senza fare spoiler. Ma quello che è certo è che la ragazzina, particolarmente dotata intellettualmente, dovrà adattarsi a un ambiente contadino privo di educazione e soprattutto fare i conti con la famiglia a cui era stata affidata e che a un certo punto l'ha rifiutata. "All'improvviso perde tutto ciò che aveva contraddistinto la sua vita: una casa confortevole, le amiche più care, l'affetto esclusivo riservato a chi è figlio unico - dice il regista, al terzo film dopo PULCE e FIGLI -. Si ritrova catapultata in un mondo nuovo, estraneo e rude che sembra appena sfiorato dal progresso e a dover condividere lo spazio di una casa piccola e buia con altri cinque fratelli in una dimensione a tratti ostile e promiscua. In questa storia tutto è fortemente polarizzato: la città di mare e il paese dell'entroterra, la modernità e l'arcaicità, il benessere borghese e la povertà rurale, l'italiano corretto come viene parlato alla tv e il dialetto stretto che si parla nella nuova casa. E in mezzo c'è lei, l'Arminuta, che è sempre l'una e l'altra cosa insieme, figlia di due madri e di nessuna. Alle domande che la ossessionano nessuno sembra potere o volere dare una risposta. Perché è stata restituita? Perché proprio lei è stata data via quando è nata?". Dice invece Vanessa Scalera, madre triste dell'Arminuta: "Come sono arrivata a fare questo personaggio? Semplice, dopo aver osservato nella realtà quelle madri che hanno nello sguardo un grumo che non esplode mai. Io ci ho fatto i conti con quegli occhi, occhi che esprimono tutto ma non parlano mai". L'ARMINUTA è una coproduzione italo svizzera: Roberto Sbarigia per Maro Film, Maurizio e Manuel Tedesco per Baires Produzioni, Javier Krause per Kaf con Rai Cinema. (ANSA).