La Scala riparte a settembre con Verdi e Beethoven

La Scala di Milano si prepara a riaprire a settembre. Certo, premette il sovrintendente Dominique Meyer, ci sono "tanti punti interrogativi" ma bisogna "essere positivi, non sarà eterno il problema" del Coronavirus.

E quindi il teatro che ha riaperto dopo la guerra e i bombardamenti con un concerto diretto da Arturo Toscanini, si candida di nuovo a essere simbolo "del rilancio", questa volta "con il Requiem di Verdi diretto da Riccardo Chailly in Duomo come pensiero per tutti i morti" di Covid e poi in teatro "con un messaggio di speranza, amicizia e calore con la Nona di Beethoven".  

In un webinair su 'Quando riparte lo spettacolo?' con il direttore della Treccani Massimo Bray, Meyer non ha nascosto i problemi che ci sono e ci saranno da affrontare in futuro, forse ancora peggiori. Per quest'anno infatti "gli ammortizzatori sociali hanno aiutato a trattare in modo dignitoso i lavoratori" del teatro, e a frenare i costi. Ma il prossimo anno non ci saranno più, e i ricavi saranno comunque meno, soprattutto in un teatro come la Scala dove un terzo degli spettatori sono stranieri.

Il suo appello è anche per i solisti e i direttori d'orchestra, che sono "il sangue" della lirica e non ricevono sostegni. Pochi di loro sono superstar con cachet da far girare la testa ma la maggior parte "guadagna meno di un calciatore di serie B" e dunque anche a loro va la solidarietà.

Ma Meyer preferisce concentrarsi su cosa fare, piuttosto che piangersi addosso. E allora racconta l'idea di un sistema per poter trasmettere le opere in streaming come già fa a Vienna, dove ha diretto e dirigerà fino a giugno lo Staatsoper, ed avere così un enorme archivio digitale. E parla anche della necessità di far tornare la gente in teatro, problema non solo dei prossimi mesi ma "dei prossimi anni". Per questo bisogna "lavorare con famiglie e bambini ma anche rendere il teatro più accessibile a tutti, con posti a prezzo ridotto.

"La maggior parte di chi decide i prezzi dei biglietti non paga o non ha problemi a pagare" ha osservato spiegando che "a Vienna ci sono 580 posti in piedi venduti a 3 o 4 euro - ha raccontato - così ognuno può venire e si permette agli amanti forti dell'opera di tornare più volte" a vedere lo stesso titolo. Posti in piedi che alla Scala sono stati tolti, per ragioni di sicurezza, con il restauro di inizio anni 2000.
"Sarei così felice - osserva - di avere anche a Milano un sistema di questo genere". Di certo chi verrà a teatro nei prossimi anni troverà programmazioni tanto italiane con i grandi compositori, come Verdi, Rossini e Puccini, un'opera tedesca all'anno ma anche la musica barocca italiana. "Sogno un'opera napoletana in dialetto napoletano" dice, sottolineando che Riccardo Muti ha eseguito questo repertorio "con grande successo". E in fondo anche Muti, Meyer non lo ha mai nascosto, è un sogno del sovrintendente, che vorrebbe vederlo di nuovo dirigere un'opera alla Scala.

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