Coordinamento teatrale parla Claudia Gelmi: Ce la faremo, cambiando»

di Paola Malcotti

Dopo aver collaborato per sette anni con il Museo Alto Garda come responsabile per la comunicazione e coordinatrice delle attività e dei progetti culturali, nelle settimane scorse e «con un tempismo fantozziano» - così come lei stessa osserva scherzosamente - Claudia Gelmi è stata nominata direttrice del Coordinamento Teatrale Trentino.

Un ruolo del tutto nuovo, in realtà, che i vertici dell’associazione che si occupa delle stagioni teatrali e cinematografiche di una trentina di Comuni sparsi in tutta la provincia, oltre che della gestione delle sale di Baselga di Pinè, Borgo Valsugana, Mezzolombardo, Pergine, Riva e Tione, hanno deciso di affidarle investendo non solo nella sua professionalità e competenza ma anche nella sensibilità dimostrata nel corso degli anni nei confronti delle politiche culturali e, più nello specifico, nelle espressioni artistico-teatrali.
Una passione, quest’ultima, alla quale Claudia Gelmi ha tutta l’intenzione dare voce, nonostante le sale e i teatri siano stati i primi luoghi di aggregazione ad essere chiusi per l’emergenza sanitaria, «ma che proprio per la vocazione di presidio socio-culturale attribuita all’attività svolta avranno il difficile e fondamentale compito, con la riapertura, di raccogliere le paure, i timori, le difficoltà e le aspettative per trasformarle in nuove speranze di ritorno alle normali abitudini».

Cosa succederà quando i fari torneranno a illuminare il palco?

«Se le preoccupazioni in questo momento sono rivolte verso la liquidità finanziaria e la salvaguardia dei posti di lavoro, ci stiamo di fatto preparando ad affrontare le questioni che nel futuro prossimo verranno a interrogarci sul mutamento socio-antropologico che questa crisi causerà. Il teatro e il cinema vivono del pubblico, di quel rito collettivo che nella vicinanza fisica e nella condivisione simultanea di un’esperienza trova la propria identità, unicità e ragione di essere. Ci dobbiamo preparare ad accogliere e interpretare un diverso comportamento di tutti noi verso la dimensione aggregativa, e di conseguenza fornire soluzioni adeguate alla situazione, abitando il cambiamento in un’ottica di ascolto e innovazione. La fruizione degli eventi culturali che prevedono lo stare insieme implicherà il superamento del sospetto dell’altro come potenziale pericolo che oggi ci pervade, senza trascurare il fatto che molti di noi usciranno da questa crisi con una minore disponibilità economica e con esperienze personali da elaborare».

A proposito di risorse, qual è il peso del lockdown su questi settori culturali?

«Il Coordinamento teatrale trentino è un’associazione che riunisce una trentina di Comuni della provincia di Trento e organizza stagioni di cinema e teatro, rassegne per bambini e ragazzi, progetti per le scuole, oltre ad alcuni eventi e servizi su commissione di enti locali e istituzioni culturali. A causa dell’emergenza sanitaria sono stati annullati o sospesi 55 spettacoli, tra cui importanti progetti scolastici, già in programma in tutto il Trentino fino a fine maggio e 167 proiezioni che erano già state inserite in cartellone fino a Pasqua (la programmazione successiva si sarebbe dovuta calendarizzare in base alle nuove uscite cinematografiche ma, data la situazione, è stata annullata)».

E sul fronte occupazionale?

«In queste settimane le nostre energie si sono concentrate sulle urgenze più immediate, come la richiesta di cassa integrazione per alcuni dipendenti il cui lavoro è legato alla gestione di sale e biglietterie, ormai chiuse, la sospensione o l’annullamento delle proiezioni, degli spettacoli nei teatri e nelle scuole, l’applicazione delle norme in merito alle istanze di rimborsi ecc. Allo stesso tempo, incessante è il confronto con le associazioni di categoria quali Agis, Anec, Arti e con le realtà territoriali, al fine di condividere problematiche comuni e avanzare proposte ai nostri principali interlocutori in un’ottica sia di sistema culturale fatto di professioni e professionalità da salvaguardare, che di sostegno all’inclusione sociale e al bisogno di relazioni che caratterizza l’essere umano: già nei prossimi giorni avvieremo un dialogo sulle prossime stagioni teatrali e cinematografiche, in base anche alle nuove esigenze e richieste, e il recupero in autunno di molti spettacoli sospesi».

Il teatro ne uscirà più forte di prima?

«Nell’inaccettabile e gravissima distinzione, cui oggi impotenti assistiamo, tra ciò e chi è “utile” e ciò e chi è “inutile”, non solo in termini di servizi e comparti ma addirittura di categorie di persone e vite umane, apprendiamo attraverso esperienza diretta che i bisogni e i diritti nostri sono gli stessi dell’altro. Nei casi specifici del cinema o dello spettacolo dal vivo, questi bisogni non sono sostituibili in toto con la tecnologia e, con i dovuti distinguo rispetto a servizi prioritari, non rientrano nella categoria dell’inutile in un’ottica di ricostruzione di un sistema nella sua globalità. Il teatro potrà, nel suo piccolo, favorire il ritorno delle relazioni interpersonali, contribuire a restituire senso all’essere e a ricostruire l’abitudine del tutto umana dello stare insieme e del nutrirsi anche di cultura».

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